Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Schermi. Le immagini del cinema
• «Einstein diceva: ”Non penso mai al futuro: arriva così presto!”. E il più delle volte ci sorprende anche se crediamo di averlo saputo prevedere. Restiamo nel campo delle tecnologie per comunicare. Neppure chi le inventa, talvolta, riesce a immaginare quali saranno le loro applicazioni. Graham Bell pronosticò che grazie al telefono si sarebbe potuto ascoltare un concerto restando beatamente nel salotto di casa propria. Aveva inventato il telefono, ma avrebbe voluto inventare la radio. Al contrario, Guglielmo Marconi, subito dopo i suoi storici esperimenti di telegrafia senza fili, si rammaricava che le onde hertziane fossero intercettabili da tutti, e quindi non potessero garantire la segretezza del messaggio. Aveva inventato la radio, ma avrebbe voluto inventare il telefono. La storia si è ripetuta con il computer: i suoi padri pensavano a poche grandi macchine riservate a un pugno di utenti privilegiati, oggi invece trionfano i piccoli personal, diffusi nelle nostre case come fossero frigoriferi».
• «Un manager, a cui venne un giorno chiesto di spiegare un clamoroso errore di previsione tecnologica e le conseguenti perdite finanziarie, rispose che vi sono tre modi di perdere denaro: con il gioco, ed è il più rapido; con le donne, ed è il più piacevole; con le previsioni tecnologiche, ed è il più sicuro».
Frase attribuita a Lord Amherst su La Macchina del Tempo gennaio 2002 pag.
• «Stando a Nicholas Negroponte, se il tasso di richiesta di nuovi allacciamenti a Internet si mantenesse costante, nel 2003 il numero totale degli utenti di Internet sarebbe superiore alla popolazione della Terra. Recenti indagini di mercato mostrano che una delle ragioni per il declino dell’attenzione verso i tradizionali programmi televisivi è il crescente numero di utenti Internet».
• Con la pay-tv «si configura un altro possibile scenario: il telespettatore che può pagare avrà a disposizione la prima scelta di cinema e sport da un lato, di documentari e produzioni di qualità dall’altro; il telespettatore che non può pagare dovrà accontentarsi dei quiz sempre più poveri e meno convincenti, dei cattivi film per la tv, dell’intrattenimento senza ispirazione e dell’informazione senza credibilità che andrà fornendo la tv generalista».
• Televendite: «Nel 1997, attraverso le reti televisive, sono stati venduti dodici milioni di articoli, con una spesa media di acquisto di 190 mila lire per ogni ordine e un volume complessivo di acquisti di quasi 2.500 miliardi. Sono richiesti soprattutto i prodotti per la cucina, gli orologi, i gioielli, i prodotti sanitari, la biancheria, i tappeti».
• «Nel giugno dell’81, durante la più lunga diretta della storia della televisione italiana, diciotto ore consecutive, trenta milioni di telespettatori seguirono l’agonia e la morte di un bambino di nove anni, Alfredo Rampi, che a Vermicino, piccolo centro vicino a Roma, era caduto in un pozzo fangoso, profondissimo e largo soltanto 28 centimetri. I ripetuti tentativi di salvarlo, l’intervento dei vigili del fuoco, degli speleologi, dei volontari, l’arrivo del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il progressivo affievolirsi e il definitivo spegnersi della voce del bambino tennero incollati al piccolo schermo l’intero Paese (una media di 12 milioni di telespettatori dalle 14 alle 19.45; una media di 28 milioni dalle 19.45 a mezzanotte). Fu cronaca o speculazione? La tragedia si trasformò in spettacolo della tragedia e Furio Colombo lo definì ”il gioco dell’orrore”. Sta di fatto che, nelle lunghissime ore di diretta, quello e soltanto quell’episodio ”esisteva”, in quanto rappresentato e minuziosamente ripreso dalla televisione. Sempre nel giugno dello stesso anno, quasi in contemporanea con la vicenda terribile di Alfredo, altri due bambini, in Sicilia, morirono per essere caduti in un pozzo. Ma la televisione là non era arrivata, e quei due episodi altrettanto drammatici ebbero un rilievo di cronaca prettamente locale».
• In televisione «fino al 1960 tutto si svolgeva in diretta, con gustose conseguenze che ancora alcuni attori ricordano: una volta Giorgio Albertazzi, che faceva Romeo nella tragedia di Shakespeare, inciampò in uno dei grossi cavi di gomma cui era collegata la telecamera e andò ad abbracciare Giulietta strtisciando; sempre Albertazzi si prese in testa da Arnoldo Foà una bottiglia vera e continuò sanguinante a recitare in Un giorno di pioggia. Tino Carraro ebbe un vuoto di memoria, mentre era solo in scena: cominciò a far finta di parlare, ma senza usare la voce, mimando soltanto le parole e fingendo che ci fossero guasti all’audio. Comparve il cartello ”la trasmissione sarà ripresa il più presto possibile” (un cartello che molto spesso campeggiava sul video degli esordi)».
