Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Carlo III di Borbone è ferito a morte (Mattina dalle Sei alle Sette)
• Carlo III di Borbone è ferito a morte (Mattina dalle Sei alle Sette). L’esercito imperiale è in difficoltà. I soldati hanno perso l’entusiasmo iniziale e gli attacchi contro la cittadella vaticana sono sempre più deboli, rintuzzati con efficacia dai romani. Per dare coraggio e fiducia ai suoi uomini, e spronarli ad andare avanti, Carlo di Borbone scende da cavallo e prende una scala, l’appoggia alle mura tra le porte Torrione e Santo Spirito e fa per salire, incitando i soldati alle sue spalle a fare altrettanto. Ma, messo il piede sul primo piolo, è colpito da una fucilata e cade a terra ferito gravemente. Soccorso e trasportato nel convento di Sant’Onofrio, il suo posto alla guida dell’esercito viene preso dal vicecomandante generale, Filiberto d’Orange principe di Chalon. In molti, sul fronte pontificio, si vantano d’aver sparato contro il duca di Borbone quel colpo d’archibugio che al momento sembra decisivo per l’esito della battaglia: tra questi c’è anche Benvenuto Cellini.
• Non era tempo di dirette televisive. E poi, chissà se i due tranquilli signori, con i loro colletti duri e le loro pagliette, avrebbero rilasciato un’intervista, lì sulla spiaggia di Kitty Hawk, nella Carolina del Nord, mentre il vento faceva svolazzare i vestiti e sollevava la sabbia.
• Intanto Cherne ed il suo gruppo stanno già guardando con entusiasmo alla base di Edwards ed ai voli che dovranno compiere lì in estate. In questa base a volte atterra lo Shuttle di ritorno dallo spazio, e non è detto che le due macchine volanti non finiscano per incontrarsi simbolicamente.
• Rullano i tamburi. Eccoli di là dal Tevere (Mattina da Mezzanotte all’Una).
Rullano i tamburi e i soldati dell’esercito imperiale di Carlo V, in cima al Gianicolo, cominciano a disporsi nei punti di raccolta. Sono trentamila spagnoli, italiani e tedeschi, i terribili lanzichenecchi. Vogliono attaccare Roma, conquistarla, saccheggiarla. Li guida un abile generale, il duca Carlo III di Borbone. Sono arrivati sulla collina tra i rioni Borgo e Trastevere dopo aver attraversato, con una marcia forzata di alcuni mesi, un’Italia flagellata da guerre e carestie. Pieni di rabbia per la fame e per la paga che non viene distribuita da settimane, vogliono le enormi ricchezze che si favoleggia siano custodite nella cittadella papale governata da Clemente VII e nei palazzi dei cardinali e dei baroni dell’Urbe. A Roma vivono 55.035 abitanti. Le case sono 9.285 distribuite in quattordici rioni, due sulla riva destra del Tevere, dodici sulla sinistra.
• La leggenda vuole che i fratelli Wright abbiano tirato in aria una moneta per decidere a chi sarebbe toccato. In parte è vero, ma l’avevano fatto due giorni prima, ed aveva vinto Wilbur, 36 anni. Solo che quel tentativo non era stato un granché: appena un salto. Bisognava riprovarci, ed il 17 dicembre 1903 fu la volta di Orville, 32 anni. Alle 10,35 c’erano pochi testimoni, ed ora resta una foto che è diventata una delle più riprodotte di tutta la storia.
• Carlo III di Borbone fa testamento (Mattina dalla Una alle Due). Nell’accampamento sul Gianicolo i preparativi per la battaglia si fanno febbrili. I soldati si spostano da una parte all’altra alla luce delle torce, seguendo le indicazioni dei comandanti. Dall’altra parte del Tevere, a Roma, i cittadini guardano terrorizzati quella collina che sembra muoversi con l’ondeggiare di fanti e cavalli e dalla quale giungono terribili urla guerresche. La coltre di nebbia che avvolge l’area intorno al fiume rende lo spettacolo cupo e spettrale. Carlo di Borbone, intanto, si dirige verso il convento di Sant’Onofrio dove il giorno precedente era stato fissato il quartier generale imperiale: qui il duca si confessa con il cappellano Michele Fortin e subito dopo gli affida il proprio testamento. Il religioso ha il mandato di consegnare il documento all’imperatore nel caso il condottiero dovesse cadere ucciso durante l’assalto alla Città santa.
• Con un volo di dodici secondi a due metri di altezza, raggiungendo la distanza di circa quaranta metri, il mondo voltava pagina. Per la prima volta un velivolo era riuscito a sollevarsi da terra grazie alla potenza del suo motore, aveva volato ed era atterrato dolcemente in un punto situato alla stessa altezza di quello da cui era partito. Nella stessa giornata vennero eseguiti altri tre voli, nei quali i due fratelli si alternarono al pilotaggio. Il secondo arrivò a 53 metri di distanza, il terzo a 70 e l’ultimo (con Wilbur ai comandi) si spinse fino a 260 metri con un volo di 59 secondi. Ma questa volta l’atterraggio fu piuttosto duro e danneggiò il velivolo. I due fratelli, aiutati da una squadra della vicina stazione di salvataggio marino, tentarono di riportarlo al campo base per le riparazioni, ma un forte colpo di vento fece ribaltare l’aereo causando danni molto seri. Non avrebbe mai più volato, ma la strada era aperta.
