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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Enciclopedia dei giochi

• Indovinare la caratteristica di questo testo: «osserva, o romano, come misere curve oscure crescono ormai nei rossi cuori umani: un cremonese nero in una zona amena si accanisce su un cassone, smania, sussurra, sviene: azioni senza senso, massacri avversi a norme sacre». Soluzione: «Queste righe saltano all’occhio perché l’assenza di elementi che vanno in su o vengono in giù lascia tutto bianco fra riga e riga» (diverso sarebbe se si usasse almeno una f o una g o altre lettere con ”discendenti” o ”ascendenti”).
• Scrabble. Le parole incrociate furono inventate da Arthur Wynne nel 1913. Ma «in una lettera del 1880 Lewis Carroll (l’autore di Alice nel paese delle meraviglie ) scrive che sta cercando di inventare un gioco: ”Ci potrebbero essere delle pedine con delle lettere dell’alfabeto, da spostare su un tavoliere, fin che si formino delle parole...” Lewis Carroll è stata una delle teste più fini per il regno dei giochi in generale e dei giochi di parole in particolare, ma quel gioco non è riuscito a inventarlo perché anche i geni devono procedere per gradi. Carroll voleva inventare contemporaneamente, in un botto solo, le parole incrociate, lo Scrabble e qualcosa di più (’lettere da spostare...”: uno Scrabble dinamico?)».
• Settimana enigmistica. L’inventore de ”La settimana enigmistica” (primo numero: 23 gennaio 1932) fu Giorgio Sisini, sassarese, figlio di un proprietario terriero, alto, bruno, baffi e sopracciglia foltissime, gran signore. «Giorgio Sisini, per la creatura che esce perfetta dalla sua mente, costruisce uno stabilimento tipografico, sceglie la qualità della carta. In tempo di guerra, dal 1940 al 1945, ci sono gravi problemi per l’approvvigionamento della carta ma le autorità non ne fanno mai mancare alla ”Settimana enigmistica” perché è l’unico giornale che vogliono i soldati, dalle sabbie della Libia alle nevi della Russia. I civili portano ”La Settimana enigmistica” nei rifugi antiaerei. Giorgio Sisini impianta una macchina per la produzione dell’inchiostro: l’inchiostro della settimana enigmistica è (e resterà fino all’agosto del 1995) più nero degli altri, ’ la gradevolezza della ”Settimana enigmistica” dipende anche subliminalmente dal fatto che nelle sue parole incrociate le caselle nere sono più nere di tutte le altre». Non esistono notizie certe sulla tiratura e la vendita, ma è convinzione diffusa che almeno negli anni Ottanta se ne tirasse un milione di copie e che queste si vendessero tutte. E’ molto, molto difficile procurarsi un arretrato de ”La settimana enigmistica”.
• Nel 1947 i francesi tradussero il romanzo di Agatha Christie Ten little niggers (in italiano: E poi non rimase nessuno o, qualche volta, Dieci piccoli negretti ). Ma «nell’ultima pagina, dove si spiega tutto il trucco, il traduttore (o il tipografo) saltò un paio di righe, e quel salto fa sì che la ”soluzione” rimanga incomprensibile. Ebbene: dal 1947 il salto o errore è rimasto, in decine di edizioni della traduzione francese; in centinaia di migliaia di copie, fino al 1981. Come mai in trentaquattro anni fra milioni di lettori francofoni non ce n’è stato uno che se ne sia accorto, che non abbia persuaso l’editore a correggere l’errore?».
• Paesi e città italiane a cui è stato cambiato il nome per questioni di (preteso) buongusto. Corneto in Tarquinia, Culagna in Collagna, Merdago in Verdegò, Cacavero in Campoverde, Petescia in Turania, Porcile in Belfiore, Scrofano in Sacrofano, Favale in Valsinni, Melma in Silea, Pidocchio in Osteria del Gallo, Brusaporco in Castelminio. Merdassero e Merde (entrambe in provincia di Torino) sono scomparse senza lasciar traccia.
• Nel Galles esiste la città di Llanfairpwllgwyngllgogerychyitridrobwillantysiliogogogoch il cui nome fu ridotto alle prime venti lettere nel 1988 per permettere una stampa più agevole dei biglietti ferroviari. Il relativo, lunghissimo, cartello della piccola stazione era già stato messo all’asta e venduto nel 1983. Gianni Mura su Repubblica informa che il nome (gallese antico) significa "La chiesa di Santa Maria nel tronco cavo dell’albero di nocciole vicino al mulinello rapido del Llantisyllo della caverna rossa"
• «Nel Calendario Atlante De Agostini del 1978 si parla di un ministro cinese delle ferrovie a nome Wagon Li: scherzo vendicativo di un tipografo».
