Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Nomi, identità
• Nomi, identità. Possibilità per tutti quelli che si arruolano nella Legione di scegliersi un nome, una nuova identità. Nome scelto da Bottai: Andrea Battaglia.
• Definizioni. "Un uomo che va in cerca del suo nome: potrebb’essere una definizione del legionario".
• Ore topiche. " quella l’ora topica di chi si fa legionario, l’animo in sospeso tra un’esperienza a suo modo conchiusa e un’altra, le cui vie sono tuttavia imprevedibili. Della prima ha gran fretta di liberarsi, di perdere perfino il ricordo, di soffocare ogni richiamo; e della seconda vorrebbe forzare le tappe".
• Descrizioni. Descrizioni del naso di Bottai alle diverse visite, dalla leva in poi: grossetto, acquilino, greco, alla Legione rectiligne, cioè dritto.
• Refugiurm peccatorum. "Espiazione non di questo o quell’errore, nettamente individuato, ma, si sarebbe tentati di dire, dell’errore in sé, che incombe sulla nostra qualità di uomini".
• Scherzi della memoria. "Mah! Debbo aver qualcosa da dimenticare. Solo che non mi ricordo che cosa" (anonimo legionario).
• Paragoni. "Si potrebbe parlare degli alpini senza le loro bevute? Lo stesso dei legionari".
• Valore-vino. "Sempre lo stesso. Anche al nord, dove lavoravo in miniera. Si portava subito la paga al bistrot. stupido, ma è così... E quei signori sui loro giornali parlano di valore-oro o di valore-lavoro. Fatemi ridere! Reale è questo: il valore vino!" (un vecchio legionario Belga, dai baffoni spioventi).
• Tipi di vino. Rouge per le libagioni ordinarie, rosé per le feste di precetto, blanc per le baldorie.
• Avvisi. "Avviso agli incauti, che qui alla Legione il vino s’ha da portarlo con dignità. L’ammirazione pel bevitore non è disgiunta a un certo disprezzo per l’ubriacone"
• Motto legionario. "Dimentichiamo con le nostre pene / La morte che non si dimentica mai".
• Promozioni. "La morte est une promotion?" (Chateubriand).
• Modo di dire: "Quando un militare francese entra in ospedale è per essere rimpatriato; un fuciliere è per guarire; e un legionario per morire".
• Sidì. Sidi-bel-Abbes, in Algeria, provincia francese fino al ’62 dai primi dell’Ottocento, era la capitale della Legione, detta semplicemente Sidì.
• Terra. Il piccolo cimitero marino del Forte a Sidì, una dozzina di legionari sepolti nella terra.
• Ancora sul refugium peccatorum. "Aveva Mosé stabilite città d’asilo, dove si rifuggissero gl’incolpati senza ragione o oltre ragione, ma per potersi giuridicamente scolpare, non per rimanere impuniti" (Tommaseo).
• Egalité: "Chi firma il suo contratto di legionario sottoscrive in anticipo una sentenza, che nessuna pena esclude, neppure la capitale. E lo stesso inchiostro vale per tutti. Qui non ci sono clausole di favore, né privilegi, né raccomandazioni che valgano. Ognuno si raccomanda da sé, per quel che fa e che è nel presente, e non per quel che fu e fece. Qui da una rigorosa eguaglianza economica ricomincia la vita".
• Gradi. Storiella che si racconta sui tempi in cui arrivavano i resti della armata imperiale dalla Russia rivoluzionaria: "All’arrivo d’uno dei primi gruppi il capitano scese dal suo ufficio nel cortile, dove aveva luogo la rituale presentazione. Una fila di sette otto uomini in bell’ordine schierati. Il capitano si ferma davanti al primo: ”Che cos’eravate voi nella vita civile” gli domanda. E quello: ”Nella vita civile era militare, signor capitano”. Prima sorpresa del capitano, che sorride: ”Ah, molto bene. E che grado?” ”Generale, signor capitano.” La sorpresa aumenta. Il capitano passa agli altri. ”E voi?” ”Colonnello, signor capitano.” ”E voi?” ”Capitano, signor capitano.” ”Sia lodato Iddio – sbotta il capitano, - finalmente un collega!”".
• Detto spagnolo: " più facile militarizzare un civile che civilizzare un militare".
• Canzoncina: "Vi si trovano tipi di tutto il mondo / di Vienna, e di Monterotondo" ecc.
• Tipico brusco saluto del legionario: "Alors, à part ça, ça va?" (ovvero, "A parte tutto, come va?").
• Generazioni. Il vecchio generale della satira francese che osserva dal buco della serratura il nipotino affaccendato tra modellini di carri armati ecc.: "Ah non sanno più giocare ai soldati!".
