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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Angoli che puntano a destra o a sinistra hanno movimenti più forti di quelli che puntano in alto o in basso, per l’ovvia ragione che i movimenti umani sono perlopiù sul piano (solo negli ascensori le frecce disposte verticalemente danno una chiara immagine del movimento in su e in giù)

• Angoli che puntano a destra o a sinistra hanno movimenti più forti di quelli che puntano in alto o in basso, per l’ovvia ragione che i movimenti umani sono perlopiù sul piano (solo negli ascensori le frecce disposte verticalemente danno una chiara immagine del movimento in su e in giù).
• Gli esperti asseriscono che un angolo maggiore di 45 gradi è percepito come resistenza contro una forza applicata, una specie di diga; uno di 45 gradi viene riconosciuto come segno di movimento, ma lento e difficile come in uno spazzaneve, mentre a circa 30 gradi l’angolo può essere messo in relazione con un aratro. Solo sotto i 20 gradi si comincia a parlare di freccia.
• Le persone disegnano perlopiù con la mano destra e così, sin dall’infanzia, cercano intuitivamente fonti luminose poste nell’angolo superiore sinistro del foglio, in modo che la mano impegnata non lasci ombre sul disegno.
• "Ci sono sedici raggi in una ruota, ma essi da soli non costituiscono la ruota, che è formata dalla sapiente disposizione e divisione dei sedici spazi tra essi compresi" (frase attribuita a Lao-tzu).
• E’ probabile che i primi scribi siano vissuti in Medio oriente nel V millennio a.C.. Realizzavano rappresentazioni schematiche di oggetti, date e azioni mediante segni che chiamiamo pittogrammi. La scrittura propriamente detta nacque soltanto nel momento in cui gli scribi cominciarono a ordinare i segni su righe orizzontali o verticali.
• crittura cuneiforme perché tratti dritti a forma di triangolo allungato. La forma dei tratti dipende dalla pressione obliqua dello stilo sull’argilla. La mancata sopravvivenza della scrittura cuneiforme ai nostri giorni può essere attribuita al fatto che con i suoi 1.000 segni composti, per parole e sillabe, era chiaramente meno pratica dell’alfabeto aramaico di soli 22 segni
• Ancora oggi l’ebraico e l’arabo si scirvono soltanto con le consonanti e le vocali sono occasionalmente rappresentate mediante accenti o punti.
• Ferro di cavallo, simbolo portafortuna perché è un segno di fertilità: trovarlo in un terreno significa che questo è stato coltivato da tempo.
• Il quadrifoglio aperto nasce dalla sovrapposizione di una svastica volta a sinistra con una volta a destra. E’ raro in natura e per questo segno di buona fortuna, ma come tutto ciò che è inusuale pòuò anche essere connotato negativamente.
• Croce del ladro, negazione della croce dal momento che la sezione verticale è attraversata da una sezione obliqua, segno di sconcerto, sventura, vita travagliata.
• Pentagramma o stella a cinque punte. Numero 5 strettamente associato all’uomo: 5 dita, 5 sensi. Se si esegue la giusta sequenza di movimenti può essere disegnato senza staccare la penna. Capovolta è segno medievale per ”mano nera”.
• Araldica, da araldo in freancese antico ”herault”, messaggero o banditore che nel Medioevo spesso fungeva da ambasciatore. La sua livrea (tunica o gualdrappa) mostrava a colpo d’occhio l’apopartenenza a un gruppo o a un potere sovrano. Alla fine solo sullo scudo in quanto superficie piana di maggiore estensione dell’armatura, a diventare vessillo dei coplori di famiglia.
• Meccanismi. «Le parole o la lingua, scritta o parlata, non sembrano avere alcuna parte nel meccanismo dei miei pensieri» (Albert Einstein).
• Rimozioni. La luce è riconoscibile soltanto per confronto con l’ombra, disegnare o scrivere quindi diventa rimozione della luce, piuttosto che aggiunta di nero.
