Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Anatomia dellíirrequietezza
• «Dio diede la terra ai suoi figli perché vi errassero, non perché si stabilissero o mettessero radici» (detto ebraico).
• Baudelaire definiva l’impossibilità di risiedere stabilmente in un posto ”la grande maladie: horreur du domicile”.
• Teoria. L’uomo ha acquisito evolvendosi la capacità di deambulare eretto e con essa quella di percorrere lunghe distanze. Poi, per una serie di circostanze, si è sedentarizzato. Questa situazione, che non gli è congeniale, produce irrequietezza, aggressività. Di qui la necessità di viaggiare. Non a caso molti maestri spirituali, da Buddha a San Francesco, hanno messo al centro del loro messaggio il pellegrinaggio perpetuo.
• Storie. «Raccontare storie è l’unica occupazione concepibile per una persona superflua».
• Arte povera. Pochi occidentali apprezzano la povertà nell’arte, che i giapponesi chiamano wabi. Wabi per eccellenza le antiche scatole laccate dei monaci giapponesi del XIII e XIV secolo. La leggenda vuole che le dipingessero stando in una barca ancorata in mezzo a un lago per evitare che la polvere rovinasse l’ultima mano di lacca. Esempio di wabi nell’arte occidentale le sculture di Jhon Duff che ha lo studio in Chinatown (semplici pezzi di vetro da attaccare al muro).
• La mitica Timbuctù è il centro amministrativo della Sesta Regione del Mali, già Sudan francese, città carovaniera, punto d’incontro tra il deserto del Sahara e il fiume Niger.
• I tuareg passeggiano per Timbuctù comprando lance, braccialetti di pietra e litham, il velo color indaco che serve per coprire la bocca (tra i Tuareg è vietato mostrare la bocca in pubblico).
• I grandi formaggi francesi non andrebbero conservati in frigo e tantomeno serviti freddi.
• Nomadismo. Il termine ”nomade” deriva da parole che significano all’incirca ”pascolare” ed è quindi etimologicamente legato alla pastorizia itinerante.
• Nomadismo. La cultura nomade è meno legata di quella stanziale al possesso, al senso della proprietà, perché viaggiando non ci si può portare appresso granché. Una donna beduina, per esempio, tiene la sua ricchezza sotto forma di monili, soprattutto collane. Tutto quanto possiede le sta appeso al collo.
• Scrittura. «Impara la scrittura. Ti proteggerai da ogni sorta di fatiche» (uno scriba egizio al figlio, 2400 a. C.).
• L’Asia centrale produceva i cavalli migliori, i cavalli celestiali di Fergana che si cibavano d’erba medica azzurra, i destrieri degli Alani del color della brina. L’imperatore Adriano aveva un cavallo alano che chiamò Cesare.
• Steppa. «A maggio la steppa risplende di fiori primaverili».
• Migrazioni. La Grande Muraglia serviva per impedire ai cinesi di emigrare nelle terre tartare e ai tartari di entrare in Cina.
• Pellicce. Kubilai Khan dormiva in una tenda foderata di ermellino. Anche i cosacchi erano avidi di pellicce tanto che salutavano i kirghisi così: ”Zibellini o morte!”.
• Le renne sono attratte dagli insediamenti urbani perché ghiottissime di urina umana.
• Sciamanesimo. Lo sciamanesimo, la religione dei cacciatori e dei pastori, è una sorta di animismo. Di origine nordasiatica, si è diffuso in America, Oceania, Indonesia e Australia (ma ci sono tracce anche in Irlanda relative all’età della pietra). Lo sciamano, una specie di sacerdote stregone, legge il futuro, guarisce, detiene i segreti della fabbricazione dei metallo e la memoria della poesia. Nella trance, si identifica con un animale, di solito un uccello, e ne imita il verso. Indossa un costume propiziatorio: da renna per fare un viaggio negli inferi, da anatra per ascendere al cielo.
• Bambini. I neonati Kalahari (cacciatori boscimani) non piangono mai. Avvolti in una fascia di pelle, sempre vicini al seno della madre, sono infatti rasserenati dall’ondeggiare della camminata. Quando una mamma di oggi culla il suo bambino imita inconsapevolmente la puerpera selvaggia che cammina per la savana erbosa col figlioletto in spalla.
• Rondini. Ogni primavera le tribù nomadi dell’Asia si scrollano di dosso l’inerzia invernale e tornano ai pascoli estivi. Le donne si mettono una veste di cotonina florida e si dice che ”indossano la primavera”. Mentre si spostano non guardano né a destra né a sinistra, gli occhi sono incollati alla via, puntati all’orizzonte.
• Zingari. «Gli zingari non hanno giocattoli».
• Gli aborigeni australiani vanno errando per tutto l’anno ma tornano a intervalli regolari nei loro luoghi sacri per riprendere il contatto con le radici ancestrali.
• Secondo Freud, la fissazione dell’uomo per il possesso delle cose è una perversione, una patologia psicologica e come tale va curata.
• «Far doni è un atto aggressivo, e lo vediamo nell’usanza per cui capi di Stato che si detestano cordialmente si regalano a vicenda ornamenti insulsi».
• Passione per il commercio. «Nelle isole Tobriand due villaggi commerciavano tra di loro in tuberi di yam, sebbene entrambi fossero ben forniti di yam identici».
• Perle ai porci. Secondo un ex direttore del Metropolitan Museum di New York, «l’educazione è l’arte di gettare perle false a porci autentici».
• Epitaffi. Versi incisi sulla tomba di Shakespare, a Stradford on Avon: «Bleste be ye man yt spares thes stones / And curst be he yt moves my bones» («Benedetto l’uomo che rispetta queste pietre / E maledetto colui che muove le mie ossa»).
• Uomo. «Chi non viaggia non conosce l’uomo» (Ibn Battuta, girovago arabo che andò da Tangeri alla Cina per il solo gusto di muoversi).
• Anatomia dell’irrequietezza è un libro postumo che raccoglie saggi e articoli scritti per varie riviste, come Vogue, The Sunday Times Magazine, The New York Review of Books... Temi centrali il viaggio e il nomadismo. Il titolo è quello che Chatwin voleva dare a un’ opera che trattasse di questi argomenti. Non farà in tempo a realizzarla.
L’inglese Bruce Chatwin si fece strada a Sotheby’s diventando, ancora giovanissimo, curatore di importanti cataloghi. Girò il mondo per visionare opere d’arte. Si fece una cultura. Avvenente, grande incantatore mondano, abile narratore di storie, passò al giornalismo verso i trent’anni e poi ai libri, ottenendo un successo mondiale. Riuscì a rinverdire i fasti del reportage di viaggio, genere che pareva ucciso dal turismo di massa. Si prese l’aids ma non volle mai ammetterlo, diceva infatti di aver contratto una malattia dovuta a un rarissimo fungo cinese oppure raccontava di aver mangiato in qualche posto sperduto un uovo vecchio di non si sa quanti anni, forse antico. Sposato con un’americana, più di lei amava le avventure con gli uomini.