• «Ogni rima procura al bambino una gioia particolare. A due anni comporre rime è uno stadio regolare del nostro sviluppo linguistico. I bambini che non attraversano questa fase di esercitazione linguistica sono anormali o malati» (Roma Jakobson).
• Inversione di frase. «Il Capitalismo è lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, mentre il Socialismo è il contrario» (citato da Danilo Acquisti).
• Poker all’italiana. «Chi chiede di vedere senza aver detto ”vedo”, appartiene alla razza di chi spara alla volpe, fuma i sigari senza togliere l’anello di carta e si pettina a tavola con la forchetta».
• Lotto. «Diceva Nick ”The Greek” Dandalos, leggendario giocatore d’azzardo americano: ”La cosa più bella del mondo è giocare e vincere, ma la seconda cosa più bella del mondo è giocare e perdere».
• Il mistero del rongo rongo. "Gli indigeni dell’isola di Pasqua si misero a imitare gli uomini bianchi che li avevano invasi. Poiché gli uomini bianchi avevano libri e sui libri v’erano dei segni, gli indigeni presero a incidere tavolette con segni che loro sembravano simili a quelli e che non volevano dir niente. Era la scrittura ”rongo-rongo”, che gli studiosi tentano ancora, tuttavia, di decifrare"
• Alice. «Variante degli scacchi inventata da Vernon R. Patton nel 1953. Si gioca in due persone su due scacchiere accostate: la scacchiera A accanto alla scacchiera B. Sulla A si dispongono i pezzi nel modo usuale, la B è vuota. Ad ogni turno il pezzo mosso cambia scacchiera. Prima si esegue una mossa legale sulla scacchiera su cui si trova il pezzo, poi, una volta completata la mossa, il pezzo scompare e riappare nell’altra scacchiera. Sei regole fondamentali: una mossa deve essere legale nella scacchiera su cui viene compiuta; un pezzo può fare una mossa solo se la corrispondente casa dell’altra scacchiera è libera; compiuta una mossa il pezzo è immediatamente trasferito alla casa corrispondente dell’altra scacchiera; si possono catturare solo pezzi avversari che si trovino nella stessa scacchiera del pezzo catturante; una mossa di Re deve essere legale in ambedue le scacchiere; i pezzi posti su una scacchiera non hanno alcun effetto sull’altra, eccetto per quanto previsto al secondo punto. Da queste regole se ne deducono altre; ma anche elencando tutti i corollari Alice lascia sempre gravi dubbi nel principiante, anzi dolorose confusioni mentali».
• Precipitevolissimevolmente. Ritenuta (a torto) la parola più lunga della lingua italiana. Inventata nel 1677 da Francesco Monetti.
• «In certe tribù della Costa d’Avorio, quando si sta per disputare qualche importante partita di mancala, fra campioni riconosciuti, spesso avviene che uno dei due giocatori ricorra a uno stregone per farsi preparare un filtro amoroso da propinare segretamente all’avversario, ma non per intontirlo e dunque batterlo più facilmente: al contrario, per farlo innamorare del gioco, per farlo appassionare alla partita, perché in quella sfida dia il meglio di sè, e si possa disputare un incontro memorabile».
• Lipogramma. «Nestore di Laranda riscrisse l’Iliade senza mai usare la lettera A nel primo libro, B nel secondo e così via: percorrendo l’intero alfabeto greco, 24 lettere, dato che i 24 canti dell’Iliade sono contraddistinti da Alfa a Omega. Poi Trifiodoro riscrisse, con lo stesso criterio, l’Odissea ».
• Lava/leva. «Il baco del calo del malo, da sillabare come una nenia sostituendo alle tre A, prima tre E, poi tre I, poi tre O, cadendo sempre più giù nel nonsenso, finché si torna a galla, col senso completo, con le tre U» (Natalia Ginzburg).
• Indovinello zen insolubile col metodo logico. Per esempio, il maestro domanda all’allievo: «Una ragazza cammina per strada, è la sorella maggiore o minore?». L’allievo non deve rispondere nulla, ma assumere un atteggiamento vezzoso, cercando di farsi ragazza: mostra così di anteporre l’esperienza dell’essere alla sua descrizione verbale.
