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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Trieste 1 - «Fu unita all’Italia solo con mezzo secolo di ritardo»

• Trieste 1. «Fu unita all’Italia solo con mezzo secolo di ritardo».
• Trieste 2. «Emanano da Trieste un bisogno di felicità, una fiducia che essa esista, che possono diventare nevrastenia e anche disperazione. La vera vocazione di questa città, così laica e così poco mistica, sarebbe la felicità, non ardente ma media, non joie ma bonheur. La felicità, ed il benessere, la decenza civile, la moderata letizia dei conti che tornano».
• Milanesi. « una vicenda abbastanza monotona; agguerrito in affari, e politicamente sprovvisto, il milanese sgobba nelle sue industrie e legge nei giornali le sue disgrazie. Ha il pregiudizio ottocentesco che l’argent fa tout; perciò non fa partito, ma finanzia tutti i partiti illudendosi di manovrarli, sogna impossibili accordi con gli avversari come tra aziende concorrenti, e rimane sempre deluso».
• Val padana. «Terre grasse e insieme spiritate, dai cibi succulenti, dai contadini avvolti di un tabarro nero che emergono dalle nebbie bianche conducendo buoi, dai pingui soli che si specchiano nelle rogge, dalle lune purpuree che si affondano tra i filari».
• Scemo della Val Brembana. «I difetti e le infermità, per fortuna oggi quasi interamente scomparsi, delle vallate bergamasche, furono oggetto di dileggi, di lazzi e di caricature non soltanto nelle altre province della Lombardia, ma tra i bergamaschi stessi: il gozzo, la voce grossa, il dialetto aspro e incomprensibile. ”Scemo della Val Brembana”, era un’espressione corrente fino ai tempi della mia infanzia, specialmente a Milano, che guardava quei montanari con una specie di alterigia metropolitana».
• Rococò. «Il motto ”piemontese falso e cortese” è il più ingiusto dei motti, perché il piemontese è sincero. Forse deriva dal contrasto tra il suo carattere angoloso, spinoso, e un certo rococò di parole e di modi».
• Mistero. «Genova è misteriosa al modo di Londra, l’altra città europea fatta a compartimenti stagni».
• Modo di dire genovese. «Ha una faccia che fa starnutire».
• Bologna. «Non esiste città che le assomigli, e che possa sostituirla. bella per la carica, per l’abbondanza del colore; ed il colore che la satura è prevalentemente il rosso o il rossastro, il più fisico, quello che richiama di più al corpo ed al sangue umani. Firenze è magra e longilinea. Invece a Bologna, i portici, gli archi, le cupole, tutto fa pensare a una rotondità carnosa. Lo stesso dialetto».
• Cesarina. «Il piatto bolognese è l’apoteosi della natura morta barocca. Un ristorante , in cui sono entrato a caso, ed ho chiesto arrosto, mi mette davanti un piatto di fagiano, di anitra selvatica, di un altro uccello acquatico che non ricordo, di cinghiale, di lepre, più un tordo intero che corona la costruzione. La Cesarina, celebre ostessa bolognese, se questa classica parola, ostessa, non suona offensiva, mi dice: ”In attesa della minestra le darei un brodo”. Mi porta un’anteminestra di tortellini. Dico che volevo un brodo. ”Il brodo bolognese è quello lì che lei ha davanti”, mi risponde la Cesarina. ”Non sono tortellini; ce n’è una trentina appena"».
• Origine dei tortellini. «Un oste dell’antichità vide Venere nuda per il buco della serratura, e le copiò l’ombelico».
• Il toscano. «Anche di fronte a se stesso è spietato».
• D’Annunzio. «La scuola di Firenze era anzitutto di stile, di precisione nel vocabolo, di antiretorica nella forma e nei sentimenti; benché D’Annunzio abbia soggiornato a Firenze nella famosa Capponcina, dei cui arredamenti ancora si scoprono nelle ville fiorentine le membra sparse, nessuna città italiana si rivelò altrettanto refrattaria a raccogliere il dannunzianesimo in profondità».
• Umbria. «La cerca dei tartufi neri nei dintorni di Norcia ha qualche cosa di magico che non si trova ad Alba. Si va coi cani e coi maiali, e anche da soli, osservando come gli aruspici il volo non degli uccelli ma delle mosche. Là dove le mosche volteggiano, il tartufo si appiatta; per lo più al centro d’una chierica di terra bruciata e chiusa in un cerchio rossastro».
• Napoli. «Al nome di metropoli, nel senso di città unica e universale, Napoli ha diritto forse più di qualsiasi altra città italiana».