• Illusioni. Due segni identici, uno nero su fondo bianco e uno bianco su fondo nero non hanno lo stesso aspetto: il segno negativo sembra sempre più grande e più largo. Questo perché la luce bianca su sfondo nero ha un’irradiazione maggiore. Per far fronte a questa illusione ottica, nei lavori tipografici, si ricorre a una differenza di spessore del carattere pari al 10 per cento.
• Acciaio. Nella stampa tipografica di Gutenberg le parti stampanti sono in rilievo: la forma della lettera è incisa sull’estremità levigata di un punzone d’acciaio che, dopo essere stato temprato, viene battuto su un blocchetto di metallo più tenero. La forma incavata produce la matrice in cui vengono fusi i caratteri di stampa, nuovamente in rilievo.
• Calcare. Alla fine del XVIII secolo si sviluppò la litografia, scrittura su una superficie levigata di calcare. Vista la natura del materiale, fu possibile utilizzare pennelli, penne, righe e compassi. Il disegno, realizzato su pietra con inchiostro grasso, veniva fissato chimicamente e poi stampato con inchiostro idrorepellente.
• Ghiaccio. Gli eschimesi possiedono un senso molto marcato dell’orizzontale e pressoché nullo della verticale per via della conformazione dell’igloo, privo di filo a piombo. Nelle loro espressioni grafiche il tratto verticale significa ghiaccio, in associazione col movimento verticale del taglio di blocchi di ghiaccio.
• Venature. Nel legno è più facile incidere andando trasversalmente piuttosto che lungo le venature. Visto che i tratti orizzontali e perfettamente circolari sono difficili da realizzare, molti segni son lasciati con le estremità aperte: le figure umane sono prive di piedi, con mani mozze e teste inclinate. Il legno obbliga la mano a unificare le figure.
• Righe. I primi scribi, vissuti in Medio oriente nel V millennio a.C., realizzavano rappresentazioni schematiche di oggetti, date e azioni mediante pittogrammi. La scrittura propriamente detta nacque soltanto nel momento in cui gli scribi stessi cominciarono a ordinare i segni su righe orizzontali o verticali.
• Piedi e fili. Le lettere dell’alfabeto son disposte su una base, paragonabile a un pavimento: per questo sono dotate di tratti di stacco orizzontali, le grazie, simili a piedi. In India funziona in modo inverso: le forme scritte del sanscrito pendono dall’alto, come attaccate a un filo.
• Muscoli. Abitudine di dire tirare una linea, perché la muscolatura della mano è tale che tirare una linea è più facile che spingerla.
• Incisioni. In origine mani robuste incidevano segni su pietra alla media di due o tre l’ora.
• Vocali e consonanti. Ancora oggi l’ebraico e l’arabo si scrivono soltanto con le consonanti, le vocali sono occasionalmente rappresentate mediante accenti o punti. La scrittura non prevede, inoltre, movimenti circolari: se ci sono è perché si usa il pennello.
• Calami. Per duemila anni la penna cava è stato lo strumento più apprezzato dai calligrafi. Inizialmente fatta di canna (calamo), poi sostituita da piume di volatile (pollame), la penna va tagliata obliquamente, la punta spezzata nel senso della lunghezza e poi mozzata per darle stabilità. Lo strumento permette allo scriba di scrivere più velocemente dal momento che il corpo a tubo fa da serbatoio.
• Inclinazioni 1. La posizione più comoda per scrivere è con un’inclinazione della penna a 20 gradi. Nel Medioevo si usava scrivere con la punta molto più inclinata, mentre nella scrittura devanagari (indiana) la penna è impostata ancora oggi con un angolo opposto al nostro.
• Inclinazioni 2. Il termine corsivo (dal tedesco Kursiv) evoca la fluidità della scrittura a mano (in inglese si chiama Italic, visto che i primi stampatori presero a modello le cancellerie italiane). Il fatto che le lettere sembrino pendere in avanti è legato alla nostra abitudine di leggere da sinistra a destra. L’inclinazione normale è di circa 12 gradi: con un angolo d’inclinazione inferiore a 10 gradi il corsivo non si distingue sufficientemente dal tondo, mentre le lettere con inclinazione superiore a 16 sembrano cadere in avanti.
