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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Al culmine della disperazione

• Ideale femminile. «Le vere donne sono quelle che ci consentono di dimenticare i problemi, le idee, le angosce universali e i tormenti metafisici» (mile Cioran).
• Incapacità. «Coloro che sono incapaci di amare amano più donne» (mile Cioran).
• Invito alla introversione. «Perché non possiamo restare chiusi in noi stessi?» (mile Cioran).
• Momenti cruciali e lirismo. «Certuni diventano lirici solo nei momenti cruciali della loro vita» (mile Cioran).
• Sopravvivenza ed esperienze. «Vi sono esperienze alle quali non si può sopravvivere» (mile Cioran).
• Morte e solitudine. «La morte più profonda, la vera morte è la morte per solitudine» (mile Cioran).
• Vita e unicità dell’essere umano. «Vivo perché le montagne non sanno ridere né i vermi cantare» (mile Cioran).
• In rebus. «Vi sono uomini a cui è dato assaporare soltanto il veleno delle cose» (mile Cioran).
• Immanenza. «Se la morte è immanente alla vita perché averne coscienza rende impossibile vivere?» (mile Cioran).
• Anonimato e felicità. «Quanti non rinuncerebbero a una gloria ottenuta a prezzo di sofferenze per un’esistenza anonima e felice?» (mile Cioran).
• Senso e sentire. «Mi sento un uomo senza senso» (mile Cioran).
• Desiderio di fluvialità. «Vorrei trasformarmi in un fiume impetuoso che portasse il mio nome e scorresse come una minaccia apocalittica» (mile Cioran).
• Carpe diem. «Non si può annullare il tempo se non vivendo pienamente l’attimo, abbandonandosi alle sue seduzioni. Si realizza allora l’eterno presente» (mile Cioran).
• Sulla liberazione dai desideri auspicata dal buddhismo. «La più grande idiozia che abbia mai concepito la mente umana è l’idea di liberazione attraverso la soppressione del desiderio. Perché mettere freni alla vita, perché distruggerla per un guadagno così misero, quali l’indifferenza totale e una liberazione di nessun conto?» (mile Cioran).
• Grazie e disgrazie. «La grazia femminile mitiga la tragedia dell’uomo» (mile Cioran).
• Musica e donne. «Le donne non hanno creato niente in alcun campo. Ma la cosa più grave è che proprio in quello in cui si sono adoperate di più hanno creato di meno, come nel caso della musica» (mile Cioran).
• Musica e miseria. «Davanti alla miseria mi vergogno persino dell’esistenza della musica» (mile Cioran).
• Differenze ironiche. «C’è una grande differenza tra l’ironia di coloro che hanno sofferto e quella a buon mercato dei superficiali» (mile Cioran).
• Ancora sull’ironia. «L’ironia disdegna il gesto ingenuo e spontaneo» (mile Cioran).
• Dubbio e Dio. «Giudico il valore dei profeti dalla loro capacità di dubitare» (mile Cioran).
• Ali nere. «Se esistesse un dio della tristezza, non potrebbero spuntargli che pesanti ali nere, per volare non verso l’alto dei cieli, ma nell’inferno» (mile Cioran).
• Salute. «Si può lottare con chiunque tranne che con i sani» (mile Cioran).
• Alienazione. «Gli uomini, in genere, lavorano troppo per poter restare ancora se stessi» (mile Cioran).
• Elogio della pigrizia. «Per ridestare il mondo alla vita bisognerebbe scrivere l’elogio della pigrizia» (mile Cioran).
• Lacrime. «Sono così gaio e così triste che le mie lacrime hanno insieme i riflessi del cielo e quelli dell’inferno» (mile Cioran).
• Mors giusti. «Ci sono tanti modi di morire, ma nessuno ha abbastanza coraggio o originalità per scegliere una morte sessuale che, senza essere meno radicale delle altre, avrebbe almeno il vantaggio di precipitarci nel nulla in pieno godimento» (mile Cioran).
