Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Il teatro e il suo doppio
• Bordello. «C’è gente che va a teatro come andrebbe al bordello. Piacere furtivo. Eccitazione momentanea».
• Mondanità. Il pubblico mondano è quello da frasi tipo ”c’ero anch’io”.
• Regia. la regia a costituire il teatro assai più che il testo scritto e parlato.
• Conti. Trenta repliche consecutive è il minimo indispensabile a sfruttare commercialmente un eventuale successo. Quindi: un mese di prove e un mese di repliche, minimo, per stare in piedi economicamente.
• Miti. «Tutti i grandi miti del passato celano forze pure».
• Notte e oriente. Nell’alfabeto orientale la notte è rappresentata come un albero sul quale un uccello ha chiuso un occhio e comincia a chiudere anche l’altro.
• Notte, peste, premonizioni. Gli archivi della città di Cagliari narrano che una notte della primavera del 1720 il re di Sardegna sognò che la sua isola sarebbe stata distrutta dalla peste. Si risvegliò e quando una nave gli chiese di approdare la scacciò minacciando di farla affondare a colpi di cannone. Ebbene quella nave sarebbe approdata a Marsiglia e lì avrebbe diffuso una nuova, terribile epidemia di peste (in una forma di virus ancora sconosciuta). Era salpata da Beirut e si chiamava Grand-Saint-Antoine.
• Peste e teatro. Quando una città è in preda alla peste, i cadaveri si accumulano al punto che non c’è più legna per bruciarli. La gente rantola nelle case aperte e le persone si danno agli impulsi più sfrenati. Uomini casti insidiano la figlia del vicino, avari buttano i soldi dalla finestra eccetera. Insomma, la peste fa emergere i lati oscuri dell’uomo, fa cadere le maschere. Lo stesso dovrebbe fare il teatro.
• Teatro e mitragliatrice. «Ora, io sostengo che l’attuale situazione sociale è iniqua e meritevole di essere distrutta. Se è compito del teatro occuparsene, lo è ancor più della mitragliatrice».
• La vita e il teatro della crudeltà. Nel ’33 Artaud fondò la Società anonima del teatro della crudeltà. Per tentare una sperimentazione delle sue idee scrisse una pièce, Le Cenci. La mise in scena nel ’35 con costumi e scenografie di Balthus e se stesso nei panni del protagonista. Un insuccesso. Scosso dalle traversie di altri tentativi, partì quasi senza denaro per il Messico, dove tenne conferenze e cercò i funghi allucinogeni. Fu rimpatriato. Sbarcò in Belgio, di dove era partito, ne fu espulso. Si diede allo studio dell’astrologia e dei tarocchi. Nel ’37, convinto che un bastone regalatogli da un amico fosse appartenuto a San Patrizio, patrono d’Irlanda, partì per l’isola. Lì accostò il cattolicesimo. Lo arrestarono e imbarcarono per la Francia. In nave dovettero contenerlo. Dopo lo sbarco venne internato.
• Latinità. « latina la necessità di servirsi delle parole per esprimere idee chiare. Per me invece le idee chiare, a teatro come ovunque, sono soltanto idee morte e liquidate».
• Programma. «Basta con i capolavori».
• Autori. L’autore di una pièce, anche se è un capolavoro, non deve essere sacralizzato. La rappresentazione non deve avere paura di interpretarlo, adattarlo, attualizzarlo, e deve fare tutto questo senza tenere conto del parere dell’autore, anzi addirittura andando contro di esso, perché un’opera teatrale è di tutti, non di chi la scrive.
• Europocentrismo. «Se noi pensiamo che i negri hanno un cattivo odore ignoriamo che ovunque, Europa eccettuata, siamo noi bianchi a puzzare».
• Arte e cultura. «Arte e cultura non possono andare d’accordo».
• Mezzi d’espressione. Nel teatro della vita, o della crudeltà, tutti i mezzi di espressione devono essere ammessi sul palcoscenico: la musica, la danza, la pantomima, la mimica, l’architettura, l’illuminazione, la scenografia, solo per citarne alcuni.
• Sogni e sgualdrine. Tra le pièce d’inizio secolo che soddisfano i criteri del teatro artaudiano, oltre a "Ubu Roi", di Jarry, "Il sogno", di Strindberg, "Peccato che sia una sgualdrina", di Ford.
• Pulp. "Peccato che sia una sgualdrina", storia di incesto tra fratello e sorella. Nella scena finale, durante una cena, il fratello, pur di non lasciare che la sorella venga uccisa dal marito, la uccide, le strappa il cuore e se lo mangia.
