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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Autori - "I libri non sono degli autori che li scrivono, sono di tutti" (Simona Vinci)

• Autori. "I libri non sono degli autori che li scrivono, sono di tutti" (Simona Vinci).
• Neuroni. Piero Degli Antoni scrive la mattina appena alzato: "Sono le ore in cui i neuroni scorrono nel cervello come pattinatori sul ghiaccio".
• Conforto. Come scrive Raul Montanari: "Un mese di appunti con la massima definizione possibile delle scene, come se dovessi girare un film. Poi un capitolo al giorno, se possibile. Libera uscita, conforto e ricreazione solo quando me li sono meritati, altrimenti a letto senza cena".
• Sauternes. Marco Vichi tiene sempre del vino a portata di mano: "Vino dolce... sauternes, monbazillac, loupiac, passito, recioto, grecale, moscato fermo e così via".
• Inni. Talvolta Pino Cacucci fa delle pause: "Spesso vado sul terrazzo a guardare gli alberi sottostanti o le povere piante mie, infimi inni alla resistenza urbana. Mi faccio una birra a metà pomeriggio. E poi tante sigarette".
• Risultati. Giorgio Faletti scrive tenendo in bocca una vecchia pipa: "Con un duplice risultato: non fumo sigarette e fa molto scrittore da un punto di vista iconografico".
• Storie. Andrea Camilleri, perché impasta l’italiano e il siciliano? "Io racconto storie. E questo è il modo in cui le hanno raccontate a me, lo stesso che uso per raccontarle ai miei nipoti".
• Prefazioni. "Odio scrivere le prefazioni, me ne chiedono moltissime ma sono un incubo. Non mi divertono" (Dacia Maraini).
• Ausiliari. "Odio i gerundi, cerco di usare al minimo i verbi ausiliari (specialmente l’essere), mi fanno inorridire le rime, non mi piacciono i corsivi" (Giuseppe Pederiali).
• Personaggi. "Mi arrabbio spesso con quei deficienti dei miei personaggi, dopo di che mi accorgo che la deficiente sono io" (Sveva Casati Modignani).
• Blocchi. A Margherita Oggero, quando scriveva a mano, capitava il blocco della pagina bianca: "Cercavo di esorcizzarlo usando il retro di fotocopie che mi forniva un amico con studio professionale". Adesso con il computer ha un blocco diverso: "Mi invento mille cose inutili da fare per non sedermici davanti".
• Metodo. Quello di Aldo Nove: "La prima stesura è abbastanza vomitata. Poi ci torno su parecchie volte. Come diceva Ezra Pound, procedo ”a casaccio”".
• Serva. La macchina da scrivere per Patrizia Carrano è una "serva brontolona". Il computer "subdolo", non fa sentire la fatica.
• Bachelite. Le penne di Valerio Massimo Manfredi: "Una Montblanc a sfera, scorrevolissima. Se sono molto rilassato una Montegrappa di bachelite rossa".
• Calligrafia. "Sono talmente disabituato all’uso della penna che non ho più nemmeno una calligrafia mia" (Luigi Malerba).
• Moleskine. Tullio Avoledo prende appunti su fogli A4: "Ogni tanto, non so perché, quando vado a qualche manifestazione letteraria mi regalano delle Moleskine, quei quadernetti rilegati (teoricamente) in pelle di talpa. Quelli che usava Bruce Chatwin. Beh, io provo a usarli, ma ogni volta mi viene in mente Chatwin in Patagonia o in India, mentre io sono seduto in Eurostar o sulla spiaggia di Lignano. Mi prende il senso del ridicolo e metto via la Moleskine per scrivere sulla prima superficie cartacea sottomano, fosse anche un biglietto dell’autobus".
• Notaio. Lo studio dove Camilla Baresani si ritira per scrivere: "Banalmente pieno di libri, computer, fogli. Sul tappeto o sui materassini di solito ci sono i miei cani. Il tavolo è ingombro. Quando vado dal notaio e mi riceve nella sala riunioni, davanti a un lunghissimo tavolo vuoto penso: ah, fosse mio! E mentre parla mi distraggo pensando a come lo occuperei".
• Cellulare. Per prendere appunti Piero Degli Antoni usa un libretto rilegato in pelle donato dalla moglie. Se non lo ha con sé, anche il cellulare va bene: "Scrivo un sms e me lo mando".
• Coincidenze. Chi legge per primo gli scritti di Aldo Nove: "I miei editor e la mia fidanzata, che generalmente non coincidono".
• Dieci euro. La volta che un lettore di Torino rimandò a Camilleri ”La pazienza del ragno” per via delle opinioni antigovernative di Montalbano. Lo scrittore gli spedì indietro i dieci euro del prezzo.
• Cani. "Se qualcuno apprezza quello che fai ti viene un’idea dietro l’altra. Come i cani: se vedono che i loro giochi ti divertono ne inventano di nuovi. Se li reprimi è finita, si intristiscono" (Camilla Baresani).
• Piccolo. Pino Cacucci, con che animo si separa dal dattiloscritto? "Il piccolo sta per imparare a camminare da solo e presto se ne andrà per la sua strada, arrivando chissà dove. Un misto di sollievo e rimpianto".
• Cose. "C’erano delle cose che non avevo più voglia di fare e non sapevo bene a cosa dedicarmi. Scrivere il romanzo ha rappresentato un passaggio per approdare allo stato attuale, molto gratificante" (Giorgio Faletti).
• Altro. Giovanni Mariotti, cosa serve di più per scrivere, disciplina o ispirazione? "Non avere altro da fare".