• Urla per strada. «Se vi sono uomini felici su questa terra, perché non urlano, perché non scendono in strada per gridare come dei forsennati la loro gioia? Coma mai tanta discrezione e tanto riserbo?» (mile Cioran).
• Comunicazione. «Se la felicità esiste, va comunicata» (mile Cioran).
• Pregiudizi vergognosi. « un pregiudizio vergognoso affermare che i piaceri sono egoistici e allontanano l’uomo dalla vita» (mile Cioran).
• Domande. « possibile che mi porti dentro tutto ciò che ho visto?» (mile Cioran).
• Scrittura e pianto. «Come mai le donne non scrivono? Perché hanno la risorsa del pianto» (mile Cioran).
• Idee / ossessioni. «Io non ho idee ma ossessioni. Le idee le può avere chiunque» (mile Cioran).
• Inizi. «Quando può iniziare la nostra felicità? Quando saremo persuasi che la verità non esiste» (mile Cioran).
• Odio / amore. «Quando ci si preoccupa troppo di sé, per forza di cose si arriva ad amarsi o odiarsi fuori misura» (mile Cioran).
• Bellezza e unicità. «Un bell’oggetto non si può concepire se non così com’è. Un quadro o un paesaggio ci affascinano a tal punto che, ammirandoli, non potremmo che rappresentarceli se non tali e quali» (mile Cioran).
• Ammonimenti. «Guardatevi dagli esseri incapaci di vizi» (mile Cioran).
• Vizi imparaticci. «Niente ripugna più di un vizio imparaticcio e ostentato» (mile Cioran).
• Infinito e amore. «Il fascino assurdo dell’amore sta nel trovare il mistero in un solo essere, nello scoprire - o piuttosto nell’inventare – un infinto in un’esistenza di sconcertante finitudine» (mile Cioran).
• Del dongiovannismo. «Il dongiovannismo è la prerogativa e il difetto di coloro che sono in conflitto con l’eros» (mile Cioran).
• Processi. «Il processo attraverso il quale si diventa pessimisti? Un succedersi di depressioni» (mile Cioran).
• Fede nel mondo. «Potrei credere nel mondo solo se cambiasse per me» (mile Cioran).
• Psicologia. «L’arte di essere psicologi non si impara» (mile Cioran).
• Al culmine della disperazione. «Per quanto combatta al culmine della disperazione, non vorrei né potrei rinunciare all’amore neppure se la disperazione e la tristezza oscurassero la fonte luminosa del mio essere, dislocata in chissà quali angoli remoti della mia esistenza» (mile Cioran).
• mile Cioran scisse "Al culmine della disperazione" a Sibiu, in Transilvania, quando aveva ventidue anni. Per ingannare i genitori fece finta di lavorare a una tesi. Lo scrisse in uno stato febbrile di insonnia e inquietudine giovanile. Pur concepito di notte, "Pe culmini disperari", questo il titolo originale, è pieno di lampi e illuminazioni. Non si tratta di un frutto acerbo ma di un testo che anticipa la vena velenosa ma vitale di questo filosofo pieno d’umorismo che quando gli assegnarono un ambito riconoscimento a Parigi lo rifiutò dicendo: «Non si può scrivere un libro come "L’inconveniente di essere nati" e poi presentarsi pure a ritirare un premio per esso». Morto sei anni fa all’età di ottantaquattro anni a Parigi, città dove aveva vissuto come altri celebri esuli rumeni (Ionesco eccetera), Cioran non si può inserire in nessun movimento letterario o moda. Per la capacità di condensare concetti sulla pagina può essere paragonato forse solo al Canetti di "Massa e potere" e "La tortura delle mosche". La sua solennità, che a un primo impatto può risultare non gradevole, è stemperata dal dono della sintesi aforismatica e dell’ironia. Fernando Savater, studioso e traduttore dei suoi testi, lo ricorda, l’ultima volta, a place de l’Odéon, avvolto come al solito in un cappotto liso, sulla testa un basco di pelle.