• Censura preventiva. La polizia interviene automaticamente a un certo genere di spettacoli e al minimo disordine manda tutti a casa. Spesso, tra il pubblico, ci sono provocatori prezzolati.
• Soffi. «E io voglio col geroglifico di un soffio ritrovare un’idea del teatro sacro».
• Poesia e particolari. «Ci sono abbastanza particolari perché si capisca. Precisare significherebbe guastare la poesia della cosa».
• Fratelli Marx. Il cinema, specialmente quello dei fratelli Marx, con le sue trovate spiazzanti, ha quella dirompente forza anarchica che manca al teatro.
• Illusionismo. «Immensa è la nostra capacità di credere, di illuderci».
• Sangue in cartellone. In cartellone al teatro Jarry di Parigi, nella stagione 1926-27, "Il fiotto di sangue", di Antonin Artaud.
• Musico terapia. Gli indiani di certe tribù nordamericane conoscono e praticano le musiche di guarigione e provocano piogge con le loro danze.
• Vita e scena. Riprodurre sulla scena situazioni che facciano gridare lo spettatore: come quando, nella vita reale, assiste a un arresto, a un incidente.
• Scioperi e rottura della routine. Nel maggio del 1932, sciopero di cinema, sale da ballo e teatri. Conseguenze: quel giorno il mondo dello spettacolo parigino si rivitalizza ed è possibile vedere gli attori ai tavolini dei caffè infervorarsi, discutere, in una parola vivere.
• Sorpresa. Secondo Poe, alla base dell’arte c’è una condizione di sorpresa.
• Attori giapponesi. L’attore giapponese, eterno nella sua disciplina, coltiva fino al parossismo tutte le proprie possibilità fisiche e psichiche.
• Gestori e gelosia. I gestori dei teatri parigini erano gelosissimi delle loro compagnie di recitazione e del palcoscenico. Difficilmente accadeva che permettessero a un loro attore di fare qualcosa a parte, nei ritagli di tempo, per altri spettacoli. E le strutture restavano utilizzate piuttosto che essere concesse ad altri.
• Quello della corrazzata Potëmkin. Alla fine degli anni Venti, il regista russo Sergej Ejzenstein tenne una seguitissima conferenza sul cinema, alla Sorbona. Centinaia di poliziotti sparsi ovunque per sorvegliare l’uomo che veniva dalla rivoluzione, il questore in persona presente per dare l’ordine di intervenire in caso di disordini. Non accadde nulla di quanto temuto dalle autorità.
• Sport cardiaco. «L’attore è un atleta del cuore».
• In questo saggio sono raccolte le riflessioni di Artaud, sotto forma di articoli e lettere, ma anche estratti delle sue pièce e di quelle di altri autori del ”teatro della crudeltà”, ovvero ”della vita”. Il sogno di sconvolgere lo spettatore, di provocare in lui uno psicodramma liberatorio e catartico, la concezione di teatro anarchico, puro, estremo, simile, per le trovate sceniche e l’utilizzo di tutte le tecniche espressive, musica, pittura eccetera, a quello orientale, ne fanno un’opera fondamentale della drammaturgia moderna che continua a esercitare vistosa influenza. Al di là del fascino di un personaggio-icona per cui il vero palcoscenico fu la vita.
Nato nel 1896 a Marsiglia da una famiglia di armatori e commercianti, Artaud si trasferì a Parigi per farsi curare disturbi mentali. Pubblicò articoli, liriche, fu attore, disegnatore, romanziere (con Eliogabalo). Si unì ai surrealisti. Fondò il teatro Jarry. Per questa tentazione ”borghese” fu allontanato dal gruppo. Suo obiettivo, emozionare il pubblico come a una antica rappresentazione dell’Edipo, ricreare la paura orientale per i draghi di cartapesta. Oppiomane, viveva in camere d’albergo. Recitò e scrisse soggetti per il cinema, aborriva quello muto. Dopo alcuni insuccessi partì per il Messico, poi andò in Belgio e in Irlanda dove fu arrestato e imbarcato a forza. Venne internato. Intanto, nel ’38, usciva, da Gallimard, "Il sogno e il suo doppio". La guerra che infuriava fuori rese più tragica, anche materialmente, l’esperienza della follia. Distrutto, anche nel corpo, gli amici ottennero che fosse ricoverato vicino a Parigi, dove aveva libertà di movimento. Nel ’46, in un gala al Sarah Bernhardt, fu data lettura di sue poesie. Afflitto da un cancro all’ano, placava i terribili dolori con l’oppio. Il suo "Per finirla col giudizio di dio" doveva essere rappresentato in radio, fu censurato. Esausto, semiparalizzato, Artaud fu trovato morto nel marzo del ’48, ai piedi del letto, in clinica.