• Suona la campana si corre alla difesa (Mattina dalle Due alle Tre). Suona la campana grossa del Campidoglio, in città scatta l’allarme . il segnale della mobilitazione generale. I movimenti delle truppe imperiali sul Gianicolo fanno intuire che tra poco sarà guerra. Tutti i cittadini sono chiamati alla difesa di Roma. Nelle case le famiglie aspettano con angoscia il terribile momento e cercano di organizzare la salvezza nel caso di una invasione. Conosciamo questi pensieri attraverso la vicenda reale di Marcello Alberini, un ragazzo di 16 anni del rione Sant’Eustachio che programmò di rifugiarsi nel Palazzo della Cancelleria. un’idea che hanno avuto in molti: un uomo fedele al cardinale Pompeo Colonna, partigiano dell’imperatore, ha promesso che accoglierà nel palazzo i romani impauriti. Lungo le strade uomini armati corrono, mentre i comandanti pontifici gli urlano da dietro degli ordini.
• la ”febbre Wright”. L’avvicinarsi del centenario di quella data, che ha segnato l’inizio dell’aviazione, ha scatenato una vera e propria ”febbre Wright”. Negli Stati Uniti ci sono almeno quattro gruppi di ingegneri e appassionati che tentano di ricostruire una copia esatta del primo aereo. La prima squadra che ha affrontato l’ambizioso progetto, in modo estremamente rigoroso e scientifico, è quella della Sezione di Los Angeles dell’American Institute of Aeronautics and Astronautics (AIAA). «Una storia d’amore», come l’ha definita Jack Cherne, il presidente del 1903 Wright Flyer Project (il nome ufficiale dell’iniziativa). Cherne, tra gli altri incarichi in campo aerospaziale, ha anche disegnato il motore di discesa del Modulo lunare delle missioni Apollo.
• Maramaldo fissale mura della città (Mattina dalle Tre alle Quattro). Sul Gianicolo i soldati imperiali, in attesa dell’ordine di attaccare che si attende da un momento all’altro, costruiscono scale improvvisate con i pali strappati dalle vigne circostanti e da altre vigne che hanno attraversato durante la marcia di avvicinamento a Roma. L’esercito di Carlo V non possiede cannoni. L’unica possibilità che i lanzichenecchi e i loro alleati hanno di superare le possenti mura che cingono la città è quella di scalarle. Fanti e cavalieri, eseguendo gli imperiosi ordini dei capitani (tra cui un avventuriero senza scrupoli come Fabrizio Maramaldo, e ancora Pier Luigi Farnese figlio del cardinale Alessandro, Ferrante Gonzaga figlio della marchesa Isabella d’Este Gonzaga) prendono intanto posizione in assetto di guerra.
• Tutto inizia nel 1978 da una piccola catastrofe: l’incendio nel Museo aerospaziale di San Diego. Le fiamme distrussero anche una copia (non volante) dell’aereo dei Wright, costruita dalla sezione di Los Angeles dell’Aiaa. L’assicurazione pagò un risarcimento di 20.000 dollari ma, anziché usarli per ricostruire un nuovo modello statico, fu deciso di spenderli per realizzare una replica esatta, stavolta volante. In pochi giorni alcune decine di tecnici, scienziati, professori universitari ed esperti del settore si impegnaarono nel progetto, tutto su base volontaria, con l’aiuto di sponsor privati. La Northrop, gigante dell’aeronautica, offrì gratuitamente uno dei suoi hangar. Nello stesso edificio venivano costruiti alcuni componenti del Boeing 747. La copia del primo aeroplano della storia iniziò così a prendere forma in mezzo alle più moderne tecnologie aeronautiche.
• Ovunque nebbia. Assalto a Borgo (Mattina dalle Quattro alle Cinque). Cominciano, furiosi, i combattimenti. Il primo assalto è verso le mura di Borgo, che cingono e proteggono l’intera cittadella vaticana. La nebbia copre ancora l’intera area e quindi i soldati imperiali riescono spesso a raggiungere la base delle fortificazioni e a poggiarvi le scale senza essere visti, se non all’ultimo momento. I difensori sparano alla cieca, molti colpi vanno a vuoto. Ma quella che all’inizio sembra una condizione meteorologica favorevole alle milizie di Carlo V porta vantaggi e svantaggi su entrambi i fronti. Gli uomini di una squadra di lanzichenecchi e un’altra formata da spagnoli, nel caos generale e con una visibilità prossima allo zero, finiscono per spararsi tra di loro. Gli attacchi dell’esercito imperiale non riescono a sfondare le difese romane. Fallisce sul nascere il tentativo di una delegazione pontificia che voleva aprire trattative di pace con il nemico.
• «Apparve chiaro dall’inizio - racconta Fred Culick, professore di aeronautica nel California Institute of Technology, pilota designato per il volo commemorativo - che per ottenere la precisione voluta avremmo dovuto creare due aerei, uno da usare durante le prove nella galleria del vento, l’altro destinato al volo vero e proprio».
• Ponte Molle e Porta Portuense (Mattina dalle Cinque alle Sei). Mentre la battaglia infuria senza risultati significativi, Carlo di Borbone ordina due manovre diversive: una squadra di soldati deve puntare verso ponte Molle (oggi ponte Milvio), l’altra verso porta Portuense (oggi porta Portese). La mossa strategica ha lo scopo di costringere i romani a disporsi su un fronte il più lungo possibile, mentre l’attacco è concentrato sulle mura di Borgo che vanno tra le porte di Santo Spirito e Pertusa, il versante di fronte al Gianicolo. Ma anche questo assalto a cuneo, con le prime vittime che si contano a decine su entrambi i fronti, non fa mutare l’esito della battaglia. Il comandante supremo della difesa di Roma, Renzo Orsini, riesce a tenere le posizioni.
