Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Voci del silenzio

• Bambini. «Nessun bambino sta imparando una delle quasi cento lingue native parlate nell’attuale stato della California».
• Parole. «Si è parlato più della condizione del panda e delle civette maculate che della scomparsa della diversità delle lingue umane».
• Ubykh. «Alcuni anni fa i linguisti accorsero nel villaggio agricolo di Haci Osamn, in Turchia, per registrare la voce di Tefvik Esenc, un anziano agricoltore ritenuto l’ultimo parlante conosciuto della lingua ubykh, un tempo diffusa nel Caucaso nordoccidentale».
• Wappo e cupeño. «Roscinda Nolasquez di Pala, in California, ultima parlante della lingua cupeño, morì nel 1987 all’età di novantaquattro anni, e Laura Somersal, una degli ultimi parlanti della lingua wappo, morì nel 1990».
• Sull’isola di Man. «Ned Maddrell moriva nel 1974. Con la sua morte, l’antica lingua manx, lasciava la comunità delle lingue vive del mondo. Soltanto un secolo prima, poco prima della nascita di Maddrell, erano ancora 12 mila le persone che parlavano il manx (quasi un terzo della popolazione dell’isola)».
• Ritmi. «Le lingue degli aborigeni australiani stanno scomparendo al ritmo di una o più all’anno».
• Arrivi. «Sulle circa 300 che si stima fossero parlate nell’area degli Stati Uniti all’epoca dell’arrivo di Colombo, nel 1492, soltanto 175 risultano tuttora in vita».
• Massachusetts. «Tra le numerose lingue dei nativi americani scomparse ce ne sono alcune che hanno fornito ai padri pellegrini le loro prime parole per designare le nuove cose che andavano trovando in America, come moose e racoon. Le uniche tracce che rimangono di queste lingue sono le parole e i nomi di stati come Massachusetts».
• Strategie. «Molte persone cessano di parlare la loro lingua come forma di autodifesa e come strategia di sopravvivenza».
• Decisioni. «La decisione di scrivere nella propria lingua nativa, il gikuyu, è costata allo scrittore kenyano Ngugi Wa Thiong’O la prigionia e alla fine l’esilio».
• Stime. «Secondo le stime dei linguisti nel mondo esistono attualmente tra le 5.000 e le 6.700 lingue. Almeno la metà di esse, se non di più, si estingueranno nel corso del prossimo secolo».
• Cuori. «Il cuore di una lingua è nella generazione più giovane».
• In Brasile. «I soli parlanti noti della lingua koaia, per esempio, sono le donne di una famiglia che vive nello stato di Rondonia».
• Sforzi. «Grazie agli sforzi dei linguisti, rimarrà almeno qualche traccia della lingua ubykh e del suo inusuale sistema fonetico composto di 81 consonanti e di sole tre vocali».
• Primi posti. «Circa il dieci per cento delle lingue del mondo mettono al primo posto il verbo, come l’irlandese: is cailing og Marie, che significa ”Maria è una giovane donna”, si traduce letteralmente come ”è una giovane donna Maria”».
• Assorbimenti. «Le lingue tendono fortemente a semplificarsi man mano che aumentano la loro espansione e i loro contatti con altre lingue. Dopo la conquista normanna, per esempio, l’inglese ha assorbito una parte consistente del suo vocabolario dal francese e con il passar dei secoli ha perso molta della complessità grammaticale che si ritrova tuttora in lingue germaniche più conservatrici come il tedesco e l’islandese. Le differenze sono ovvie quando consideriamo che un islandese moderno è ancora in grado di leggere le antiche saghe, mentre la lingua dell’antica epica inglese come il Beowulf suona per i parlanti inglesi attuali come una lingua completamente diversa».
• Antonomasia. «Il sociologo Eliezer Ben-Rafael racconta come in un kibbutz israeliano il medico locale fosse chiamato Zigmund. Dopo anni che il medico aveva lasciato il kibbutz, sia per i bambini sia gli adulti un medico è ancora un ”zigmund”».
• Canarini. «Le lingue sono come il canarino per i minatori: una condizione di pericolo per una lingua segnala un problema ambientale».
• Proverbio giamaicano. «Kau neva no di yus of im tel it butcha kot it of (la mucca non sapeva che farsene della coda finché il macellaio non gliel’ha tagliata)».
