Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 13 luglio 2002
«Si ripaga male un maestro se si rimane sempre allievi» (Nietzsche)
• «Si ripaga male un maestro se si rimane sempre allievi» (Nietzsche).
• «Nietzsche non è alle nostre spalle, ci è accanto e, per molti aspetti, ancora davanti» (Massimo Fini).
• «Non è un’esagerazione sostenere che tutta quanta la cultura del ventesimo secolo, nei suoi vari asptti filosofico-letterari e sociologico-psicologici, sta, in qualche misura, in relazione con le negazioni e le affermazioni del pensiero nietzscheano» (Remo Cantoni).
• «Mio padre morì a 36 anni: era dolce, amabile, e morboso, come un essere fatto per passar oltre... un ricordo benevolo della vita più che la vita stessa» (Nietzsche).
• possibile che per tutta l’umanità io diventi un destino, il destino» (Nietzsche).
• «Penso di essere troppo malizioso per credere in me stesso. Non parlo mai alle masse: ho una paura spaventosa che un giorno mi facciano santo» (Nietzsche).
• «Tutto quanto ho scritto fino a oggi è pura facciata, quel che riguarda me comincia con i puntini di sospensione» (lettera di Nietzsche alla sorella nel maggio 1885).
• «Il pericolo degli artisti, degli uomini di genio, sta nella donna: le donne adoranti sono la loro rovina. Quasi nessuno ha abbastanza carattere per non essere rovinato, redento, quando si sente trattato come un dio, ecco che subito accondiscende alla donna. L’uomo è codardo di fronte a ogni eterna femminilità: questo sanno le femminelle. In molti casi l’amore femminile, e forse proprio in quelli più famosi, è soltanto un più raffinato parassitismo, un annidarsi in un’anima altrui, talora persino in una carne altrui, ah! Fino a che punto a spese del ”padrone di casa”» (Nietzsche).
• «Nietzsche nasconde in se stesso, come una vecchia rocca, alcune oscure segrete, sotterranei nascosti che non risultano a una conoscenza superficiale, ma che pure possono contenere la sua vera essenza» (Lou Salomé su Nietzsche).
• «Viveva il pensiero più di quanto non lo pensasse» (Lou Salomé su Nietzsche ).
• L’unico con cui Nietzsche scambia due parole quand’è a Torino, il direttore della libreria Loescher Carl Clausen: seguace del filosofo Philip Mainländer, che sosteneva che il mondo è il «cadavere di Dio» e si sta decomponendo. Credeva nel suicidio universale, si tolse la vita a 35 anni.
• «Assurdamente presto, a sette anni, io sapevo già che una parola umana non mi avrebbe mai raggiunto» (Nietzsche in "Ecce Homo").
• Quella volta che Nietzsche e l’amico Paul Rée andarono a vedere Sarah Bernhardt nella ”Dama delle camelie”: durante il primo atto svenne, riprese dopo un’ora ma ebbe uno sbocco di sangue e lo spettacolo venne rinviato. La sera dopo era di nuovo sul palco, applauditissima. (a Nietzsche la Bernhardt ricordava Cosima).
• Nell’aprile del 1887 Nietzsche scrive all’amico Overbeck: «Credo che la gente mi riterrebbe completamente pazzo se lasciassi trapelare ciò che penso di me».
• Premura di Nietzsche di non arrivare mai in vacanza a Sils, se prima non ha ricevuto un telegramma che lo assicura che la neve si è completamente sciolta.
• Heinrich Köselitz a Recoaro si vede affibbiare da Nietzsche lo pseudonimo di Peter Gast, perché il suo nome originario gli sembra «troppo ostico per le orecchie degli italiani».
• Reazione di Nietzsche al terremoto del febbraio 1887, che devastò Nizza e distrusse una delle case in cui aveva abitato: «E’ un vantaggio per i posteri, avranno da fare un pellegrinaggio in meno».