• Movimenti. E’ impossibile scrivere numeri in forma legata, uno dietro l’altro, poiché non vengono letti a gruppi ma decifrati singolarmente. Quattro cifre (1,6,8,0) vengono tracciate con un solo movimento della mano, altre quattro (7,2,3,9) richiedono un doppio movimento per il cambiamento improvviso di direzione. Solamente in due casi (4,5) è necessario alzare la penna dal foglio
• Perfezione. Il termine svastica deriva dal sanscrito e indica benessere. Già in Cina però era segno di perfezione suprema, mentre in Giappone, dov’era chiamata manji aveva un duplice significato: il numero 10 mila e il concetto di infinito.
• Chiodi. "Anima mia! Non sono poesia le lettere che pianto come chiodi, / ma il bianco che rimane sulla carta" (Paul Claudel).
• Contemplazione. L’occhio gigante di Buddha, spesso dipinto sulle pareti frontali dei templi. Sempre caratterizzato dall’iride coperta per due terzi, ad accentuare l’espressione contemplativa.
• Virilità. Fascio di verghe, immagine di vigore maschile, perché simbolo del fallo in erezione. Da qui, in araldica, a indicare il potere nobiliare di infliggere punizioni ai servi.
• Ambiguità. Doppia connotazione del giglio: da una parte rappresenta purezza e innocenza, dall’altra sta a indicare la procreazione con l’immagine del fallo nella vulva. In ambito araldico venne usato come simbolo reale, col numero delle linee trasversali a denotare il rango.
• Contrizioni. Frequenti sui pavimenti della cattedrali cristiane del Medioevo, labirinti di pietre in genere bianche e nere. Alla fine del loro viaggio di purificazione, i pellegrini percorrevano tali labirinti trascinandosi sulle ginocchia come ultimo atto di contrizione. Solo dopo molte ore riuscivano a raggiungere il centro esaudendo il loro desiderio di perdono.
• Vita. Il segno della forchetta, nel Medioevo simbolo della Trinità. Per Pitagora, invece, schematica rappresentazione del corso della vita: la strada dritta che a un certo punto si divide nella buona e nella cattiva via. In epoca cristiana, aperto in alto divenne simbolo dell’anima in attesa, aperto in basso dell’avvento del Redentore.
• Morte. Foglia di tiglio, a simboleggiare la morte. Ad esempio, nella saga di Sigfrido una foglia di tiglio cade tra le spalle dell’eroe, così come il segno rappresenta anche un cuore capovolto colpito da un’arma.
• Pugnali. Usanza inglese di mettere un segno a forma di pugnale al posto dell’asterisco.
• Guillemetes. Le virgolette, chiamate in Francia guillemetes perché inventate da un tale Guillame.
• Diagonali. La diagonale di un quadrato rappresenta l’irrazionale, dato che la sua lunghezza matematica non ha una relazione semplice con i lati. I greci dedussero da questo che tale elemento appartenesse al mondo incomprensibile dell’occulto.
• Triangoli. I tre triangoli, collegati tra loro in modo complanare, senza sovrapposizioni o intreccio: simbolo usato già in epoca vichinga, per indicare il numero segreto 9 (3 x 3), dal sicuro significato simbolico.
• Passatempi. Tangram gioco inventato dai cinesi, utilizzando un quadrato diviso in sette parti come un puzzle. I giocatori devono usare l’immaginazione per comporre immagini astratte o figurative. Non ci sono vincitori, è solo puro esercizio mentale e contemplativo.
• Perseveranza. Il girasole, che nell’arco della giornata si volge sempre verso l’astro, simboleggia in Grecia la costanza in amore
• Uno. Pochissimi i tratti verticali tra i numeri, per la posizione di dominio del numero 1 che non deve mai essere confuso con altri.
• Sedici. "Ci sono sedici raggi in una ruota, ma essi da soli non costituiscono la ruota, che è formata dalla sapiente disposizione e divisione dei sedici spazi tra essi compresi" (frase attribuita a Lao-tzu).
• Anelli. Abitudine dei cinesi del III millennio, mandare un anello a un esiliato come segno di riconciliazione e invito a fare ritorno.