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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Posto del sonno

• Posto del sonno. La parola cimitero dal greco koimeterion, posto del sonno, dormitorio.
• Fori. A dieci chilometri da Dingle, Irlanda, un cimitero di nome Gallarus Oratory (IX secolo) con pietre sepolcrali dotate di fori dove infilare le dita per stipulare un patto.
• Visite. "Una visita al Père-Lachaise a Parigi aggiunge un anno di vita" (James G. Ballard).
• Il nudo e il morto. «In anni di repressione sessuale, i cimiteri erano zone franche dove i corpi umani venivano ritratti nudi e seduttivi, con l’aggiunta di una disturbante inclinazione al macabro. Mentre l’epoca della regina Vittoria e di Pio IX pretendeva costumi rigorosamente sessuofobi, nei cimiteri si moltiplicavano le statue di donne voluttuose nella morte o nel riposo, di coppie di amanti, di nudi avvinghiati a scheletri».
• Numeri. In Italia ci sono oltre quindici mila cimiteri, per un totale di circa cento milioni di tombe.
• Pomerium. Nell’antica Roma, i morti perlopiù venivano sepolti fuori dal pomerium, il recinto sacro della città, in quanto ritenuti non a torto fonte di contaminazione. Tutti avevano il loro loculus, il luogo di sepoltura, lungo le vie fuori del pomerium. Dal periodo repubblicano in poi, si estendono le catacombe, ovvero sepolture in cunicoli sotterranei, riservate ai meno abbienti e ai cristiani.
• Ad sanctos. Nel medioevo si viene sepolti ad sanctos et apud ecclesiam, vicino ai santi e presso le chiese. I ricchi possono permettersi sepolture sotto al pavimento della chiesa, i poveri fosse comuni all’esterno. Da questa usanza, il termine italiano camposanto, l’inglese churchyard, il francese aître e il tedesco Kirckhof.
• Innocenti. Il camposanto più famoso e famigerato d’Europa è quello des Innocents a Parigi. Distrutto nel 1785 e trasformato in una piazza, sorgeva intorno a una parrocchia del centro. Era dotato di posti individuali al coperto e fosse comuni. Quest’ultime, profonde sui sei metri e coperte di assi, potevano ospitare fino a seicento cadaveri. Essendo vasto e in città era luogo di processioni pubbliche, feste private, appuntamenti amorosi, accattonaggio e prostituzione. Le ossa dopo il 1785 verranno messe nelle catacombe.
• Dal churchyard al cemetery. Il paese guida per il rinnovamento dei criteri di sepoltura è la Francia. Nel 1737 il parlamento di Parigi ordina un’inchiesta sull’igiene dei cimiteri. Si temono epidemie e gli abitanti delle zone vicino alle chiese promuovono petizioni per risolvere il problema. Il primo paese a vietare le sepolture nelle chiese è l’Austria, per decisione di Maria Teresa. Napoleone, nel 1804, col celebre editto di Saint Cloud, promulgato nel 1804, vieta espressamente la costruzione di cimiteri nelle zone abitate. Le tombe devono essere tutte eguali e le lapidi collocate sul muro di cinta. L’Inghilterra è riluttante a adeguarsi alla tendenza europea, lo fa nel 1850, col Metropolitan Internment Act che segna il passaggio dal churchyard al cemetery.
• Pura poesia. «Io canto il Père-Lachaise per il suo ridicolo, il suo carattere insensato, la sua inutilità, la sua improprietà, la sua stupidità, giacché è pure poesia» (Alejandro Jodorowsky).
• Lumache. Il più vasto cimitero parigino è quello di Passy, il più celebre il Père-Lachaise. C’è chi ci va per raccogliere le lumache che abbondano e mangiarsele alla provenzale.
• Salme. Il Père-Lachaise già nel 1860 contava settantamila visitatori l’anno. La data di inaugurazione è il 1804. Il nome deriva dal confessore personale di Luigi XIV, padre Françoise de la Chaise, chiacchierato gesuita che amava la bella vita e abitava lì dove sorgerà il cimitero. Per migliorarne l’immagine vi viene traslata la salma di uomini illustri, da Molière a La Fontaine e persino i presunti resti di Abelardo ed Eloisa.
• Cadaveri eccellenti. Altri cadaveri eccellenti al Père-Lachaise: la scrittrice Colette (࿠ 1954), il compositore De Musset (࿠ 1847), il musicista Chopin (࿠ 1849), i pittori Delacroix (࿠ 1863) e Modigliani (࿠1920), gli scrittori Balzac (࿠ 1850), de Nerval (࿠1855), Oscar Wilde (࿠ 1900), il rocker Jim Morrison (࿠ 1971).
• Epigrafe di Colette: Ici repose Colette.
• Epigrafe di Modigliani (in italiano): «Amedeo Modigliani pittore nato a Livorno il 12 luglio 1884 morto a Parigi il 25 gennaio 1920 morte lo colse quando giunse alla gloria / e con lui Jeanne Hebuterne nata a Parigi il 6 aprile 1898 morta a Parigi il 25 gennaio 1920 di Amedeo Modigliani compagna devota fino all’estremo sacrifizio».
• Case e finestre. Jeanne Hebuterne si suicidò pochi giorni dopo il funerale di Modigliani gettandosi dalla finestra della casa dei genitori.