• Durante la Comune di Parigi, alla notizia (falsa) che gli insorti hanno dato fuoco al Louvre, Nietzsche piange per un intero pomeriggio, «annichilito» al pensiero delle opere d’arte distrutte.
• Quella volta che Nietzsche, per stupire i compagni del collegio di Pforta, aveva voluto imitare Muzio Scevola accendendosi un mazzetto di fiammiferi sul palmo della mano, ustionandosela.
• «Non si potrà mai pensare in modo abbastanza elevato delle donne, ma non per questo si ha bisogno di pensare di loro in modo falso. Occorre stare bene attenti. Che esse stesse siano in grado di rischiarare gli uomini sull’eterno femminino è improbabile: in proposito stanno forse troppo vicino a se stesse» (Nietzsche).
• Abitudine di Nietzsche, durante il servizio di leva, pagare ogni giorno la colazione a ufficiali e sottufficiali per guadagnarsi la loro simpatia.
• «E se una volta una donna si accorge di possedere un qualche talento: quanta ridicola ammirazione di sé, quanta ocaggine si scatena in tal caso ogni volta» (Nietzsche).
• Nel 1887 Deussen visita lo studio di Nietzsche, che il filosofo era solito chiamare «la mia caverna»: «Da un alto erano disposti i suoi libri, poi un tavolo rustico, con una tazza di caffè, gusci d’uovo, manoscritti, strumenti da toeletta, in una variopinta confusione che continuava fino al letto ancora disfatto e a un tendistivali con relativo stivale. Il tutto faceva pensare a un servizio trascurato e a un padrone paziente che lasciava passare tutto».
• «Si apre un libro di una donna e subito si sospira: ”Ancora una cuoca mancata”» (Nietzsche).
• Il ménage à trois, senza sesso, di Lou Salomé, Paul Rée e Nietzsche, dai tre ribattezzata "Trinità".
• Nel diario che scrisse riepilogando gli avvenimenti del 1882, Lou Salomé non accenna nemmeno una volta a Nietzsche.
• Paul Rée, amico di Nietzsche, per anni compagno di Salomé. Nella cerchia degli intellettuali berlinesi veniva chiamato "la dama d’onore".
• Nietzsche e l’ amico Erwin Rohde, che da giovani impazzivano per la giovane attrice Suzanne Klemm, ribattezzata ”glaukidion”, ”la civettina”.
• Le case di Richard Wagner, piene di tendaggi, copriletti, sgabelli imbottiti, sedie rivestite, tappeti, passamanerie, merletti, fiocchi, nastri, ghirlande, velluti, sete, broccati, rasi rosa, rossi, viola, gialli, argenti, bigiotteria, effluvi, pappagalli, pavoni, cani di razza, domestici. In mezzo a tutto, Wagner piroettava «in una vestaglia di damasco giallo, cravatta rosa e una voluminosa cappa di velluto nero foderata di raso rosa» (Lilli Lehmann nel 1864 a Vienna).
• Il natale del 1874, che Nietzsche passa di nuovo a letto malato. In quei giorni scrive alla vecchia amica Malwida von Meysenbug: «Ieri, primo giorno dell’anno, guardai il futuro con vero tremore. Vivere è terribile e pericoloso, io invidio chiunque abbia fatto una buona morte. Del resto sono deciso a diventare vecchio, perché altrimenti non si conclude nulla. Ma non è perché mi piace la vita che voglio invecchiare. Lei comprende questa mia determinazione».
• A Basilea, negli anni dell’insegnamento, Nietzsche per darsi un tono e sembrare più vecchio, si fa crescere i baffi in modo spropositato e va in giro indossando un cappello a cilindro grigio (o bianco), tenendo sempre sottobraccio un parasole, di cotone grigio e bianco, foderato di blu e verde.
• Secondo Lou Salomé, Nietzsche «poteva facilmente passare inosservato: aveva un’andatura cauta e meditabonda con le spalle che un po’ s’incurvavano, portava su di sé il segno di chi resta in disparte, di chi sta da solo». Di «incomparabile bellezza», invece, le mani.