• Portalettere. "Cocteau, a proposito d’uno zelante filosofo che l’aveva convertito e poi non lo mollava più: ”Trois coups à la porte. On croit que c’est le Bon Dieu, et ce n’est que le facteur (portalettere, ndr)”".
• Lingua. "In verità, ognuno nel suo gruppo nazionale, per quanto disperso nei ranghi, parla la sua lingua; e le relazioni da gruppo a gruppo si svolgono in un mediocre scolorito francese, un francese basic, d’un centinaio di parole o giù di lì, sformato da tutte le pronunce possibili".
• Francese. "Alla Legione si parla francese in tutte le lingue" (Loucheur).
• Gergo. Bleu (novellino), type (sveltone, scafato), crapule (beone, mangione), toubib (medico, dall’arabo), pinard (il vino), schluk (dal tedesco, sorsata di vino fatta di straforo), jus (il caffè, che in effetti è spesso una brodaglia), tireur au cul (scansafatiche).
• Cafard. In francese, vuol dire piva storta, tristezza, malumore ecc. Si dice: "Et l’bourgeois a peur du cafard du légionnaire".
• Parolacce. "Credono di fare del Céline scrivendo merda ogni quattro righe" (Céline).
• A Oujda, in Marocco. Bottai organizza una biblioteca con testi in tutte le lingue, ordinati in vecchie casse di gallette, per mancanza di scaffali, il primo che viene a chiedere un prestito è un belga: "Un livre cochon, s’il vous plait".
• Atto di nascita. "Il serà formé une Légion composée d’étrangers, cette Légion prendra le nom de Légion Etrangère" (Luigi Filippo, re dei francesi, 9 marzo 1831).
• Conti. "Un soldato straniero, secondo un contemporaneo, ne vale tre agli occhi del Re. un uomo in meno per il nemico, uno in più nei nostri ranghi. un francese, infine, che si può lasciare ai campi o all’industria" (Charles De Gaulle, La France et son Armée).
• Il mito fondante della Legione è la battaglia di Camerone, massiccio albergo di campagna in Messico, dove, il 30 aprile 1831, un manipolo di sessanta legionari, comandati dal capitano Danjou, resistette alla carica di duemila messicani (milleduecento fanti e ottocento cavalieri), spalle al muro, fino all’ultima pallottola.
• Amabili facezie. "I vecchi legionari lo sentono, confusamente; e, tutto, sommato, non amano una guerra che sfugge loro di mano. S’arriva sul campo di battaglia come all’officina, in tuta, per delle operazioni al cronometro. Ancora un tratto su questa via, e ci si arriverà come in un laboratorio, in camice bianco. I combattenti non sembreranno neppure più dei soldati, ma degli operai, in ispecie quegli americani sul conto dei quali corrono nelle nostre file amabili facezie".
• Coraggio. "Chi ha fatto le due esperienze, del ’14-18 e del ’39-45, sa che su quattro ruote è meno faticoso aver coraggio; e che andare all’attacco con le proprie gambe o esserci portato sono un paio di maniche differenti. Il coraggio più difficile in guerra non è quella di morire, ma quello di vivere, fino al momento di morire, tra gli stenti, il sudiciume, le piaghe, il lézzo".
• Versi. "Noi che t’amammo, o Francia" (Carducci).
• Nato a Roma da famiglia toscana il 3 settembre del 1895, volontario nella prima guerra mondiale, al ritorno collabora alla rivista Roma Futurista e si iscrive al Fascio nel ’19. Eletto deputato nel ’21, partecipa alla Marcia come comandante della colonna Tivoli. Fonda la rivista Critica Fascista ed è ministro dell’Educazione Nazionale dalla fine del ’36 al febbraio del ’43. Nella notte tra il 24 e il 25 luglio, presenta, con Grandi, l’ordine del giorno che farà cadere Mussolini. Condannato a morte da Salò e all’ergastolo dagli Alleati, riesce a fuggire arruolandosi nella Legione, dove combatte tra l’Africa e la Germania contro i tedeschi, quasi a espiare. Torna in Italia nel ’48 ritirandosi a vita privata, un anno dopo l’assoluzione. Muore a Roma il 9 gennaio del ’59.
Il mito della Legione, dove si cambia nome e nessuno ti chiede del passato perché tutti sono lì per dimenticarlo. L’uguaglianza di tutti, la perdita persino dell’identità nazionale. I personaggi incontrati. L’Africa e la Germania. Un diario appassionato e ragionato, apparso presso Garzanti e ripubblicato da un editore pavese, tra aneddoti, storielle, e vicende crude. In appendice, le lettere alla famiglia.