• Napoletani. « un popolo, come tutti sanno, che ha confidenza col sacro, ed uno degli ostacoli a restaurare chiese monumentali sono le abitazioni, ingrommatesi tutto intorno, appiccicate alle cappelle, talvolta perfino sul tetto».
• Aneddoto napoletano. Al duca di Castemola fecero assaggiare nove diversi cognac a occhi bendati. Ne indovinò non solo la marca ma anche l’annata. Al decimo bicchiere gli diedero dell’acqua. ”Non so cos’è”, disse. Infatti non ne aveva mai bevuta.
• Roma. «Il periodo di adattamento di Roma all’Italia, e dell’Italia a Roma, durò quasi ottant’anni; fu soprattutto faticoso l’adattamento della realtà dell’Italia all’idea di Roma. Il sogno della romanità e dell’impero fu tra i moventi retorici che condussero l’Italia al maggiore disastro Ma il superamento cominciò da qui. E forse questo dopoguerra, nel quale la parte retorica della romanità è andata distrutta, ha visto un avvenimento essenziale per l’unità d’Italia: Roma si è incorporata nella nazione».
• La Camera. «Una specialità di Montecitorio è la dimestichezza con la stampa, maggiore che nei parlamenti stranieri. I deputati e i giornalisti sono così mescolati da non distinguersi».
• Romani uno. «Staccare un romano da Roma è un’impresa quasi impossibile».
• Romani due. «Un popolo che detesta la solitudine, che ama la famiglia, ma non il chiudersi nella famiglia, e per cui il piacere consiste nell’essere in compagnia. Ho letto che solamente a Trastevere si hanno 150 associazioni con un unico scopo, quello di organizzare grandi mangiate in comitiva».
• Nuorese. « la più vasta e intatta repubblica di pastori che rimanga in Italia».
• Sale. «Il sale trapanese è per la salagione il migliore del mondo. Infatti esso non congela, come fa quello minerale, o quello di altre saline; penetra nelle carni più profondamente, ed insomma sala di più».
• Sicilia. «Le luci arabe di Palermo, l’Oriente da gioielleria dei giardini di aranci, il barocco fiorito dalle fantasie del sangue di Noto, Acireale, Catania, la Terra Santa di Ragusa, la Grecia piegata al colore di Siracusa, Agrigento, Selinunte, Segesta, il balcone di Erice sulla storia e quella leggenda divenute paesaggio; si vorrebbe; si vorrebbe essere venuti quaggiù come uno straniero, un viaggiatore distaccato, per vedere nella Sicilia solo una tra le terre più belle del mondo».
• Italia. «L’Italia è varia ma non complessa. Cambia da un chilometro all’altro, non solo nei paesaggi, ma nella qualità degli animi; è un miscuglio di gusti, di usanze, di abitudini, tradizioni, lingue, eredità razziali. Sono però diversità vissute come fatti della natura, che fomentano umori litigiosi ed incomprensioni, ma non conducono al distacco».
• Il grand tour italiano di Piovene, durante gli anni Cinquanta, coprì ogni landa del Paese, anche la più dimenticata, e durò tre anni, sulla falsariga di quello prima compiuto in America. La cronaca del viaggio inizialmente fu riversata su Radio Rai, poi raccolta in questo libro che Montanelli, per distinguerlo, come merita, da tante altre imprese analoghe di colleghi, definisce "più che giornalismo: alta saggistica". Giornalista e autore di alcuni romanzi (come Le stelle fredde), Guido Piovene nacque a Vicenza da famiglia nobile nel 1907 e morì a Londra nel 1974 dopo avere partecipato all’avventura della fondazione del Giornale. Al Corriere aveva a lungo condiviso la stanza di redazione con Montanelli e Buzzati. Bettiza, che fu scoperto e lanciato da lui, lo ha di recente ricordato così: "Ovunque si presentasse con i suoi immacolati doppiopetti grigi, le cravatte spesso sgargianti e arroganti, le pesanti valigie di cuoio grasso, lo scrittore poco italiano, francesizzante, dal grugno austriaco, come scrisse la sua ex amante delusa Flora Volpini, già celebrato dal pubblico e conteso dagli editori, provocava di volta in volta sentimenti opposti. Quasi sempre oscillanti tra ammirazione stizzita e malevolenza pettegola. A rincarare la stizza di certuni concorreva pure l’immagine smaltata e prorompente della moglie bionda, ingioiellata da Cartier, seduta col piglio di un’amazzone in una gigantesca Buick, lanciata allora nella brezza dei famosi viaggi attraverso l’America e l’Italia". Notizie tratte da Guido Piovene, ”Viaggio in Italia”, Baldini&Castoldi lire 34.000, pagine 873.