• «Se proprio si deve parlare, sia almeno per non dire nulla» (Beckett).
• La Volkswagen in difficoltà quando dovette esportare in Argentina la Jetta, parola che laggiù significa malasorte. Un elenco di casi analoghi fatto da Beppe Severgnini: «la Opel ha tentato di imporre in Spagna una vettura chiamata Nova (in spagnolo no va, non va); negli Stati Uniti la Fiat Ritmo ha dovuto diventare Strada (Ritmo negli Stati Uniti è una nota marca di profilattici); in Germania la Rolls-Royce non ha potuto imporre il modello Silver Mist, che in tedesco suona come ”sterco d’argento”».
• Incipit. O inizio di un romanzo. La San José State University della California ha stabilito, tramite un sondaggio svolto tra i suoi ricercatori, che il più brutto incipit della letteratura mondiale è «Era una notte buia e tempestosa» di George Bulwer-Lytton, ripreso poi da Snoopy quando sogna di fare il romanziere. «Paul Valéry, tempo fa, a proposito di romanzi, mi assicurava che, per quanto lo riguarda, si sarebbe sempre rifiutato di scrivere: ”La marchesa uscì alle cinque”. Ma ha mantenuto la parola?» (André Breton).
• Incarrighiana. Poesia in ottonari o anacreontica inventata da Ferdinando Incarriga, la cui raccolta fu pubblicata a Napoli nel 1834. Per esempio: «La saliera è quella cosa/ che assomiglia ad un occhiale/ da una parte metti il sale,/da quell’altra metti il pep». «Se si leggono troppe incarrighiane si scopre al fondo una cupa demenza, una imbecillità torva».
• Huizinga, Johan. Storico olandese (1872-1945): «La cultura sorge in forma ludica, la cultura è dapprima giocata... Nei giochi e con i giochi la vita sociale si riveste di forme sopra-biologiche che le conferiscono maggior valore.Con questi giochi la collettività esprime la sua interpretazione della vita e del mondo».
• Haiku. Poesia giapponese in tre versi di cinque, sette e cinque sillabe. Obblighi: devono evocare la natura e contenere un’allusione stagionale. Un esempio italiano: ”Le biciclette/ svernano sui balconi/ dei sempreverdi” (Luigi Sacco, 1992).
• Telegrafo senza fili. «Robert Musil nel romanzo L’uomo senza qualità racconta quanto segue: ”Ulrich ricordava un’esperienza analoga, al tempo del servizio militare; gli uomini dello squadrone cavalcano a due a due, e si ripete l’esercitazione ”trasmettere un ordine”; che consiste nel sussurrarsi di orecchio in orecchio un ordine dato a bassa voce; se in testa si comanda ”il sergente preceda la colonna”, in coda ne viene fuori: ”otto uomini siano fucilati” o qualcosa di simile. Nello stesso modo si fa storia».
• «Sulla dialettica gioco puerile/collezionismo adulto è imperniata la storia che racconta Scott Bradfield in Dream of the wolf (New York, 1990). Un bambino vede i coetanei divertirsi con soldatini di plastica che si vendono in sacchetti a rete, quattro soldi mezzo chilo di sacchetti. Dice alla mamma (ricca, bella, intelligente, antiquario): ”Vorrei anch’io quei soldatini lì”. La mamma sorride. Per il compleanno gli regala un cofanetto-vetrinetta contenente un soldatino di prodigiosa bellezza, antico ma in ottimo stato. Forse, spiega la mamma, questo è uno dei primi lavori di William Britain (numero uno nella storia dell’arte dei soldatini). Anno per anno la mamma regala al bambino altri soldatini sempre più preziosi. Il bambino passa i pomeriggi a guardarli, senza neanche tirarli fuori da cofanetti e vetrinette. Il finale della storia è tragico, come si può immaginare».
• «Mentre in tutto il mondo Simon si chiama Simon, sul mercato tedesco fu lanciato col nome di Senso, essendo sembrato, per autocensura e per rimozione, che il nome Simon avesse richiami giudaici troppo forti».
• «La variante più irriverente è quella che si gioca sostituendo ai vari pezzi bottigliette mignon di liquori. Verso il 1890 a Budapest si disputò una partita con mezzi litri di vini diversi; altri vini furono impiegati in altre partite famose: nel 1898 ancora a Budapest, nel 1979 a Londra. Sono stati prodotti pezzi che sembrano normali, ma sono vuoti e hanno un tappo».