Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Hotel Mosca

• Birra. La Repubblica ceca è il paese dove si beve più birra pro capite (160 litri annui), seguono Irlanda e Germania. Proverbio ceco: "Cinque birre medie al giorno tolgono il medico di torno". "Sei una birra piccola": modo di dire ceco che equivale al nostro "sei una mezza calzetta" (tutti bevono la media, bere la piccola è considerato un disonore).
• Vodka. La parola vodka significa letteralmente "acquetta". Barzelletta russa: un bimbo dice al padre «Adesso che ci sono meno soldi berrai meno vodka". Il padre: "No, mangerai di meno tu". Proverbio russo: "Senza vodka non si ragiona».
• Fumo. Lo scrittore bosniaco Ivo Andric, nei Tempi di Anika: «Mihajlo aveva fumato di rado, adesso comincò a fumare regolarmente e con passione. Fu allora che capì il valore di quella favilla perpetua davanti agli occhi e di quel fumo azzurrino che solletica gli occhi e la gola, consentendo di versare una lacrima senza piangere, di aspirare profondamente senza che questo si chiami sospiro».
• Cirillico. Fu il tessalonicese Metodio, missionario in Bulgaria, a creare il cirillico, primo alfabeto slavo, copiandolo dal greco (lo chiamò così in onore del fratello Cirillo). Il cirillico è in uso presso gli slavi di rito ortodosso (quelli di rito cattolico utilizzano l’alfabeto latino). Wojtyla ha proclamato i santi Cirillo e Metodio «protettori d’Europa».
• Slavi. Sono slavi tutti i popoli dell’Est Europa (a parte albanesi, rumeni e ungheresi). Si dividono, per confessione, in cattolici (sloveni, croati, slovacchi, cechi, polacchi), ortodossi (bulgari, serbi, macedoni, ucraini, russi, bielorussi) e musulmani (bosniaci).
• Cravatta. Il termine cravatta da «Hrvatsko», Croazia, per l’abitudine delle truppe croate dell’esercito asburgico di indossare questo accessorio.
• Kokodaku. Per i serbo-croati il cane non fa «bau» ma «av», la gallina «kokodaku» invece di «coccodè», il gallo «kukureku» e non «chicchirichì».
• Ano. In lingua ceca "ano" vuol dire «sì».
• Ova. In molti paesi slavi, i cognomi delle donne finiscono sempre per «ova», quelli stranieri vengono slavizzati e nei cartelloni cinematografici capita di veder scritto: Basingerova, Crawffordova, Pfeifferova, ecc.
• Spesa. La moglie di Dubcek, leader della Primavera di Praga, dopo la caduta in disgrazia del marito, era continuamente pedinata da agenti segreti. Un giorno che la seguivano mentre portava due pesanti borse della spesa, si voltò e disse: «Datemi una mano! Siate cavalieri!».
• Pulizie etniche. Dopo la seconda guerra mondiale, circa undici milioni di tedeschi dell’Est Europa furono espulsi brutalmente (migliaia gli omicidi), i loro beni espropriati, nell’indifferenza generale. Stessa sorte per più di 300 mila italiani di Istria e Dalmazia.
• Papak. La maggioranza di sarajevesi erano musulmani (43 per cento), poi c’erano serbi (34 per cento), croati (18 per cento) e un migliaio di ebrei sefarditi, cioè provenienti dalla Spagna della Santa Inquisizione dove non avevano scelta: o fuggivano o si convertivano diventando «marranos», termine dispregiativo da cui «marrano». Adesso nove sarajevesi su dieci sono musulmani, molti arrivati con la guerra dalla campagna e soprannominati «papak» (burini).
• Religione. Nella sola Mosca, Stalin fece distruggere 400 chiese su 520. L’opera di ateizzazione arrivò a tal punto che un soldato dell’Armata rossa, entrando nella casa di una famiglia finlandese durante la seconda guerra mondiale, vide un quadro raffigurante Cristo e domandò alla padrona: «Chi è quest’uomo? Vostro padre?».
• Cannibali. In Ucraina, negli anni ’30, Stalin espropriò tutti i raccolti per vincere la resistenza alla collettivizzazione delle terre e per avere valuta pregiata. Il grano, per esempio, fu esportato in Germania. Nel mar Nero giravano navi sovietiche con scritto «Viva il compagno Hitler». La carestia causata da Stalin provocò milioni di morti, ci furono casi di cannibalismo.
• Uova e letame. In Ucraina alcune discoteche si fanno pagare il biglietto d’ingresso con un uovo, e certe aziende agricole retribuiscono i dipendenti in letame.
