Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
L’isola fu colonizzata da un solo uomo, il nobile portoghese Fernando Lopez
• L’isola fu colonizzata da un solo uomo, il nobile portoghese Fernando Lopez. Caduto in disgrazia, a Goa (India) era stato torturato: gli avevano amputato la mano destra, le dita della mano sinistra, il naso e le orecchie e aveva subito la "squamatura del pesce", cioé l’asportazione di sopracciglia, barba e capelli. Arrivò a Sant’Elena nel 1513 durante il viaggio di ritorno da Goa al Portogallo, e decise di rimanere. Negli anni, le navi che gettavano l’ancora presso l’isola lasciavano a Lopez, considerato un santo eremita, semi, viveri e animali. L’isola diventò una specie di giardino dove vivevano molte specie di animali da cortile e crescevano limoni, aranci e verdure. Lopez morì nel 1542. Ormai troppo nota, l’isola venne spogliata delle sue ricchezze da militari, pirati e marinai.
• Napoleone giunse nel porto di Sant’Elena il 15 ottobre 1815, sbarcò alle sei del pomeriggio del 17 ottobre. Primo effetto del suo arrivo, l’aumento dei prezzi: le uova, da 3 scellini la dozzina, passarono a 1 scellino l’una. Aveva un seguito di 25 persone. Gli venne assegnata una residenza chiamata Longwood, nei pressi di Deadwood (bosco morto), un tempo chiamato Great Wood (grande bosco). Lo "scortavano" 2000 militari, altri 500 erano sulle navi da guerra ormeggiate fuori dal porto. C’erano poi funzionari con le famiglie, domestici, segretari, assistenti.
• Tra gli oggetti portati da Napoleone a Sant’Elena: la sua collezione di tabacchiere d’oro, un catino lavamani d’argento decorato con cigni d’oro, un letto da campo usato spesso durante le sue campagne, schermato da cortine di seta verde, miniature della famiglia imperiale in cornici ornate da pietre preziose.
• Il 7 maggio del 1816 arrivò a Sant’Elena una nave che portava dall’Inghilterra la nuova casa di Napoleone: un palazzo di legno fatto costruire apposta per lui dal governo britannico. Secondo i giornali inglesi la facciata era in stile greco, al pianterreno c’erano 14 fineste, l’edificio era lungo 36 metri e formato da 40 locali. Tra gli arredi: una vasca da bagno in marmo, un letto a baldacchino e un secchiello per il ghiaccio in bronzo. Sulla nave c’erano anche 400 pacchi di addobbi, carta da parati verde salvia con arabeschi d’oro, tende verdi con orli di velluto e profili di cordoncino dorato. I tappeti e gli arazzi erano color lavanda. Ma quando vennero aperte le casse, sistemate in un magazzino del porto di Sant’Elena, si trovarono solo assi di quercia del tutto inutili.
• L’Abbé Vignali vegliò la salma di Napoleone. Fu lui, probabilmente, ad asportare il pene e i testicoli di Napoleone. I testicoli sarebbero quelli conservati sotto alcol in un museo del sud della Francia, mentre il pene, venduto dopo la morte di Vignali, è stato prima di un editore americano collezionista di libri, nel 1968 venne messa all’asta da Christie, nel 1977 venne acquistato da un privato ad un’altra asta, a Parigi, per settemila franchi.
• Verso la metà di gennaio 1821 Napoleone a Sant’Elena si fa costruire un’altalena in salotto, per fare moto senza uscire. Viene costruito "un bilico di legno" alto un metro e mezzo con sedili di ferro imbottiti a forma di sella con manubri a "t" per reggersi. Il sedile dell’imperatore viene appesantito con del piombo per compensare il suo fisico debilitato. Sull’altro sedile di solito si siede il conte Montholon, e i due vanno su e giù, su e giù per ore.
• Napoleone morì il 5 maggio 1821, al crepuscolo. L’autopsia venne eseguita il giorno dopo, alle due del pomeriggio, nella sala del biliardo. Il cuore venne posto in un portaspugna d’argento che faceva parte degli oggetti da toeletta di Napoleone, lo stomaco in una scatola d’argento per il pepe. I capelli vennero rasati per fare braccialetti per i familiari.
• Venne sepolto in quattro bare che stavano una dentro l’altra: la prima di lamiera imbottita di raso bianco, la seconda di mogano, la terza di piombo, la quarta, in legno, venne ricavata da un tavolo. Nella bara vennero posti accanto alla salma: il cuore e lo stomaco nelle due scatole d’argento, monete d’oro e d’argento, una salsiera e dei vassoi, una fiaschetta, un mantello, una spada e una pagnotta. Ma la bara era piccola e non si chiudeva, così vennero tolte la spada, la salsiera, la pagnotta, il mantello e la fiaschetta.
• Sant’Elena, lunga 17 chilometri e larga nove e mezzo, è il luogo più lontano da qualunque altro sulla Terra; situata in mezzo all’Atlantico meridionale, dista circa 3000 chilometri dalla costa brasiliana e 2000 da quella dell’Angola. L’isola più vicina è Ascension, a circa 1000 chilometri.
