Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  novembre 11 Venerdì calendario

La versione di Barney

• Ghenghe. «Terry era appena tollerato dalla mia ghenga, un’accozzaglia di giovani scrittori arrapati, senza un soldo e subissati di lettere di rifiuto».
• Pomiciate. «Erano i giorni felici in cui con le studentesse si poteva ancora pomiciare impunemente».
• Usi. «In quell’età dell’oro non ci voleva una laurea in astrofisica per far funzionare l’aggeggio che accende e spegne la televisione, quel ridicolo marchingegno che oggi ha almeno venti pulsanti di cui non si capisce l’uso».
• Princìpi. «Ma anch’io ho i miei princìpi. Non ho mai venduto armi, droga o cibi dietetici».
• Arie. «Alfred Kazin ha scritto che anche da giovane, quando non se lo filava nessuno, Saul Bellow aveva l’aria di uno destinato a grandi cose».
• Risate. «Magari queste stanze tornassero a riempirsi delle sue risate».
• Assi. «Sapessi il sollievo di non sentirmi cazziare per la miliardesima volta perché non alzo l’asse del cesso».
• Origini. «Se appena hanno studiato a Oxford o a Cambridge, o guadagnano più di centomila sterline l’anno, non sono più ebrei, ma ”di origini ebraiche”. Che non è la stessa cosa».
• Seriali. «Mai sentito parlare degli assassini seriali? Lei è una moglie seriale».
• Critici. «Quando la caccia alle streghe sarà finita ci sarà il solito momento di imbarazzo, come dopo le retate anticomuniste degli anni Venti, ma poi si poseranno le polveri e qualcuno capirà che McCarthy è stato il più grande critico cinematografico del nostro tempo».
• Piscine. «Franz Kafka certo non scriveva per farsi la piscina».
• Vita interiore. «Le pagine della Borsa, di sicuro la lettura obbligata di chi non ha una vita interiore».
• Credenze. «Ma come mai la tua famiglia è emigrata in Canada? Credevo che tutti gli ebrei emigrassero a New York».
• Inizi. «Ho dato una scorsa alla ”Gazette” di Montreal, cominciando come sempre dalle pagine sportive».
• Pensieri. «Pensare alla fine che hanno fatto gli altri mi aiuta a mantenermi giovane».
• Ebrei antisemiti. «Ma se Mosé e la sua tribù erano neri, a maggior ragione non capisco perché mai Farrakhan, che quando vuole sa essere persuasivo, ce l’abbia tanto con noi. Non sarà per caso, senza saperlo, l’ennesimo ebreo antisemita alla Philph Roth?».
• Letti. «Porca miseria, quando i bambini, in pigiama, si intrufolavano in camera e si mettevano a saltare sul letto dicendo ”La mamma è nuda, la mamma è nuda!”, ”Anche papà, anche papà!”, la vita sì che valeva la pena di essere vissuta».
• Ghetti. «In tuo onore ho anche visitato il Campo del Ghetto Nuovo. Lo sai che ai bei tempi non ti avrebbero mai lasciato uscire dopo le dieci di sera?».
• Seni. «Lo ammetto, ogni volta immagino che Miriam stia facendo le sue abluzioni serali, e che fra poco verrà a letto e si rannicchierà contro di me riscaldando le mie vecchie ossa, mentre io scivolerò nel sonno aggrappato ai suoi seni».
• Prime. «Non lo sai che la prima delle Nozze di Figaro a Vienna è finita tra i fischi? E che alla prima mostra degli Impressionisti sghignazzavano tutti?».
• Sulla letteratura. «Secondo me molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti».
• Locali. «Nel locale circolano più amanti che mogli, questo va detto».
• Fellatio. «Ricordo che una volta Clara mi concesse una fellatio ma subito dopo corse a vomitare nel lavandino».
• Arance. «Sei l’unico uomo che mi abbia sbucciato un’arancia».
• Nidi. «Mai sottovalutare la crocerossina che si annida nelle carogne come me».
• Riduzioni. «Mi sono versato ancora da bere, con la certezza di avere davanti un’altra di quelle notti da vecchio bavoso in cui rivedo tutto il filmino della mia incasinatissima vita, chiedendomi come ho potuto ridurmi così. Dal tenero ragazzino che recitava a voce alta La terra disabitata al vecchio misantropo che vende pattume televisivo».
• Capezzoli. «Morty dice adesso va molto gonfiarsi il seno con l’olio di soia. Strizzi un capezzolo e puoi condirci l’insalata».
• Fondi. «Ci deve essere del brandy di pesca avanzato dal bar mitsvah di Craig. Aspetta. Forse è rimasto anche un fondo di Chivas».