• Dopo anni di lavoro, per lo più svolto nel tempo libero, nel 1999 la Nasa offrì la galleria del vento del centro ricerche Ames di Moffett Field, California, nel cuore della Silicon Valley. Nel centro ad alta tecnologia fece la sua comparsa uno strano aggeggio in legno e tela, che aveva persino il manichino di Orville Wright ai comandi per simulare in tutti i dettagli la situazione del volo.
• Dal simulatore al volo. Analizzando i dati raccolti, Cherne ed i suoi hanno ricostruito tutti i dettagli aerodinamici del velivolo dei Wright. Poi sono iniziate le simulazioni al computer, per stabilire come si sarebbe effettivamente comportato l’aereo. L’Aeronautica militare americana, inoltre, ha aiutato i ricercatori a modificare i comandi ed il software di un un Learjet 24D (un piccolo jet) per farlo volare sullo schermo del computer proprio come l’aereo del 1903.
• Sgomento dei lanzi esultanza dei romani (Mattina dalle Sette alle Otto). I lanzichenecchi e i loro alleati sono a un passo dalla catastrofe. Il loro primo comandante, Georg Frundsberg, era uscito di scena - colpito da un grave malore - durante la marcia verso Roma. Il comandante in seconda, Carlo di Borbone, è stato ferito dalla fucileria romana. Adesso le operazioni militari sono affidate a quel ”principino” di Chalon che non ha fama di duro condottiero. Ma i romani, credendo di avere già la vittoria in pugno, cominciano a esultare e ad abbandonare le postazioni per dare l’annuncio nelle retrovie del ferimento del generale imperiale. Gli uomini di Carlo V ne approfittano per sferrare nuovi e più incisivi attacchi e riescono a sfondare in due punti: i lanzichenecchi all’altezza di porta Santo Spirito, gli spagnoli sotto porta Torrione. Intanto, le truppe della Lega santa che stanno marciando verso Roma per portare soccorso al Papa sono ancora ferme tra Cortona e Viterbo.
• I risultati non sono stati incoraggianti. I piloti collaudatori dell’aeronautica americana, tra i migliori del mondo, guidando il Wright Flyer simulato spesso precipitavano, benché in modo virtuale. «Direi - commenta Cherne - che i Wright hanno compiuto proprio un miracolo nel riuscire a farlo volare».
• La fuga del Papa attraverso il passetto (Mattina dalle Otto alle Nove). La nebbia si è diradata, è cominciato a piovere. Il fango rallenta le operazioni militari. La difesa delle milizie pontificie riesce a tenere le postazioni con crescente fatica. I fanti tedeschi, sempre più numerosi, riescono a scalare le mura mentre gli spagnoli, un poco più in là, sono riusciti ad aprire una breccia su un tratto della fortificazione e, attraverso quella, a entrare in Borgo. Gli scontri si spostano nella cittadella papale mentre Clemente VII, che stava pregando in una cappella della basilica di San Pietro, fa appena in tempo a rifugiarsi a Castel Sant’Angelo attraverso il Passetto, il corridoio sopraelevato che collega la residenza papale con la fortezza. Una delle battaglie più cruente è quella intorno all’obelisco, difeso dalle guardie svizzere e da civili romani tra cui due figli del principe Domenico Massimo, Luca e Giuliano.
• L’estrema difficoltà nel pilotare il velivolo ha convinto i componenti della squadra ad apportare alcune modifiche nel disegno (del resto, alcuni cambiamenti al progetto li fecero anche i Wright appena dopo quel 17 dicembre, a causa della precarietà del loro gioiello). Oltre ad alcuni cambiamenti delle ali, l’aereo è stato dotato di un motore più potente, un Volkswagen. Infine, anche il baricentro dell’aereo sarà spostato.
«Il fatto che stiamo facendo cambiamenti all’aerodinamica - dice ancora il presidente del progetto - non toglierà nulla al genio dei fratelli Wright. Quando hanno tentato, nel 1903, loro avevano alle spalle diversi anni di addestramento, nel corso dei quali avevano fatto volare molti alianti con la stessa struttura del successivo modello a motore».
Gli interventi riguardano soprattutto la tutela dell’incolumità del pilota, ma senza cambiare l’impostazione generale dell’aereo.
• Il massacro di Borgo S.Spirito (Mattina dalle Nove alle Dieci). Le postazioni romane sono travolte dall’avanzata imperiale. un bagno di sangue. Intere guarnigioni vengono massacrate. Ormai Borgo è conquistato, le case dove c’è stato un tentativo di resistenza vengono incendiate, ogni angolo del rione è presidiato. Il comandante della guardia svizzera, Gaspare Röust, ferito durante la battaglia intorno all’obelisco di San Pietro, riesce a fuggire e a trovare rifugio nella sua abitazione: ma poco dopo è raggiunto da una squadra imperiale e trucidato a colpi di lancia. Contro la moglie Elisabetta Klingler, che si era protesa con le braccia alzate davanti ai soldati nel tentativo di difendere il suo uomo, un fante spagnolo si avventa con una sciabolata che le taglia di netto le dita di una mano. Tra i cadaveri rimasti sul terreno accanto alla basilica c’è un ferito grave: è Giuliano Massimo, un prete spagnolo lo salva dalla stoccata finale di un soldato imperiale.