• Stalin, aitante vedovo, ebbe una relazione con la giovanissima Nadja Allelueva (che aveva salvato quando cadde dal molo a Bakù). Il matrimonio tra il rozzo dittatore e la sensibile ragazzina fu infelice, ad esempio Stalin le ripeteva spesso che era sua figlia (aveva avuto una relazione con la madre, una libertina incallita). Nadja si suicidò nel ’32. La sera prima, a cena, durante l’ennesima lite, Stalin le aveva tirato in faccia bucce d’arancia.
• Quando morì Stalin, l’"Unità" titolò: «E’ morto l’uomo che più ha fatto per il progresso e il bene dell’umanità».
• Krupskaja. La Krupskaja, vedova di Lenin, era l’unica donna che potesse mancare di rispetto a Stalin, il quale non l’amava, tanto che per scherzo propose a un compagno: «Nominiamo un’altra vedova di Lenin al posto della Kruspskaja».
• Nom de guerre. Il nome di battaglia Stalin deriva da "stal" (acciaio), Lenin dal fiume Lena.
• Mausoleo. Lenin voleva una sepoltura semplice, invece venne mummificato e messo in un mausoleo ispirato alle piramidi. Stalin voleva riposare accanto al predecessore e così fu (al suo funerale, nella ressa, morirono migliaia di persone). Ma con l’arrivo al potere di Chruscev, che denunciò gli eccessi del dittatore georgiano, la mummia di Stalin fu incenerita e inumata accanto al mausoleo.
• Zivkov, presidente della Bulgaria dal ’56 all’89, fece uccidere il poeta dissidente Markov, esule in Inghilterra, da un agente segreto armato di un ombrello dalla punta avvelenata, alla fermata del bus, a Londra. Era il ’78.
• Replica di Zivkov all’accusa di avere ordito l’attentato al papa: «Se fossimo stati noi, come con le donne non avremmo fatto cilecca».
• Nell’87, Zivkov convinse alcuni rabbini bulgari a proporre la sua candidatura al Nobel per la pace. Voleva appropriarsi del merito di aver salvato 48 mila ebrei bulgari. Il loro salvataggio si deve invece a Dimitar Pesev, il quale, durante la seconda guerra mondiale, fermò la deportazione già preparata in gran segreto denunciandola apertamente. Poiché era parlamentare di un regime monarchico filonazista, dopo l’avvento dei comunisti, fu perseguitato e morì dimenticato nel ’73.
• Cechov. Cechov soffriva di tubercolosi e si curava a Jalta in Crimea, annoiandosi, mentre a Mosca le sue commedie venivano osannate. Quando sentì avvicinarsi la fine, fece un viaggio in Germania. Morì il 2 luglio del 1904 nella Foresta Nera, brindando con la moglie Olga, un’attrice d’origine tedesca. Bevve una coppa di champagne e disse: «muoio».
• Milosevic. Secondo i belgradesi Slobodan Milosevic è comandato dalla moglie Mira, cui è legatissima fin dall’infanzia. In proposito circola una barzelletta. I Milosevic stanno passeggiando e incontrano un ex spasimante di Mira. Un breve saluto poi la coppia riprende a camminare. Slobo dice: «Vedi Mira, se l’avessi sposato adesso saresti la moglie di un panettiere». Mira: «Ti sbagli, lui sarebbe presidente».
• Karadzic. Marko Vesovic (uno dei massimi poeti di Bosnia): «A Karadzic della sua gente importa come della neve dell’anno scorso».
• Mendicanti. Cartelli tenuti in mano da mendicanti moscoviti: «Per la sepoltura di mia moglie». «Ci muore la figlia, aiutateci. Possiamo fornire i documenti dell’ospedale».
• Lavoratori. Motto dei lavoratori comunisti: «Voi fate finta di pagarci e noi facciamo finta di lavorare».
• Humour sovietico. «Quando me la consegnerete?», chiede un uomo che ha appena comprato un’auto. Il concessionario: «Tra dieci anni». «Di mattina o di pomeriggio?» «E che differenza fa?» «Sa, di mattina ho appuntamento con l’idraulico».
• Marilyn. Battuta americana anni ’50: «Se Marylin Monroe passeggiasse per Mosca con indosso solo un paio di scarpe la gente le guarderebbe quelle».
• Hotel Mosca è un reportage di viaggio, dai Balcani alla Russia, che spazia dalla storia, alle barzellette su Milosevic e Havel, alle citazioni dei classici della letteratura eurorientale (Cernjanski, Andric, Kundera, Hrabal...). L’autore, Antonio Armano, 33 anni, giornalista, ha studiato russo e ceco, e scritto di Est Europa per diverse testate.