• Tipi. «Lewis Carroll, adorato da generazioni di bambini, non era precisamente il tipo cui avreste affidato volentieri per una sera la vostra figlia decenne».
• Conti. «Sartre esibiva un curriculum da resistente parecchio lacunoso e, tanto per pareggiare i conti, dopo la guerra diventò un apologeta dei gulag».
• Offese. «Non voglio più vederti andare dal barista per farti dire il risultato della partita. la sera del nostro matrimonio. Lo trovo offensivo».
• Rami e foglie. «C’è stato un tempo in cui osavo sognare che Miriam e io, superati i novanta, saremmo spirati insieme, come Filemone e Bauci. E allora un munifico Zeus, con un lieve tocco del caduceo, ci avrebbe trasformato in due alberi vicini, coi rami che si sfiorano d’inverno, le foglie che si intrecciano a primavera».
• Voti. «La vita, per lei, era un esame da superare a pieni voti».
• Re David. «Vorrei sapere perché il vecchio re David aveva diritto di portarsi a letto giovani donne nubili e io no».
• Buone letture. «Se gli avessi nominato Superman, Batman, Wonder Woman o l’Uomo Invisibile, mi avrebbe lanciato uno sguardo di intesa con l’aria di dire be’, fra gente di buone letture ci si capisce al volo».
• Bicchieri. «Tra un bicchiere e l’altro pescavo nel mio sacchetto di aneddoti precotti».
• Casi. «Mi sono portato a letto la Vita di Samuel Johnson, libro da cui non mi separo mai – più che altro perché, casomai spirassi nel sonno, è quello che vorrei mi trovassero sul comodino».
• Passioni. «I migliori non hanno convinzioni, mentre i peggiori / traboccano di intense passioni» (W. B. Yeats).
• Buchi. «’Senza contare” aggiunsi con un dolcissimo sorriso interamente dedicato a mio suocero ”che non capisco come uomini adulti, in altre parole maturi, possano sprecare pomeriggi interi cercando di infilare una pallina bianca in un buco. C’è di che perdere fiducia nell’umanità, non vi sembra?”».
• Caviale. «A te piace il caviale? Nei romanzi se ne parla sempre, ma secondo me è un po’ salato. Non capisco cosa ci trovino di così fantastico».
• Lampo. «Ma tu lo sai perché gli scozzesi portano il gonnellino, Barney?» «No, e non mi interessa». «Perché sennò le pecore sentono la lampo che cala e scappano».
• Biografie. «Ma la verità è che nulla mi delizia quanto una biografia da cui apprendo che questo o quel presunto grande in realtà era una vecchia merda».
• Fisse. «Ma sì, ci godo a scoprire che Martin Luther King non solo era un plagiario, ma aveva un’autentica fissa per le donne bianche».
• Irlandesi. «Non tutti gli irlandesi cattolici sono antisemiti».
• Whisky. «A Barney non piacciono i dolci. Si vede che gli bastano gli zuccheri del whisky».
• Gemme. «Toronto non mi è mai piaciuta, con la sua aria tronfia da reparto contabile del paese. Ma quella sera tiepida di inizio maggio, nel caos di Avenue Road all’ora di punta, mi sentivo particolarmente euforico e conciliante. Camminavo a un palmo da terra. Ma sì, in fondo gli alberi erano carichi di gemme».
• Quarto Reich. «E sono d’accordo con James Baldwin quando definisce l’America ”il Quarto Reich”».
• Prigioni. «Senti, John, io non ci posso andare in prigione. Sono innamorato».
• Anni. «Ma il pomeriggio sono andato a bere qualcosa all’Algonquin con Bishinsky. ”Ho sessantotto anni, porca puttana, e non capisco dove possa essermeli beccati”, ha detto» (da La versione di Barney).
• Diventato ricco grazie a una società di produzione televisiva ma rimasto solo dopo tre matrimoni, Barney Panofsky, ormai un po’ avanti con gli anni, è l’alter ego dell’autore, che fu sceneggiatore, oltre che romanziere. Ebreo polacco, doppiamente minoranza in quanto anglofono nel Canada francofono delle leggi sulla protezione della lingua, Richler-Panofsky ci consegna una sorta di biografia disincantata, più spietata che cinica, di un uomo del nostro tempo. Quando l’età ormai consente di fare bilanci, anche amari, tra battute politically scorrect e un’autoindulgenza che contempla solo whisky, sigari e salmone affumicato. Prima che l’alzheimer gli faccia dimenticare tutto. Mordecai Richler è stato autore di vari romanzi oltre che giornalista. La versione di Barney lo ha resto famoso. Desiderava scrivere un libro per cui essere ricordato, forse è questo. Se n’è andato tra lunedì scorso, per un cancro ai polmoni.