• I pazzi sulle macchine volanti. Oltre a costruire i modelli funzionanti dell’aereo dei Wright, il team di Cherne ha pubblicato diversi articoli per capire come facesse a volare l’antenato degli aerei odierni. «Oltre a ricordare quello storico primo volo - dicono gli studiosi - vogliamo onorare il lavoro e il metodo scientifico che portarono i due fratelli a realizzare il loro aereo».
• Uccisi i malati Uccisi i piccoli orfani (Mattina dalle Dieci alle Undici). Quando ormai sono cessati i fragori della battaglia e l’intero rione è sotto il controllo imperiale, i soldati di Carlo V si rendono responsabili di una strage efferata nell’ospedale di Santo Spirito. La grande struttura sanitaria è invasa all’improvviso dai fanti spagnoli che si lanciano con le spade e con le lance contro i malati ancora nei loro letti uccidendoli tutti. una carneficina anche nell’annesso orfanotrofio, dove i piccoli ospiti sono ugualmente uccisi senza pietà: molti vengono gettati dalle finestre nelle acque del Tevere tra le risa e gli schiamazzi dei soldati. Luca, uno dei figli dei principe Massimo ferito nella battaglia di Borgo, si era rifugiato nell’ospedale ma è fatto prigioniero dai soldati imperiali.
• Una volta terminate le prove al simulatore ed apportate le modifiche, si passerà ai primi esperimenti sull’aereo vero, attualmente in costruzione. Quasi sicuramente i voli si svolgeranno nel mese di luglio nel centro Nasa della base militare di Edwards, in California, uno dei luoghi storici dell’aeronautica mondiale. I piloti si sistemeranno a pancia in giù sull’ala inferiore del biplano, avvieranno il motore e sperimenteranno sul serio cosa si prova a governare una macchina del genere.
• Far saltare i ponti? Intanto il Papa tratta (Mattina dalle Undici a Mezzogiorno). Sull’altra riva del Tevere sono momenti di angoscia. Nessuno si aspettava la caduta della cittadella vaticana in così poco tempo. E mentre si contano i caduti, e nelle case si piangono i morti, molti si dirigono verso il Campidoglio dove è stata convocata un’assemblea generale per decidere che cosa fare. Nel corso della riunione il comandante della resistenza romana, Renzo Orsini, è messo sotto accusa per la cocente sconfitta. Tra le ipotesi prese in esame c’è quella di far saltare i ponti che collegano Trastevere con Roma (quello di Borgo è ben difeso dalle artiglierie di Castel Sant’Angelo). Ma la notizia che Clemente VII sta trattando la resa con i vertici dell’esercito imperiale interrompe la riunione senza che si sia presa una decisione.
• Quanto agli altri gruppi impegnati nella costruzione di una replica dell’aereo del 1903, il gruppo Wright Experience, guidato da Ken Hyde, un pilota civile in pensione, punta ad una ricostruzione perfetta fin quasi all’ultimo bullone (anche il motore viene ricostruito identico all’originale). Insomma, nessuna modifica in nome della sicurezza. Il ragionamento è semplice: se ci sono riusciti i Wright possiamo riuscirci anche noi. Anche per Hyde, comunque, ci saranno prove in una galleria del vento prima di volare sul serio, ed è lì che, come è avvenuto alla squadra di Cherne, potrebbero saltare fuori i problemi veri.
• Sfregiato un Raffaello (Mattina da Mezzogiorno all’Una). Le condizioni poste da Filiberto d’Orange agli emissari del papa equivalgono a una richiesta di resa incondizionata: per iniziare la trattativa, infatti, il pontefice dovrebbe consegnare subito all’esercito imperiale ponte Molle (Milvio) e Trastevere: dal punto di vista strategico, questo rione ha un’importanza cruciale perché attraverso i suoi ponti è possibile invadere Roma. Clemente VII risponde con un secco no, la guerra non si ferma. Un lanzichenecco entrato nei palazzi vaticani sfregia con la scritta Lutherus un affresco di Raffaello, Disputa del Santissimo Sacramento. Dentro Castel Sant’Angelo, dove hanno trovato ricovero circa tremila persone, ci si prepara a resistere a un lungo assedio. Nella possente fortezza i magazzini sono pieni di armi, polvere da sparo e viveri.
• Rick Young, un ristoratore appassionato dei fratelli Wright, sta mettendo in piedi un’iniziativa analoga, apportando, però, qualche modifica all’originale. Infine in Illinois c’è Tom Norton, che ha un approccio completamente diverso: costruire tutto velocemente e provare a farlo volare.
• «Ammazzate i muli, i buoi, i cavalli» (Pomeriggio dall’Una alle Due). I lanzi urlano e bestemmiano. Vogliono il via libera per saccheggiare Borgo. Lo stato maggiore imperiale ritiene invece che prima si debba completare l’occupazione dell’intera città. Così, per stroncare ogni tentativo di insubordinazione, viene dato l’ordine di uccidere tutte le bestie da soma presenti nel rione: in questo modo, il bottino eventualmente trafugato da qualche testa calda non potrebbe essere trasportato. Le strade del rione si trasformano in un mattatoio, mentre la gente tappata nelle case ascolta terrorizzata i rumori assordanti del nuovo massacro. Una squadra di soldati esce intanto in perlustrazione dalla cittadella papale diretta verso le fortificazioni di Trastevere, dall’altra parte del Gianicolo. Quando il gruppetto fa ritorno a Borgo e riferisce il risultato dell’ispezione a Filiberto d’Orange, la decisione è presa nel giro di pochi minuti: la guerra continua con l’attacco a Trastevere.