• Verso la fine degli anni ’80 Nietzsche rinunciò del tutto agli alcolici: «Un bicchiere di vino o di birra è più che sufficiente a fare della mia vita una valle di lacrime».
• Nella primavera del 1873 Nietzsche comincia a scambiarsi lettere con un’ammiratrice, Rosalie Nielsen, moglie separata di un ufficiale scandinavo, millantatrice che raccontava di aver frequentato Mazzini e di essere stata imprigionata come pericolosa rivoluzionaria. Quando decidono di incontrarsi in un hotel di Friburgo, Nietzsche esce dalla stanza gridando «Mostro, mi hai ingannato! » (pare che la donna fosse bruttissima). Lei continuò a tempestarlo di lettere, telegrammi, implorazioni, si piazzò davanti casa sua a Basilea, finchè Overbeck organizzò un incontro: «Che scena ridicolmente, sproporzionatamente violenta recitò Nietzsche! Si svolse quasi senza parole, e terminò con la porta della stanza barricata con una sedia contro la signora Nielsen».
• Le cinque panchine che Nietzsche fece sistemare nel bosco intorno alla sua casetta di Tautenburg: a ognuna aveva dato un nome, inciso su una targhetta. La preferita, quella chiamata ”Toter Mann” (L’uomo morto), perché secondo una leggenda locale in quel punto, tantissimi anni prima, era stato trovato un cadavere.
• Abitudine di Paul Rée, scrivere lettere a Salomé chiamandola «la mia adorata chiocciolina», firmandosi «il tuo Tu» o «il tuo fratellino».
• Nel 1877 Nietzsche confida alla vecchia amica Malwida von Meysenbug che si sarebbe accontentato «anche di una donna presa dalla strada» pur di trovare moglie.
• «Essere vissuta qualche tempo vicino a Nietzsche, e invece di infiammarsene rimanere una fredda osservatrice, una macchina regsitratrice, vorrà pur dire qualcosa» (Peter Gast su Salomé).
• La lettera che Nietzsche mandò al fratello di Rée, accusando Paul di averlo ingannato su Salomé, «una scimmietta rinsecchita, sporca, puzzolente, con i suoi seni finti».
• Nietzsche su Lou: «Carattere del gatto: animale da preda che si atteggia ad animale domestico... priva di gusto ma ingenua in questo difetto ... senza sentimento e incapace d’amore... sessualità crudelmente deviata».
• «Mi terrorizza il pensiero di tutti coloro che, ingiustificatamente e del tutto impropriamente, si richiameranno alla mia autorità. Ma questo è il destino di ogni grande maestro dell’umanità» (Nietzsche).
• Nella primavera del 1877 gli occhi di Nietzsche vanno sempre peggio. Si rende conto di non avere più di un’ora e mezza di autonomia. Per combattere l’insonnia fa uso di oppio e cloralio idrato. Per questo passeggia da solo per sei sette ore, rimuginando tra sé e sé i suoi pensieri, spesso ad alta voce, «raffinandoli stilisticamente». Qualche volta prende appunti su un piccolo taccuino tascabile, la sera in albergo butta giù tutto.
• Dopo essersi impadronita dei diritti d’autore del fratello, Elisabeth Nietzsche per essere all’altezza si prende un insegnante di filosofia, il giovane Rudolph Steiner, che dopo pochi mesi getta la spugna: «Frau Förster- Nietzsche dà prova di un’assoluta incompetenza per ciò che riguarda il pensiero del fratello. E’ totalmente incapace di comprendere distinzioni sottili, logiche e persino elementari; è sprovvista del minimo senso di obiettività».
• Carl Friedrich Andreas conobbe Salomé quando aveva 41 anni, la corteggiò, le propose di sposarlo e di fronte al rifiuto di lei, una sera afferrò un coltello a serramanico che portava sempre con sé e se lo ficcò nel petto. Il giorno dopo si fidanzarono.