• L’ultimo cappello. Tra le tante singolari sculture funerarie del Père-Lachaise, quella di Victor Noir (࿠ 1870), realizzata da Jules Dalou. Noir è raffigurato coricato, come caduto a terra, vestito di tutto punto e con il cappello che rotola via accanto. Era un giovane giornalista, fu ucciso da Pierre Bonaparte, cugino del corso.
• Testicoli. Secondo una leggenda, toccare i testicoli della realistica statua di Noir (o meglio il rilievo inguinale dei calzoni che li rappresenta) porterebbe fortuna. Quel punto, sempre lucidissimo per via dei palpeggiamenti.
• Poltrone. Nel cimitero Kerepesi temeto di Budapest, tra i monumenti curiosi quello di Miklos Ligeti: una poltrona con dei vestiti, un bastone e un cappello appoggiati, privi ormai del loro proprietario, assente per sempre.
• Ultimo bacio. Nella tomba della famiglia Delmas, a Staglieno, Genova, la statua di un uomo seminudo che si china sul corpo altrettanto discinto di una giovane morta, baciandole il capo. Una mano della ragazza è sotto il velo e sull’inguine. La scultura, dal titolo Ultimo bacio, è opera di Lorenzo Orengo.
• Corone. Altra celebre scultura sepolcrale a Staglieno, quella di Caterina Campodonico (࿠ 1881), venditrice di noccioline alla fiere, che fece economia al punto di potersela permettere. Monumento al locale culto del risparmio, la statua raffigura la donna nei suoi panni popolari con in mano una corona di noccioline, che però potrebbe essere anche un rosario.
• Colombario. Trattasi di tombe a muro. Particolarmente diffuse oggi per ragioni di spazio, si chiamano così perché ricordano le nicchie scelte come ricovero dai piccioni. Già in uso presso i romani che hanno coniato il nome, colombarium.
• Mangiatore di carne. Sempre i romani, nel primo secolo dell’Impero, trovarono una pietra calcare che ritenevano capace di consumare rapidamente i cadaveri: di lì deriva il sarcofago (letteralmente mangiatore di carne), ovvero il sepolcro forgiato in quella pietra. Poi il termine acquisterà significato più vasto.
• Cenotafio. Monumento sepolcrale ma vuoto, perché magari il cadavere non c’è o è sepolto altrove.
• Porti e approdi. L’ancora con la catena spezzata è un simbolo che sotto forma di scultura ricorre nei cimiteri europei e indica la morte.
• Funalia. I cattolici, costretti a tenere i loro funerali di notte, alla luce delle torce, li chiamavano funalia (di qui funerale).
• Radici. La gamma degli alberi che possono essere piantati al cimitero è limitata, perché devono avere radici che si sviluppano verticalmente in modo da non invadere le sepolture nella terra.
• Alberi pizzi. Fa eccezione alla regola delle radici il cipresso che ricorre nei cimiteri. Resistentissimo, simboleggia l’immortalità dell’anima. Gli antichi ne usavano il pregiatissimo legno per le porte dei templi. Durante il romanticismo, diviene sinonimo di disperazione. Per i romani lo è di morte. Ancora oggi dicono andarsene agli alberi pizzi (ovvero appuntiti), per morire.
• Bossi. Il tasso era l’albero funebre dei celti, per la sua longevità. Il bosso, nei paesi nordici, è considerato capace di mettere in contatto con l’aldilà.
• L’edera. Si lascia crescere sulle tombe per rappresentare il ricordo.
• Tomba della famiglia Valtanco, a Verona. Sulla lapide una scultura: due donne, dal torso nudo, si baciano sulla lapide.
• Nel cimitero anglicano dei Bagni di Lucca, due croci bianche ravvicinate e identiche segnalano le tombe della scrittrice Rose Elizabeth Cleveland (࿠ 1918), sorella del presidente degli Stati Uniti Grover Cleveland, e di Evangeline Marrs Simpson Whipple (࿠ 1930). Legate da un intenso amore, icone del movimento lesbo.
• Panchine. Nella panchina vicino alla tomba di Bertold Brecht, a Berlino, cimitero di Dorotheenstädtischer, coppie di giovani attori che si ripetono la parte per impararla.
• Abbracci. I cimiteri ottocenteschi, costruiti fuori delle città per motivi, igienici si sono ritrovati nelle città, perché queste crescendo sono tornate ad abbracciarli.
• Al Verano. "Giocolieri e acrobati stendendo strani fili di gomene da cipresso a cipresso e cavallerizze in tutù in arcione sulle gobbe di vecchio clown potevano onorare i loro morti con spettacoli muti senza l’assordare della folla acclamante. Poi, saltatori e cavallerizze montando sopra i cavalli pennaccchiuti piroettando, tutti assieme piangendo amaramente, ricordando il grande Max. Loro grande maestro di riti circensi" (Guarino, seppellitore).
• Un volume veloce, denso di informazioni e aneddoti su un luogo in parte rimosso dalla società in quanto ricettacolo di morte. Ma per chi lo vede senza tabù il cimitero è anche stratificazione del ricordo, espressione della vita, museo all’aperto di scultura. Particolarmente suggestivo quello ottocentesco, su cui è incentrata questa guida, giunto a saturazione intorno agli anni Trenta del secolo scorso e sostituito da moderni e asettici epigoni. Fabio Giovannini, giornalista e scrittore, è studioso del gotico e del noir. Tra i libri pubblicati Il libro dei vampiri e Necrocultura.