• Come nelle vecchie competizioni di una volta, ci sarà da trattenere il fiato. Non è infatti detto che tutti e quattro gli aerei ce la faranno a staccarsi da terra durante le prove che li attendono nei prossimi mesi.
• La guerra riprende da via della Lungara (Pomeriggio dalle Due alle Tre). I tamburi annunciano la ripresa della battaglia. Una parte dell’esercito imperiale, in particolare gli italiani al comando di Ferrante Gonzaga, rimane a Borgo per controllare il rione appena conquistato e per impedire la fuga da Castel Sant’Angelo delle migliaia di persone che vi si sono rifugiate, tra cui il Papa, molti cardinali, vescovi e baroni. Il grosso dei contingenti imperiali esce invece da porta Santo Spirito e marcia verso Trastevere attraverso via della Lungara. Le squadre tedesche guidate da Corrado di Bemelberg e da Corrado Hess attaccano porta Settimiana. Quelle italiane affidate a Luigi Gonzaga assaltano porta San Pancrazio. A Roma l’ordine è di dirottare tutti gli uomini disponibili a Trastevere per la difesa estrema di quel rione, dal quale dipende la salvezza della città. Molti romani, stanchi di combattere, cercano ogni pretesto per stare lontano dagli scontri più cruenti.
• Anche se il Wright Experience di Hyde sembra sia il favorito dalla commissione per il centenario, la partita su chi avrà il privilegio di volare a Kitty Hawk, alle 10,35 del 17 dicembre 2003, è ancora aperta. «Siamo molto fiduciosi - commenta Cherne -. Il nostro aereo sarà un successo e sarà lui a trovarsi su quella spiaggia per il centenario».
• Sbaragliate le difese di Trastevere (Pomeriggio dalle Tre alle Quattro). All’attacco deciso e impetuoso dell’esercito imperiale verso le fortificazioni di Trastevere la difesa romana risponde in maniera fiacca. Pochi sono gli uomini sulle fortificazioni, e poco motivati. In una manciata di minuti i soldati di Carlo V riescono a sfondare. I primi a sbaragliare le postazioni pontificie sono le squadre italiane al comando di Luigi Gonzaga, che sfondano porta San Pancrazio e irrompono nel rione con la cavalleria. Più giù i lanzichenecchi, subito dopo, travolgono la debole resistenza romana e cominciano a invadere il rione da porta Settimiana. Ancora morti e feriti, anche se la battaglia è rapidissima. In breve, dopo Borgo, anche l’altro rione sulla destra del Tevere è saldamente nelle mani degli imperiali. Prima dell’invasione molti trasteverini fanno in tempo a fuggire, attraverso i ponti, dall’altra parte della città.
• I delegati del Papa si mettono il profumo (Pomeriggio
dalle Quattro alle Cinque). La prima operazione militare dei lanzichenecchi e dei loro compagni di battaglia ha lo scopo di impossessarsi del controllo dei ponti. Sono tre i passaggi che collegano Trastevere con la Roma distesa sull’altra sponda del fiume. Cominciando da nord: ponte Sisto, i due dell’Isola Tiberina (Cestio e Fabricio) e Santa Maria. Su uno di questi tra breve si potrebbe scatenare l’ennesima battaglia della giornata. Intanto i romani cercano di fermare la guerra con la trattativa. Una delegazione di rappresentanti del Campidoglio e della nobiltà si dirige verso ponte Sisto per trattare con i comandanti imperiali. Ma i soldati fanno per gettarsi d’istinto contro quel drappello di uomini che, sembra una provocazione, si sono profumati e vestiti con gli abiti da gran cerimonia. Qualcuno, non si sa bene chi e perché, spara un colpo d’archibugio. Altri rispondono al fuoco. In breve è di nuovo battaglia.
• Chissà cosa farebbero Orville e Wilbur vedendo il loro piccolo e fragile aereo sorvolato dal veicolo spaziale. Forse prenderebbero a studiarlo per carpire i segreti degli ingegneri della Nasa.
• Viva l’Impero Viva il saccheggio (Pomeriggio dalle Cinque alle Sei). Le barricate poste su ponte Sisto e nella zona circostante sono presto sbaragliate dall’assalto imperiale, nonostante la strenua resistenza di un gruppo di nobili armati tra cui Simone e Pier Paolo Tebaldi, Giambattista Savelli, Giulio Vallati, uno dei figli del cardinale Alessandro Farnese, Ranuccio, Girolamo Mattei, e lo stesso Renzo Orsini (una figlia del comandante pontificio, Chiara, suora nel convento di San Cosimato a Trastevere, è stata salvata dal fratello Giampaolo poco prima che i soldati invadessero quel rione). Molti cadono uccisi nell’ultima eroica difesa della città, i pochissimi supersiti sono costretti alla fuga. Renzo Orsini riesce a sottrarsi alla furia dei lanzichenecchi e a rifugiarsi a Castel Sant’Angelo. Alle cinque e mezza l’ultima resistenza è travolta. L’esercito imperiale, come un fiume in piena, invade le strade della Città inneggiando all’impero e al saccheggio.