• L’isola di Sant’Elena risale alla fine del Terziario (circa 60 milioni di anni fa). La scoprirono, il 21 maggio 1502, 3 navi da guerra portoghesi comandate dall’ammiraglio Da Nova. Come d’uso, al momento di ripartire Da Nova lasciò sull’isola delle capre, perché i successivi visitatori trovassero carne fresca. Poiché non vi erano predatori, le capre si moltiplicarono e crebbero di dimensioni al punto che, circa 30 anni dopo, quando arrivò a Sant’Elena il capitano Cavendish credette di trovarsi davanti una nuova specie di ovini.
• Nel 1804 Napoleone prese in considerazione l’idea di conquistare Sant’Elena per farne una base militare: un appunto specifica che sarebbero stati necessari da 1200 a 1500 soldati.
• Nel 1651 Sant’Elena è una base commerciale della Compagnia delle Indie Orientali, ed è gestita da un governatore. Occorrevano 6 mesi per mandare un messaggio in Inghilterra e ricevere risposta. L’isola venne spogliata di tutte le sue ricchezze naturali e alla fine del XVIII secolo era ormai solo "il bordello dell’Atlantico", perché le uniche cose che offriva alle navi che attraccavano erano rum e prostitute.
• Il 12 ottobre 1815 una nave arrivò a Sant’Elena con la notizia che Napoleone, sconfitto a Waterloo 4 mesi prima, sarebbe stato condotto sull’isola come prigioniero di guerra. Bonaparte poteva portare con sé "3 ufficiali, uno dei quali chirurgo" e 12 domestici. La proprietà dell’isola passò al governo britannico, che la dichiarò prigione e vietò alle navi di avvicinarsi senza permesso.
• Longwood House a Sant’Elena era stata costruita una cinquantina d’anni prima per farne stalla e deposito. Era un basso edificio giallo col tetto in ardesia. Nel 1812 divenne residenza estiva del vice governatore Skelton. Poiché la casa non era pronta, Napoleone alloggiò fino al 10 dicembre 1815 presso la famiglia Balcombe, nel Padiglione della loro casa, una costruzione bianca di vetro, legno e ferro nata come sala da ballo ma usata per gli ospiti. Misurava 6 metri per 4,5 aveva 6 grandi finestre, 2 porte e un pavimento di palissandro fatto arrivare dall’Inghilterra.
• Longwood House a Sant’Elena aveva persiane a tutte le finestre: Napoleone ordinò che venissero praticati dei fori per guardare senza essere visto dall’esterno.
• Nella casa di Sant’Elena c’era un biliardo ma Bonaparte non giocava: usava le stecche come bastoni da passeggio e tirava le palle in buca con le mani.
• A Sant’Elena per comunicare con la casa del governatore, le sentinelle intorno alla casa di Napoleone segnalavano con le bandiere colorate. Quella destinata a segnalare un tentativo di fuga era blu, non venne mai issata.
• Gli uomini ospiti di Napoleone potevano sedersi soltanto se invitati a un gioco da tavola. Le donne si presentavano a cena in abito da sera, ingioiellate e acconciate come a corte.
• Alla fine del 1816 Londra decise di economizzare sulle spese del sostentamento di Napoleone a Sant’Elena, tranne che su quanto riguardava lo stretto controllo del prigioniero per impedirgli la fuga: vennero licenziati 4 domestici, tra i viveri venne razionato il sale, le tende non vennero rimpiazzate (Napoleone fece mettere lenzuola alle finestre), le cavalcate di Bonaparte vennero limitate a una zona di 13 chilometri. Per rabbia Napoleone smise di andare a cavallo e di fare ogni altra attività fisica. A quel punto passava dal sofà alla vasca da bagno. Soffriva di: mal di testa, mal di denti, vertigini, insonnia, dolori al fegato, ventre ingrossato e gonfiori alle gambe.
• Alla fine del 1820 Napoleone (esiliato a Sant’Elena) sta sempre peggio: nell’ottobre sviene mentre sta uscendo dalla vasca da bagno, passa sempre più tempo a letto, appare pallido e trasandato, vomita spesso.
• Il 26 dicembre 1820 Napoleone (esiliato a Sant’Elena) riceve un pacco di vecchi giornali dall’Europa e scopre che una delle sue sorelle è morta l’agosto precedente. Per giorni resta distaccato e muto, come in trance.
• In febbraio Napoleone (esiliato a Sant’Elena) sta malissimo, ha sempre mani e piedi gelati e si fa scaldare con asciugamani bollenti. Non vuole mai essere lasciato solo. In marzo perde lucidità, viene curato con: spugnature, clisteri e purghe, salassi, calomelano e arsenico, oppio, etere e acqua di colonia.
• Teorie sulla morte di Napoleone: avvelenato da Montholon o da Antommarchi (medico) su ordine dei francesi; avvelenato da un medico inglese su ordine del governatore di Sant’Elena, Hudson Lowe; avvelenato da se stesso (involontariamente) leccando la carta da parati del muro a cui era appoggiato il suo letto, dipinta con colori all’arsenico.
• Napoleone chiese nel suo testamento, che scrisse su un foglio appoggiato su un cartone il 16 aprile 1821, che il suo corpo venisse sottoposto ad autopsia, con particolare attenzione al suo stomaco, perché il figlio potesse essere protetto dal male che aveva colpito lui.
• Il corpo di Napoleone venne riesumato 19 anni più tardi, il 15 ottobre 1840, esattamente 25 anni dopo il giorno in cui era arrivato sull’isola. Il corpo si era perfettamente conservato, venne immediatamente rinchiuso in un altro sarcofago dalla serratura d’oro. La tomba di Napoleone è a Parigi, a Les Invalides.