• Lou Salomé perse la verginità (dopo una convivenza in bianco di cinque anni con Paul Rée) quando era sposata con Carl Friedrich Andreas già da otto anni. Ma non con lui.
• Convinzione di Rohde, dopo la stesura di ”Al di là del bene e del male” (1886) , che «ciò di cui Nietzsche ha bisogno è di trovarsi un buon lavoro».
• Quel giorno del marzo 1868, quando Nietzsche, militare di leva, mentre montava Baldwin («uno degli animali più focosi del reggimento»), sbagliò un salto e sbattè violentemente il petto contro l’arco della sella. Ignorando il dolore, continuò a cavalcare, finì l’esercitazione ma la sera svenne due volte: rimandato a casa, passò dieci giorni a letto prendendo morfina.
• Nel novembre del 1895 Overbeckandò va a trovare Nietzsche: «Sembrava un nobile animale ferito a morte, che si è ritirato in un angolo dove non pensa ad altro che a morire».
• Nel 1893 Nietzsche smette praticamente di parlare. Ripete perlopiù poche frasi: «Più luce» e «praticamente morto». Non riconosce più nemmeno la madre.
• Dal pomeriggio del 3 gennaio 1889 dalla Posta centrale di Torino comincia a partire una raffica di biglietti scritti da Nietzsche, diretti ad amici e conoscenti, dal contenuto delirante, tutti firmati ”Dioniso” o ”Il Crocifsso”.
• Abitudine di Nietzsche, firmarsi nelle lettere ai familiari «il vostro ciechino» o «l’amletica talpa».
• Rifiuto di Nietzsche di fare il testimone alle nozze della sorella: gli inviò però in regalo una stampa di Dürer (’Il cavaliere, la Morte e il Diavolo”), la stessa che quindici anni prima aveva donato anche a Wagner.
• Nietzsche, solito definirsi «nato postumo».
• Lou Salomé, che a Elisabeth Nietzsche scriveva: «Non credere che m’importi niente di tuo fratello: potrei passare tutta una notte chiusa con lui in una stanza senza provare la minima tentazione».
• «Che accadrebbe se un giorno, o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle solitudini e ti dicesse: ”Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutto nella stessa sequenza e successione. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e te con essa, granello di polvere. Non ti rovesceresti a terra digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? » (Nietzsche nell’ultimo paragrafo del quarto libro della Gaia Scienza).
• Nel semestre del 1872 al seminario di Nietzsche su Omero non si presentò nessuno, mentre due soli studenti frequentarono il suo corso settimanale di retorica greca e latina.
• Nietzsche ai tempi dell’insegnamento faceva 14 ore di lezione alla settimana, otto all’università, sei al liceo classico. Al liceo, il Pädagogium, aveva meno di venti studenti, all’università una media di sette, toccò il massimo con dodici ma arrivò anche ad averne solo due.
• Amore giovanile di Nietzsche, Anna Redtel, sorella di un suo compagno di scuola. Per conquistarla le regalava le sue poesie, fatte trascrivere da un amanuense e poi rilegate in un volume nero con bordature di metallo dorato (Massimo Fini, Nietzsche. L’apolide dell’esistenza).
• Paul Rée, amico di Friedrich Nietzsche, all’amata Lou Salomè: «Sono stufo di non avere un nome! Devi darmene uno». Lei, subito: «Cacchina».
• Furfanti. "Ogni uomo ammalato è un furfante" (Nietzsche).
• Stupidi. Un ufficiale, per far capire a un soldato di leva quanto fosse facile l’esercizio che gli stava spiegando: "Schultze, lei è stupido, persino Nietzsche l’ha capito!".
• Ottocento talleri. "Non si tratta che di un professore in più al mondo", disse Nietzsche quando gli accademici di Basilea proposero di dargli una cattedra. Ma poi, a nomina avvenuta, istruì la madre per un nuovo biglietto da visita ("Friedrich Nietzsche professore straordinario di filologia classica (con stipendio di 800 talleri) all’Università di Basilea".