• Ai tempi di Carosello, «al produttore della pasta Combattenti, che insisteva per affidargli la sua pubblicità, Marcello Marchesi rispose: ”Va bene se diciamo che va mangiata alla baionetta?».
• La commissione del primo festival di Sanremo: un musicologo (Teodoro Celli), un poeta (Giorgio Caproni), un produttore cinematografico (Umberto Del Ciglio), un soprano (Toti Dal Monte).
• «La televisione sta accesa come la luce nel bagno, scorre come l’acqua in cucina» (Orson Welles).
• «Il nostro cervello è al cinquanta per cento visivo. Nel momento in cui si guarda, i neuroni del cervello visivo sviluppano un’attività elettrica, e rispondono particolarmente bene se sollecitati da un’immagine in movimento. Sono studi recenti, per i quali nel 1981 è stato assegnato il Nobel. Lo sanno anche in tv, scientificamente oppure empiricamente. Perché in alcuni casi i conduttori di telegiornali stanno in piedi e si muovono, e normalmente si muovono molto tutti i presentatori, camminando per lo studio? Perché il monitoraggio minuzioso dell’ascolto televisivo dimostra come l’audience vari a seconda che il conduttore stia fermo o si muova. Se si muove, è in generale più seguito».
• «Nella televisione l’immagine viene riscostruita sullo schermo da un pennello che scandisce la larghezza dello schermo stesso in direzione orizzontale; il pennello poi si sposta progressivamente dall’alto verso il basso, originando un succedersi di righe luminose. E’ necessario che lo spessore delle singole righe sia al di sotto della capacità di visione e che il tempo necessario per costruire l’intera immagine sia tale per cui le immagini possano succedersi a intervalli di tempo abbastanza brevi per originare un movimento apparente continuo. Le immagini televisive vengono presentate con una frequenza di 25 Hz (30 in America), ma ciascuna viene scissa in due quadri successivi, in modo da raggiungere i 50 Hz (60 in America), che rappresentano la frequenza scelta per la corrente alternata».
• Carosello: «Debuttò il 3 febbraio 1957, dopo un dibattito, durato quattro anni, sull’opportunità di fare pubblicità in televisione. Andò in onda per vent’anni esatti, fino al 1° gennaio 1977. Non avrà mai il colore: la pubblicità potrà uscire dal bianco e nero soltanto dal gennaio 1978. La rubrica veniva trasmessa tutti i giorni (meno il Venerdì Santo, il 2 novembre e quando moriva il Papa; fu interrotta anche per tre giorni dopo la strage di piazza Fontana) alle 20.30 sul Programma Nazionale della Rai, dopo il telegiornale e prima dell’appuntamento serale. Durava una decina di minuti, raggruppava quattro o cinque filmati pubblicitari. La sigla iniziale, prodotta dalla Incom, fu ideata e diretta da Luciano Emmer e Cesare Taurelli; la musica della sigla era una tarantella napoletana, di cui si conosce il titolo (I pagliacci) ma non l’autore, arrangiata da Raffaele Gervasio [...] Ogni spot, che durava 2 minuti e 15 secondi, era diviso in due parti: la prima, di gran lunga preponderante (105 secondi) era costituita da un brevissimo spettacolo, dove era vietato nominare il prodotto reclamizzato; gli ultimi 30 secondi erano dedicati alla pubblicità vera e propria (il cosiddetto ”codino”). L’Italia televisiva, sempre più numerosa, apprezzava la prima parte e di conseguenza assimilava la seconda. I tempi del piccolo spettacolo e del ”codino” delle inserzioni cambiano con il passare degli anni, si dilatano o si abbreviano, fino agli ultimi caroselli che dureranno in tutto un minuto e 40 secondi. Il loro prezzo sarà in costante ascesa, arrivando alla cifra record di 6.800.000 lire».
• Il programma di Ricci, che dovrebbe insegnare a non prendere sul serio la televisione, è quello più infarcito di pubblicità.
• Alba Parietti, di professione ospite dei programmi televisivi.