• Wilbur Wright nacque nel 1867, Orville quattro anni dopo [1871]. Il loro padre, Milton, era un uomo di chiesa. La madre Susan li lasciava giocare con gli attrezzi che il papà teneva in garage. La loro famiglia contava anche due fratelli più vecchi ed una sorella più giovane. Nel 1989 i due fratelli pubblicano un piccolo giornale, il ”West Side News”, poi, nel 1892, cominciano a costruire biciclette. La loro piccola azienda ne fa di tre tipi: la Van Cleve, la St. Clair e la Wright Special. I soldi non mancano: le bici sono un ottimo business. Tranquilli uomini d’affari di Dayton, nell’Ohio, hanno una vera passione per la meccanica. Nel 1899 i due fratelli cominciano a raccogliere materiale sulla possibilità di far volare qualcosa di «più pesante dell’aria». Sono solo costruttori di biciclette, ma hanno un approccio decisamente scientifico: costruiscono aquiloni, poi passano agli alianti, con cui si lanciano da un’altura, e infine arrivano al motore.
I fratelli Wright non volarono mai assieme, ad eccezione di una sola volta per dare una dimostrazione a loro padre. Sapendo che sarebbero potuti morire in un incidente, fecero in modo che almeno uno dei due potesse portare avanti il lavoro. Wilbur prese il tifo e se ne andò a 45 anni. Ad accelerare la sua fine forse fu anche l’amarezza causatagli da chi metteva in dubbio il fatto che il loro fosse stato effettivamente il primo aereo. Per tutelare i loro diritti, i Wright furono costretti ad affrontare numerose battaglie legali. Quella sulla paternità del concetto di piegatura delle ali per controllare il velivolo (gli alettoni degli aerei moderni), ad esempio: durò molti anni e costò 150.000 dollari dell’epoca. Il tribunale, infine, riconobbe ai due fratelli la proprietà dell’invenzione. Orville morì nel 1947. Nel 1927, appena un mese dopo la sua storica traversata dell’Atlantico, Charles Lindbergh atterrò nel campo di volo Wright di Dayton. L’aviatore volle rendere così omaggio a chi aveva reso possibile il volo umano.
• Gli imperiali marciano per strade deserte (Sera dalle Sei alle Sette). Uomini, donne, bambini sorpresi in strada dai soldati imperiali vengono trucidati senza pietà. Sono casi sporadici: ormai quasi tutti stanno tappati in casa, non c’è più nessuno a difendere l’Urbe. Un incendio in una torre alle Botteghe Oscure, dove si sono asserragliate una sessantina di persone con armi e polvere da sparo, ha provocato un’esplosione che ha ucciso tutti gli occupanti. L’unico scontro degno di nota è l’assalto degli uomini di Carlo V a Castel Sant’Angelo dalla parte di ponte Sisto. Ma il possente bastione, che nella mattinata aveva resistito agli attacchi dalla parte di Borgo, non cede nemmeno ora. Dal Gianicolo giunge intanto la notizia che il duca Carlo di Borbone, gravemente ferito in mattinata, è morto nel convento di Sant’Onofrio. A che ora? Secondo alcuni il generale sarebbe spirato intorno alle cinque e mezza. Altri sostengono che la fucilata l’ha ucciso sul colpo.
• In Italia c’è una piccola Kitty Hawk sulle rive del Piave. Giancarlo Zanardo, 62 anni, di Conegliano Veneto, nel 1989 ha iniziato a costruire una replica dell’aereo dei Wright, che ha volato per la prima volta tra il ’90 e il ’91. Da sempre appassionato di volo (ha costruito anche una replica del Fokker DR 1, quello del Barone Rosso), ha lavorato 2.500 ore per realizzare una copia quasi identica del primo aereo. Uniche differenze, ma perdonabili, il carrello (l’originale aveva dei pattini) ed un motore più potente, per farlo star su anche in assenza di vento (indispensabile invece al modello dei Wright, dotato di un motore di scarsissima potenza). Ad aprile del ’91 Zanardo vola all’ippodromo di San Siro, a Milano. In un minuto e tredici secondi l’aereo percorre oltre un chilometro ad un’altezza di cinque metri. «In novembre feci virare l’aereo. Forse nemmeno i Wright ci sono mai riusciti». Dall’America il gruppo di Jack Cherne si è molto interessato alle esperienze di Zanardo: «Teniamo una corrispondenza fittissima, sono anche venuti in Italia». Il Wright veneto è stato anche invitato a Dayton per le celebrazioni del 2003, «Ma portare oltre Oceano il mio aereo è troppo difficile. Saluterò l’anniversario volando nel mio campo personale, qui in Veneto, poi l’aereo finirà al museo dei mezzi di trasporto Luigi Bonfanti, a Romano d’Ezzelino (Vicenza)».
• Il principe Massimo paga per riavere i figli (Sera dalle Sette alle Otto). L’occupazione della città è ormai completata. Lanzichenecchi e soci presidiano ogni strada e già mettono gli occhi sui palazzi dall’aspetto più lussuoso che vorrebbero presto depredare. Ma i capitani ordinano di serrare i ranghi, per il saccheggio c’è ancora da attendere. Intanto il prete spagnolo che ha salvato Giuliano, figlio del Principe Domenico Massimo, è davanti al palazzo del nobile casato. Ha con sé Giuliano, ferito gravemente, e chiede una ricompensa per averlo riportato a casa. Ma non ottiene quanto richiesto: Giuliano muore mentre il principe era andato a prendere il danaro, così si deve accontentare di trecento ducati invece dei cinquecento richiesti. Poco dopo un’analoga scena si ripete con un gruppetto di fanti spagnoli che riconsegna nelle mani del nobile romano un altro suo figlio, Luca, pretendendo altro danaro.
