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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Siccità e preghiera

• Siccità e preghiera. Durante le estati si recitavano novene per ottenere la pioggia.
• Mucchi di letame. I contadini si alzavano prima che albeggiasse, per andare a dare da mangiare alle bestie. Uscivano all’alba dalle stalla spingendo una carriola di letame che andavano a rovesciare. Mucchi che servivano come riserva di concime, di fertilizzante naturale.
• Somiglianze. Gli spaventapasseri assomigliavano un po’ ai loro padroni perché venivano fatti con dei legni e dei vestiti smessi dal contadino
• Dopo la tempesta nell’orto. Quando il sole torna dopo che di notte il vento ha spazzato via le nubi del maltempo e fatto cadere lo spaventapasseri, gli uccelli fanno scempio delle verdure dell’orto lucide e inturgidite dalla pioggia.
• Desideri. Il contadino desidera morire lì dove è nato.
• Gusti. Il contadino sta bene a casa sua, non desidera viaggiare.
• Preferenze di uccelli. I passeri preferiscono intrattenersi cinguettando su alberi d’alloro. I picchi ticchettano possibilmente tronchi di tiglio. Le tortore tubano sulle acacie. Le ghiandaie stanno sotto le querce.
• Crescere un pavone / 1. I pavoni si allevano dapprima in cattività affinché si abituino all’ambiente, solo dopo possono essere lasciati ruzzolare in cortile, altrimenti volano via e non tornano, anche se non è detto che non lo facciano comunque.
• Crescere un pavone / 2. I pavoni si nutrono con qualche manciata di grano e foglie di lattuga. Da bere acqua in una ciotola. Uova sode, di cui sono molto avidi, ma solo ogni tanto, due volte la settimana al massimo.
• Fioriture della primavera: rosa intenso del mandorlo, rosa pallido del melo cotogno, bianco candido del ciliegio e del pero.
• Pesci provinciali. Immancabili nei giardini delle città di provincia, le vasche con i pesci rossi dove i bambini buttano le briciole di pane.
• Caduti. Tra i fucilati dai tedeschi, nelle campagne del Piavese, un soldato neozelandese.
• Abiti. Così veste un gentiluomo di campagna, quando si reca tra i campi, magari per una colazione da amici: giacca dal taglio sportivo, camicia di flanella con motivi colorati (righe, scacchi), foulard di seta al collo per ripararsi dai colpi d’aria, calzoni di velluto a coste larghe. Infine, scarpe non vecchie ma rigorosamente non nuove.
• Murano. Nelle dimore alto borghesi e nobiliari del Veneto, lampadari di Murano.
• Onomatopeica. Nome di alberghetto vicino a Rimini: Miralonda.
• Vestivamo alla marinara. Tipico indumento per anziane in spiaggia: la vestaglietta leggera.
• Penne d’oca e olio. Sistema usato per non far attaccare sulla griglia il pesce: passarci sopra una penna d’oca intinta nell’olio.
• Proverbio veneto. ”Chi non fa sopéta male ghe spèta”, cioè ”Chi non fa la scarpetta gli venga un accidenti”. Da usarsi soprattutto davanti a soté di vongole in terrina.
• Rimesse vicine al mare. Tipica rimessa da laguna: pavimento in cotto, pareti ricoperte di stuoie, grande camino per cucinare oltre che scaldarsi.
• Cromatismi. La laguna che è delta del Po ha colori inafferrabili: che non sono né quelli del mare né quelli del fiume.
• Avifauna della laguna. Alzavole, anitre, gabbiani, mestoloni, garzette.
• Leggende cristiane. Il protettore dei cacciatori è Sant’Uberto. Fu vescovo di Liegi, diocesi del Belgio. Era un cacciatore appassionato. Un Venerdì Santo dell’anno 683, stava cacciando un cervo nella foresta delle Ardenne. Lo aveva quasi raggiunto quando l’animale si arrestò e si voltò. Uberto vide tra le corna come una luce: era un croce luminosa. Cadde in ginocchio e sentì a quel punto una voce che gli rimproverava di abbandonarsi alla passione della caccia, proprio il giorno della morte di Gesù. Da allora, il giovane cambiò vita e prese i voti fino a diventare vescovo.
• AOI. Sigla che durante il fascismo indicava l’Africa italiana, ovvero quella orientale.
• Abbigliamento primaverile anni Trenta. Accessori: cappello con la veletta, borsetta in tinta col cappello, guanti di rete. La veletta era particolarmente indicata per situazioni dove l’emozione poteva tradire il contegno sobrio da tenersi: nascondeva per esempio le lacrime d’un addio.
• Da Padova. La foto di Sant’Antonio non mancava mai nei portafogli delle signore venete. Quando dormivano fuori casa, ospiti da parenti, per esempio, la mettevano sul comodino per tutta la durata del loro soggiorno.
• Vezzi macabri. Gli averi di un conte veneziano, amante delle raffinatezze parigine, si assottigliarono riducendosi a un pezzo di terra. «Quanto basta per farmici seppellire!», diceva in ultimo.
• Decadenza / 1. Destino dei mobili dei nobili: finire prima o poi in abitazioni non adatte.
• Decadenza / 2. Destino dei quadri dei nobili: vedi sopra.
• Decadenza / 3. Destino dei tappeti dei nobili: non trovare stanze sufficientemente ampie da farli distendere.
• Brevi bozzetti palazzeschiani, sia pure meno ricercati, e non cittadini, ma quasi tutti contadini. La campagna piavese, quella intorno al fiume. E Venezia. Storie di agricoltori, vecchie zie, nonne, usi, costumi, leggende e tradizioni, senza appesantimenti da saggio né intricate trame da romanzo. Storie semplici, come narrate intorno al tavolo, per intrattenere gli amici, alla fine del pasto, preoccupandosi di non tediarli facendola troppo lunga. Tommaso Tommaseo è nato a Venezia nel 1928 da famiglia di origine dalmata da cui discende anche il letterato ottocentesco Niccolò Tommaseo (patriota risorgimentale, autore di dizionari e del romanzo Fede e bellezza). Nel ’93 ha pubblicato Il tempo delle gazzose, volume di racconti presentato dal poeta Zanzotto. Scrive di letteratura per Il Gazzettino. Tommaso Tommaseo, ”La carrozza del nonno”, Santi Quaranta Pagine 144, lire 20 mila