• Tabella di marcia. Giornata tipo di Nietzsche a Basilea, da lui stesso annotata nel consuntivo domenicale: "6-7 passeggiata, 7-8 colazione, 8-9 preparazione. Dalle 9 alle 10 passeggiata, 10-11 lezione, 11-12 al Pfalz o con Burckhardt, 12,30-1,30 pranzo, 1,30-4 casa, amici, sonno, lettura; 4-7 fuori, 7-8 cena, 8-9,30 silenzio". La dieta: "Pranzo: brodo Liebig 1/4 di cucchiaio prima del pasto, 2 panini al prosciutto e 1 uovo, 6-7 noci col pane, 2 mele, 2 zenzeri, 2 biscotti. La sera: 1 uovo col pane, 5 noci, latte zuccherato con una fetta biscottata o 3 biscotti".
• Imperatore. 13 agosto 1876, si inaugura alla presenza di Wagner il festival di Bayreuth. Presente il solito mondo di vanesi e arrampicatori sociali che da sempre frequenta queste manifestazioni. Ci sono anche Nietzsche, la moglie di Minghetti, Laura Acton, i banchieri Palto e Feustel, il medico personale del kedivè d’Egitto e soprattutto l’imperatore Guglielmo I che si spella le mani per gli applausi e intanto si china verso il suo attendente conte Lehndorf sussurrandogli: "Che schifo, che schifo!". In scena c’era Il crepuscolo degli Dei.
• Rospi e cavallette. Una volta Nietzsche andò a trovare l’amica Mrs Fynn con un rospo in tasca, sapendo che la vecchia ne aveva il terrore. Prima di andarsene lo mollò in un angolo e stette poi divertito a sentire le urla di lei. La signora gli spedì per ripicca un barattolo di cavallette vive, ma Nietzsche, mezzo cieco, non s’accorse di nulla.
• Malanni. Poco più che trentenne, Nietzsche, da sé medesimo definito ”l’amletica talpa”, non distingue le persone per strada, per scrivere inforca un doppio paio di occhiali. Nel giugno 1875, scrive all’amico Gersdorff: "Lo stomaco non riusciva a calmarsi nonostante la dieta ridicolmente rigida... mal di testa violentissimi per giorni e giorni, ore e ore passate a vomitare senza aver mangiato nulla... insomma la macchina sembrava voler andare in pezzi e non ti nascondo che avrei qualche volta desiderato che così fosse".
• Berretto rosso. Modo con cui a Sorrento difendeva gli occhi malati: berretto a punta di seta rossa con una lunga nappa, enorme ventaglio di tela.
• Cavalli. Una mattina del 1889, attraversando a Torino piazza Carlo Alberto, passa davanti al posteggio delle carrozze e vede un vecchio ronzino frustato a sangue dal cocchiere: con un urlo si lancia verso l’animale, gli butta le braccia al collo singhiozzando e cade a terra svenuto.
• Strisce. Per anni portò un solo soprabito, prima nero, poi verdastro e spelacchiato. Due camicie in tutto: man mano che si consumavano tagliava via una striscia, così che "l’ultimo anno arrivavano a coprirgli il petto solo a metà" (un suo padrone di casa).
• Maschere. "Talvolta la follia stessa è la maschera per un sapere infelice e troppo certo" (Nietzsche).
• Manicomio. Alcune annotazioni dalla cartella clinica del manicomio in cui fu rinchiuso dal gennaio 1889 al marzo 1890. 3 febbraio: si imbratta di feci; 23 febbraio: prende a calci un altro paziente urlando: "Da ultimo sono stato Federico Guglielmo"; 28 febbraio: prega il medico sorridendo: "Mi dia un po’ di salute"; 11 giugno: crede che il sorvegliante capo sia Bismarck. (Nietzsche)