• La storia dell’aeronautica racconta di primati e tragedie. Ecco un elenco molto succinto dei predecessori dei Wright.
852 a.C. Il Re d’Inghilterra Bladud, con un armamentario di piume, si lancia da un tempio in quella che oggi è Londra. Muore nella caduta. Sarà solo il primo di una lunghissima serie.
1300 Marco Polo racconta di aver visto in Cina aquiloni che portavano uomini in volo.
1488-1514 Leonardo Da Vinci studia il volo umano.
1783 J.A.C. Charles fa volare un pallone a idrogeno. Joseph e Etienne Montgolfier. fanno volare il loro pallone ad aria riscaldata. Successivamente ne danno una dimostrazione di fronte ai reali di Francia. A bordo ci sono una pecora, un gallo ed una papera. Lo stesso anno un loro pallone porta in volo per quattro minuti due passeggeri.
1785 Jean-Pierre Blanchard, francese, e John Jeffries, americano, attraversano in pallone il canale della Manica.
1849 George Cayley disegna il primo aliante: lanciandosi da un’altura porta in volo una persona.
1896 Octave Chanute comincia i suoi esperimenti con una serie di alianti biplano. Sarà una base importante per il lavoro dei Wright, che con Chanute ebbero una fitta corrispondenza. Il 6 maggio l’Aerodrome N. 5, dell’americano Samuel Langley, è il primo velivolo spinto da un motore (a vapore) a sollevarsi in aria, ma senza pilota.
1900 Primo volo di un dirigibile Zeppelin.
1903 8 Dicembre: l’Aerodrome di Langley, questa volta con un pilota a bordo, fallisce il tentativo di volo e si inabissa nel fiume Potomac, Washington D.C. Il pilota si salva, ma le speranze su quel velivolo sono ormai finite. Per anni il museo Smithsonian (del quale Langley era stato direttore e che aveva finanziato in parte l’impresa) sostenne che in realtà quel giorno l’Aerodrome era già capace di volare e quindi andava riconosciuto come il primo aereo della storia. Una disputa che amareggiò enormemente i fratelli Wright e che terminò solo quando il museo, nel 1942, fece marcia indietro. Lo stesso anno, il 17 Dicembre, i fratelli Wright telegrafarono a papà Milton raccontandogli dei quattro voli compiuti con successo sulla spiaggia di Kitty Hawk.
• I lanzichenecchi a Campo de’ Fiori (Sera dalle Otto alle Nove). L’invasione procede nel caos più assoluto. I comandanti imperiali temono un attacco dell’esercito della Lega santa che sta marciando verso Roma e vogliono poter mobilitare gli uomini nel più breve tempo possibile. Si decide così di costituire tre quartier generali divisi per nazionalità. L’ordine, per i lanzichenecchi, è di radunarsi a Campo de’ Fiori, gli spagnoli devono invece concentrarsi a piazza Navona e gli italiani a piazza di Ponte, davanti a ponte Sant’Angelo. Il fiorentino Francesco Vettori, diplomatico cinquantatreenne, amico di Niccolò Machiavelli e di Francesco Guicciardini, dalle finestre della sua casa a Campo de’ Fiori assiste terrorizzato all’occupazione dei fanti tedeschi. Mette fuori della porta un avviso che indica la presenza di un appestato e si infila a letto fingendo d’essere malato. Ma il trucco non convince i lanzichenecchi che lo mettono sotto stretta sorveglianza.
• Arriva la Lega santa ma subito si ritira (Sera dalle Nove alle Dieci). I timori dello stato maggiore imperiale su un possibile attacco della Lega santa non sono infondati. L’avanguardia di quell’esercito, circa mille soldati che erano partiti in mattinata da Viterbo alla guida del conte Guido Rangoni, è ora nei pressi di Roma. Il comandante fa fermare i suoi uomini a Monterotondo, distante una ventina di chilometri dalla Città Santa, poi con pochi cavalieri al seguito prosegue lungo la Salaria per cercare di scoprire qual è il quadro della sitazione e valutare se ci sono le condizioni per un intervento militare. Giunto a ponte Salario scopre che gli imperiali hanno già occupato l’intera città e valuta che non ci sono, con i pochi uomini a sua disposizione, le condizioni per tentare un colpo di mano. Ordina la ritirata. Il papa e i romani sono lasciati al loro destino.
• Gli spagnoli cercano donne da violentare (Notte dalle Dieci alle Undici). Lanzichenecchi e compagni chiedono mano libera, urlano e strepitano perché si dia il via al saccheggio, i comandanti faticano a tenere unite le irrequiete compagnie. D’altra parte lo stato maggiore imperiale vuole essere certo che non vi siano pericoli di un attacco nemico e sta aspettando che le vedette mandate all’esterno per perlustrare il territorio tornino con le loro relazioni. Intanto, lontano dalle tre piazze, dove è concentrato il grosso dell’esercito, per esempio a Trastevere, qualche soldato disobbedendo agli ordini ha cominciato a violare le prime case. Ma non per rubare, almeno per il momento. Gli imperiali cercano un’altra merce: donne. Ne vengono stuprate a decine, soprattutto da parte degli spagnoli.