• Cicli. «Un pescatore delle isole Palau nato nel 1984 e intervistato dal biologo marino R. E. Johannes conosceva i nomi di più di trecento diverse specie di pesci, e conosceva i cicli di deposizione delle uova legati alle fasi lunari relative a un numero di specie di pesci di svariate volte superiore a quelle descritte nella letteratura scientifica del mondo intero».
• Viaggi. «Nel 1966 già il 70% della posta e il 60% delle trasmissioni radiofoniche e televisive di tutto il mondo era in inglese. Si confrontino ora questi numeri con la condizione della lingua nel 1600, epoca nella quale l’idea che l’inglese potesse diventare una lingua mondiale non era presa in seria considerazione, poiché si riteneva che avesse numerosi difetti. Mentre a quel tempo la conoscenza dell’inglese era praticamente inutile in occasione di viaggi all’estero».
• Lavaggi del cervello. «Molti immigrati negli Stati Uniti hanno subito un lavaggio del cervello volto a indurre in loro la convinzione che le loro lingue e le loro colture erano inferiori e che perciò, se volevano essere americani, dovevano abbandonarle».
• Illegalità. «Ancora nel 1971 era illegale parlare spagnolo in un edificio scolastico pubblico in Texas».
• Rischi. «A molti genitori che provengono da varie minoranze asiatiche e che ora vivono in Gran Bretagna è stato detto da parte di insegnanti e operatori sociali che l’uso di lingue diverse dall’inglese a casa avrebbe messo a rischio l’apprendimento dell’inglese da parte dei bambini».
• Usi. «La maggior parte delle lingue del mondo sono lingue non scritte, non riconosciute ufficialmente e ristrette comunità locali a usi familiari».
• Famiglie. «La famiglia indoeuropea, che contiene qualcosa come 200 lingue, è una delle più diffuse e certamente la meglio documentata. Essa copre la maggior parte dell’Europa e si estende attraverso l’Asia minore fino all’India».
• Tropici. «La biodiversità si concentra nei Tropici e cala via via che ci si avvicina ai poli, proprio come la diversità linguistica».
• Vulcani. «Come esempio di morte improvvisa causata da un cambiamento ambientale che preso la forma di disastro naturale, possiamo citare il caso dell’eruzione vulcanica che ebbe luogo nel 1815 nell’isola di Sumbawa nell’arcipelago indonesiano e che causò la morte di tutti i parlanti della lingua tamboran. Tutto ciò che ne rimane è un breve elenco di parole raccolto da Sir Thomas Raffles».
• In Nuova Guinea. «Nel villaggio di pianura di Gapun, studiato Da Don Kulick, il numero medio di lingue comprese dagli uomini di età superiore ai quarant’anni era pari a cinque».
• Cacopera. «Nel 1974 il linguista Lyle Campbell trovò per esempio numerosi anziani in Salvador in grado di ricordare alcune parole e frasi di una lingua chiamata cacopera».
• Fenomeni. «L’ebraico è stato trasmesso di generazione in generazione per più di 2.000 anni come la lingua dei testi sacri, degli scritti rabbinici e della preghiera formale. Nel XIX secolo esso non veniva praticamente più usato se non in queste situazioni. Con l’avvento del sionismo e la creazione dello stato di Israele nel 1948, l’ebraico, in un fenomeno senza precedenti, fu reivantato nei contesti dai quali era scomparso. Esso è ora la lingua nazionale, quasi tutti gli israeliani lo parlano e più di tre milioni di loro lo impiegano come prima lingua».
• Nel mondo esistono oltre cinquemila lingue. Molte stanno scomparendo inarrestabilmente, a causa della globalizzazione, dei genocidi, delle repressioni di gruppi etnici. Una lingua scompare perché una minoranza viene assimilata, perde la sua identità. Inglese, spagnolo, cinese, russo e francese, sono parlati da centinaia di milioni di persone, ma sono solo una parte infinitesimale della diversità linguistica. Ci si preoccupa della scomparsa di un animale e non di quello di idiomi. Eppure, contengono la saggezza di un popolo e la conoscenza della natura. Nomi di piante e di pesci. Proverbi. Memorie storiche trasmesse oralmente per secoli. Sono una finestra sul mondo, che si chiude. Daniel Nettle è ricercatore di antropologia allo University College di Londra. Suzanne Romaine è professore di inglese all’Università di Oxford.