• A proposito di Carràmba che sorpresa, esempio di reality show: «Se persone, anche benestanti (avrebbero potuto comprare un biglietto aereo, se solo avessero voluto), non avevano più sentito il bisogno di incontrarsi, non sarà che non erano poi così profondamente interessati?ª
• «Nel 1981 venivano trasmessi più di 400 film all’anno, sei anni dopo il numero era arrivato a 1300, cioè la quantità equivalente alla metà di tutti i film trasmessi dalla Rai nel periodo del monopolio. Quella attenzione formale, quella accuratezza persino maniacale alla qualità della copia che doveva passare dal grande al piccolo schermo, furono dimenticate. Fra i 1300 film della Rai e gli oltre 1700 della Fininvest, il pubblico poteva scegliere, soltanto sui network nazionali, fra otto pellicole al giorno. Anche economicamente, il costo dell’acquisto dei film aumentò in modo esponenziale. Non soltanto: si diffuse la pratica dell’acquisto ”a pacchetto”: se si voleva Via col vento, ad esempio, si dovevano comprare insieme altri film minori e sottoprodotti realizzati a basso costo per la tv. Fu così che la Rai si riempì i magazzini di lavori non desiderati, destinati ad essere trasmessi quando ci sarebbero stati meno soldi da spendere».
• Le risate finte che si sentono alla televisione americana e, da noi, durante le sit-com e a Striscia la notizia, «sono un ulteriore condizionamento pavloviano. Alla risata finta che sentiamo in televisione associamo la nostra vera. E ridiamo anche noi. Ma, per quanto riguarda Striscia, dice Antonio Ricci «che le risate finte, così sgradevoli e stonate, spesso mandate in onda a sproposito, devono servire al pubblico come un campanello d’allarme. Attenzione, dicono quelle risa se decodificate, qui si ride, anche se non c’è niente o c’è poco da ridere, per ricordare che in televisione tutto è falso, il riso come il pianto. Non fidatevi.ª
• Bit, ”binary digit”, unità di misura della comunicazione digitale. Otto bit formano un byte.
• prevedibile che aumenterà il numero degli abbonati (a Telepiù, ndr.), ma sono i gusti del pubblico a essere difficilmente prevedibili, spesso sorprendenti. Esiste inoltre un altro problema serio, ed è quello della sovrabbondanza di strumentazione ancora richiesta a chi vuole scegliere che cosa guardare. Se avessimo un’interfaccia elettronica alla Blade runner, se potessimo già parlare con il computer attraverso la voce, o leggendo gli ologrammi, le possibilità di diffusione sarebbero diverse. Ma noi abbiamo un approccio ancora troppo complicato a questi nuovi mezzi di comunicazione, parabole fisse, parabole mobili, decoder, telecomandi, bollette, menu complicati da consultare e da utilizzare. Le accelerazioni tecnologiche sono ormai velocissime, anzi le aziende produttrici frenano, per motivi commerciali e sociali. La ricerca e la produzione sono più veloci del marketing».
• «Oggi in Italia la ricezione attraverso l’etere è la più diffusa. Fra le reti dei concessionari pubblici, le reti dei concessionari privati e le oltre 870 emittenti locali, abbiamo in Italia più di 20.000 impianti trasmittenti, che rappresentano oltre il 40% di tutti gli impianti radiotrasmittenti esistenti in Europa. Proprio in questo consiste la atipicità italiana, cioè nell’uso massiccio del mezzo ”radio terrestre”, come si chiama tecnicamente, e nello scarso uso del cavo e del satellite».
• «Il web è un fenomeno molto recente (inizi anni Novanta), mentre Internet risale alla fine degli anni Cinquanta; l’anno di nascita del personal computer è il 1981, ma ancora oggi l’architettura di base è sostanzialmente immutata; il termine ”multimedia” compare alla fine degli anni Settanta, e oggi ne vediamo solo qualche scarna utilizzazione per l’intrattenimento».
• «In Svezia le Poste statali hanno assegnato a tutti i cittadini al di sopra dei sei anni un indirizzo di posta elettronica».
• «Couch potatoes è l’espressione con cui nei paesi anglosassoni vengono solitamente identificati i telespettatori tradizionali, cioè tutti coloro che si piazzano davanti al video sgranocchiando patatine e ”subendo” le trasmissioni con assoluta passività».
• Broadcasting, cioè diffusione circolare: un solo messaggio viene ricevuto da molti apparecchi. Invece la stampa, il cinema o i dischi: riproduzione molte volte dello stesso messaggio a favore di molti utenti.
• «L’immagine da film risulta di circa venti volte migliore di quella elettronica anche ottenuta con sistemi digitali; inoltre, la pellicola è compatibile, senza interventi di sorta, con tutti gli standard televisivi presenti e futuri. Anche il passo ridotto (super 16 mm) supera la qualità ottenuta dall’alta definizione elettronica negli standard sinora proposti».