• «Rompete le righe, si inizi il saccheggio» (Notte dalle Undici a Mezzanotte). Le vedette imperiali tornano alla base annunciando che intorno a Roma non vi sono nemici. I tamburi cominciano a rullare prima a piazza Navona, poi a Campo de’ Fiori e infine a piazza di Ponte. il segnale del rompete le righe, il via libera al saccheggio. Il diritto di guerra dà ai vincitori licenza assoluta di uccidere e di rubare. Migliaia di spagnoli, di tedeschi, di mercenari italiani si lanciano come furie sulle strade della Città santa. Le case di chi prova a resistere vengono assaltate e incendiate, trucidati senza pietà tutti coloro che non eseguono immediatamente gli ordini dei vincitori. I soldati cominciano a uscire dai palazzi con sacchi pieni di refurtiva, mentre dappertutto si sentono i lamenti dei feriti, le urla strazianti delle fanciulle e delle monache violentate. Lungo le strade i cadaveri si ammucchiano. Per il popolo romano è appena cominciata una lunga stagione di sangue e di sofferenze.
• Il trionfo di Carlo V. Come mai i lanzichenecchi attraversarono l’Italia e vennero a saccheggiare Roma? Ce la caveremo con due parole: in quel momento c’era un imperatore - Carlo V - che voleva conquistare l’Europa. Fece la guerra a tutti e dunque anche al papa. Oltre tutto il papa era alleato dei francesi, nemici acerrimi di Carlo V, che aveva sotto di sè la Spagna, gli stati tedeschi e le terre del Nuovo Mondo. Il sacco di Roma, che qui raccontiamo sulla traccia del bel libro di Antonio Di Pierro (Mondadori), durò in realtà nove mesi. I lanzi, giorno dopo giorno, assaltarono i palazzi dei cardinali e dei nobili, pieni di gioielli, di argenteria, di opere d’arte. Chi tentava di resistere veniva spazzato via. La dimora del principe Domenico Massimo, per esempio, fu attaccata, saccheggiata e poi incendiata; le figlie del patrizio romano vennero violentate dai soldati e poi uccise. Invaso e depredato il palazzo del cardinale Giovanni Piccolomini, catturato dai soldati imperiali e trascinato per le strade della Città santa tra insulti e sberleffi. Gli alti prelati (la maggioranza) e quei pochi che s’erano rifugiati presso di loro (qualche centinaio di persone) ebbero salva la vita pagando ingenti taglie. La questione veniva risolta davanti al notaio che certificava le somme da versare per riscattare ogni singolo rifugiato. Il cardinale Andrea Della Valle, per citare un caso, dovette sborsare migliaia di ducati, di cui ventotto per Ludovica Albertoni. E pagare non risolveva neanche la questione: soddistatta una guarnigione, poniamo spagnola, poteva accadere che se ne facesse avanti un’altra e che pretendesse un nuovo versamento. Nessuna casa, nemmeno quella della più umile lavandaia, venne risparmiata. Ovunque vi furono eccidi, stupri, torture per costringere gli ostaggi a dire dove avevano nascosto il danaro (che a volte esisteva solo nella bramosa fantasia degli occupanti). Non vennero risparmiate neanche le chiese o i conventi. Non si contano le monache violentate, i frati trucidati. I lanzi erano in maggioranza tedesca e luterani, dunque pensavano che Roma fosse il vaso di tutti i mali (Lutero: «se c’è un inferno Roma ci sta sopra»). Come mai il resto d’Europa non aiutò Roma? Le due più importanti teste coronate del momento avevano altri crucci. Enrico VIII, re d’Inghilterra, in quei giorni, stava muovendo le sue pedine diplomatiche per ottenere dal pontefice il divorzio dalla prima moglie Caterina: obiettivo, sposare la giovane Anna Bolena e sperare in un figlio maschio. Francesco I, re di Francia, aveva ancora i due figli prigionieri a Madrid, ostaggi dell’imperatore, umiliante prezzo che aveva dovuto pagare per la sua stessa liberazione dopo la cocente sconfitta nella battaglia di Pavia.
Quanto alla Lega santa, dopo mille tentennamenti, desistette. Clemente VII, che, quando l’esercito amico era a pochi passi da Roma aveva interrotto il negoziato di pace, dovette poi firmare la resa. Era mercoledì 5 giugno. Il papa si impegnava a pagare quattrocentomila ducati, a consegnare diverse città e a rimanere prigioniero a Castel Sant’Angelo fino a quando non avesse adempiuto a tutte le clausole del trattato. Le sofferenze, per il popolo romano, non erano però terminate. Non essendo riuscito il pontefice a pagare l’ingente somma richiesta, il grosso dell’esercito imperiale – che durante l’estate era uscito da Roma per sfuggire alla peste – tornò il 25 settembre e riprese il saccheggio con più ferocia e più determinazione. Solo dopo la fuga di Clemente da Castel Sant’Angelo, l’8 dicembre successivo, cominciarono a maturare le condizioni di una smobilitazione generale di lanzichenecchi e soci, che infine lasciarono l’Urbe lunedì 17 febbraio 1528. Roma era stremata, la sua popolazione quasi dimezzata (da 55 mila a 33 mila abitanti). Si moriva di fame, c’era la carestia, scoppiò una terribile epidemia di peste. Le fazioni in lotta si combattevano tra loro, le strade erano piene di morti ammazzati. Clemente VII non voleva tornare e si rassegnò solo quando dovette constatare che Carlo V aveva trionfato di tutti i suoi nemici: padrone di mezza Europa e delle terre da poco scoperte nel Nuovo Mondo, in Italia manteneva il possesso del regno di Napoli e del ducato di Milano. Così, il 6 ottobre 1528, sotto un violento temporale, in sella a un cavallo e con una piccola scorta, tornò nella città sua, devastata.