Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Barbieri - «Il barbiere lavorava solo il pomeriggio di sabato e la domenica mattina: gli altri giorni faceva il contadino»
• Barbieri. «Il barbiere lavorava solo il pomeriggio di sabato e la domenica mattina: gli altri giorni faceva il contadino».
• Cantastorie. «Era un bel vecchio con la barba bianca, l’occhio vivace, le mani curate e i modi signorili. Indossava un abito di velluto marrone e calzettoni di lana dello stesso colore. Cantò la storia del brigante Tiburzi: aveva una vocina esile, e alla fine di ogni strofa pizzicava le corde della chitarra».
• Foreto. «Con la parola foreto i boscaioli indicano la macchia sotto i venti anni, che d’ordinario non supera i sette-otto metri di altezza».
• Qualità. «La qualità forte è rappresentata dall’albatro, dal leccio, dalla quercia e dal cerro; la qualità debole dal carpino, dal frassino e dall’orniello. La qualità forte, come dice il nome, fornisce un carbone migliore».
• Pini. «Il pino lo si comincia a tagliare sui venticinque-trenta anni, quando è alto otto-dieci-quindici metri, e serve per legname e tavolame da miniera».
• Il capanno. «Impiegarono due giorni a costruire il capanno. Terminata l’armatura di rami, provvidero a rivestirla di zolle, la parte erbosa rivolta verso l’interno, così che esternamente pareva una capanna di fango. Sul tetto spiovente venne stesa la carta incatramata».
• Taglio. «La lama si conficcava puntualmente nel taglio; Guglielmo la liberava con uno strattone, tornava a rialzare l’accetta e questa ricadeva nello stesso punto. Ancora dieci, dodici colpi, e il pino crollò, restando tuttavia attaccato al ceppo per una sottile lingua filamentosa. Un paio di accettate ancora, e la tenace fibra fu recisa. Il pino si assestò sul terreno».
• Sogni del boscaiolo. «Si agitò tutta la notte: in sogno o nel dormiveglia vedeva mulinare la scure».
• Il corredo del bosco. «Ogni dieci pini ne risparmiavano uno. Vanno infatti lasciate un centinaio di piante per ettaro, che costituiscono il madricinato o, come dicono con poetica espressione, il corredo del bosco».
• Canti. «Fagiani ce n’è molti – disse Germano. – Tutte le mattine, fin verso le nove, si sentono cantare».
• Lavatoio. «Per lavatoio scelsero l’incavo di un grande masso sepolto nel greto. Si misero uno da una parte e uno dall’altra e presero a strofinare e a insaponare vigorosamente i panni. Avevano un pezzo di sapone ciascuno, e il bruschino in comune. L’acqua era limpida e fredda».
• Venete e corna. «Speriamo che a fare il soldato mi mandino nel Veneto. Se è vero che le ragazze di lassù sono come dice Guglielmo... Moglie da quelle parti non la piglio, questo è sicuro. Non potrei più fare il boscaiolo: rimarrei attrigato agli alberi con le corna».
• Pesca alla sanguisuga. «Beppino, quello che andava a Cecina a pescare le sanguisughe».
• Sonno. «Precipitare nel buio del sonno era quanto di meglio gli restava».
• Presentimenti. «Guglielmo presentiva vicina la stagione delle grandi tempeste invernali, quando i boscaioli sono costretti a chiudersi inoperosi nel capanno».
• Polenta e pioggia. «Bisognò rassegnarsi a far da mangiare nell’interno del capanno. La cottura della polenta richiese molto tempo e l’aria finì col diventare irrespirabile. Dovettero liberare l’apertura, e in tal modo la pioggia a vento entrò dentro e bagnò in terra».
• Ricordi. «Egli tornava dal taglio il sabato sera; la domenica mattina vestiva l’abito della festa, si sbarbava, e vedeva la fidanzata in chiesa, alla Messa. La vedeva da lontano, perché in chiesa le donne stavano avanti, sulle panche, e gli uomini dietro, in piedi».
• Con la neve. «Benché il taglio con la neve risultasse più faticoso, fu per tutti un diversivo piacevole. A ogni colpo che davano, l’albero scrollato rispondeva con una pioggerellina. Così si bagnarono bene bene».
• Unità di misura. «Il metro stero è la misura usata dai boscaioli. Esso risulta notevolmente inferiore al metro cubo, a causa degli interstizi fra tronco e tronco».
• Carbone 1. «La cottura della legna è un’operazione molto delicata, che richiede grande esperienza. Il carbonaio comincia col costruire ”l’uovo di legna”, alto fino a tre metri, lo riveste in basso di zolle, sopra uno strato di foglie secche e terriccio. Egli ha avuto cura, accatastando il legname, di lasciar nel mezzo un forno profondo una quarantina di centimetri. Viene dato fuoco di sopra; la carbonaia fuma subito. All’incirca dopo dodici ore, l’uomo comincia a praticare dei buchi, che poi tappa e stappa, a seconda di come spira il vento».
• Carbone 2. «La cottura dura tre giorni; se è stata fatta a regola d’arte, il carbone acquista la tempera, cioè reagisce all’umido sputando ragia bianca».
• Carbonai. «Lavorare nei boschi è la sorte peggiore che possa capitare a un uomo, ma fra il taglialegna e il carbonaio c’è differenza. La vostra è ancora una vita da cristiani. un lavoro faticoso, ma siete in comitiva e la sera vi mettete intorno al fuoco a far due chiacchiere. Guardate le mie mani. Voi le avete screpolate ma pulite: e invece le mie, vedete? il carbone s’insinua sotto la pelle e non va più via. E succedono casi di avvelenamento: a forza di respirare carbone, finisce che l’organismo s’intossica e in quarantott’ore si parte per l’altro mondo».
• Sigarette. «Ma, vedete, un tabacco più leggero non mi soddisferebbe. Che volete, siamo abituati a respirare il carbone, le vostre sigarette ci sembrano roba da signorine».
• Primavera. «Era venuta la primavera, e per lui in particolare significava molto, perché con la primavera si concludeva il periodo più duro del lavoro».
• Carlo Cassola nasce a Roma nel ’17, da padre lombardo e madre toscana. Tra i suoi vari scritti, Fausto e Anna, La ragazza di Bube. Storie di gente comune, venate di sobrietà e saggia rassegnazione, sullo sfondo della Maremma, paesaggio dell’anima. Muore nell’87.
A 50 anni dalla pubblicazione questo racconto lungo conserva la forza di una prosa asciutta, fresca e precisa. Vi si narra d’un boscaiolo che dopo avere perso la moglie lascia la casa e le due bambine per tornare al lavoro, medicina contro il dolore. Con alcuni paesani, va a tagliare un appezzamento forestifero, starà via l’inverno interno, in un capanno. I giorni in mezzo alla natura, le confidenza nate la sera con la prima sigaretta accesa dopo la cena, una nevicata. Finché, arriva la primavera. La legna viene in parte cotta per ricavarne carbone, in parte venduta per altri scopi. Si torna a casa, a confrontarsi con quel che resta della famiglia, essendo stati assenti pure a Natale.
Carlo Cassola, ”Il taglio del bosco”, Fabbri Editori
Lire 20 mila
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