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 2004  dicembre 12 Domenica calendario

Si narra che Roberto, duca di Normandia, tornando dalla prima Crociata si fermò a Salerno perché ferito gravemente da una freccia avvelenata

• Si narra che Roberto, duca di Normandia, tornando dalla prima Crociata si fermò a Salerno perché ferito gravemente da una freccia avvelenata. I medici della Scuola Medica Salernitana stabilirono che qualcuno, disposto a morire al posto suo, avrebbe dovuto succhiare il veleno al più presto. Roberto rifiutò, ma di notte, mentre dormiva, la moglie Sibilla, figlia del Conte di Conversano, gli succhiò il veleno dal braccio e, sacrificando la propria vita, lo salvò. Negli stessi giorni, in Inghilterra, moriva il re Guglielmo, fratello di Roberto: questi decise di partire subito per andare a occupare il trono che gli spettava. Salutò i medici e chiese loro un manualetto con i principi essenziali dell’arte medica salernitana: al re d’Inghilterra fu dunque dedicato il Regimen Sanitatis Salernitanum (Regola Sanitaria Salernitana). parte I. igiene Cap. I. precetti generali La melanconia, l’ira frequente, se non a fin di bene, l’eccessivo lavoro, queste tre cose in breve tempo consumano la vita: queste invero ti costringono a correre incontro alla morte. L’animo allegro fa fiorire i tuoi anni: accorcerai i tuoi giorni, se i pasti sono lauti. Se soffri di flussi, e non ti guardi dai sessuali amplessi, dal troppo bere, dal moto, quando hai la febbre, morrai. Il cibo, il lavoro, il bere, il sonno, tutta sia moderato: se alcuno in questo manchi, soffre per natura molestie. Alzarsi presto al mattino, andare a passeggio la sera, fanno l’uomo sano, e lo rendono allegro.
• Cap. III. Influenze fisiche Art. V. Dei mesi 12 Dicembre. Sono salutari le calde vivande nel mese di dicembre; i cavoli siano evitati, s’incida la vena del capo. I bagni siano rari, ma i fagioli e il vino siano cari; spesso difenditi il capo dal freddo per vivere sano; perché non ammali, bevi il conservato cinnamomo. Accanto al focolare nel dicembre userai cibi riscaldanti. Ora siano banditi gli erbaggi dalla tua mensa. Incidi la vena del capo, protetto dal freddo, e il tuo bicchiere spanda il fragrante odore di cinnamomo.
• Cap. IV. Sollievo delle Membra 1. Sollievo del cervello Alzandoti al mattino lavati gli occhi con acqua fresca. Qua e là muoviti alquanto, stendi un po’ le membra, pettina i capelli, pulisci i denti; queste cose ravvivano il cervello, e rafforzano tutti gli altri organi. Dopo il bagno, riscaldati, mangia, e sta fermo o passeggia, raffreddati gradatamente.
• 2. Ristoro della vista Le fonti, i laghi, i prati, danno ristoro agli occhi. Al mattino va ai monti, al mezzodì ai boschi, la sera alle fonti. Di sera frequentiamo i lidi, di mattina i laghi. Maggiormente ricreano gli occhi e ravvivano la vista questi colori: il ceruleo, il verde, il violetto e il bruno.
• 3. Lavanda delle mani Se vuoi conservarti sano, lavati spesso le mani: il lavarsi le mani dopo la mensa arreca due benefici: ti deterge le mani, e ti rende la vista acuta. E’ salutare agli occhi il lavarsi spesso le mani.
• 5. Ciò che allieta l’animo I carmi rendono l’animo allegro, e molto spesso piacevole donna; ama l’allegria, fuggi i litigi. Spesso adornati di nuova, leggiadra veste, e talvolta sia nel tuo letto un’amica generosa. Cibati pure di saporite vivande, e bevi invecchiato vino; non essere indulgente alla gola, e disprezza la ghiottoneria; procura di vivere con morigeratezza, e fuggi i vizi.
• Cap. V. Il sonno Art. 1. Tempo e modo di dormire  sufficiente dormire sei ore al giovane e al vecchio; sette appena ne concediamo al pigro, a nessuno otto. Fa che almeno di sette ore sia il tuo sonno; se è lecito dormire sino alla nona ora, non lo è mai fino alla decima. Se puoi, regola il tempo del sonno con la durata della notte. Se sei sofferente, aggiungi la prima ora del giorno, perché è preferibile dormire al mattino, che togliere al corpo il riposo: il sonno nelle prime ore del giorno giova molto. E’ utile il sonno moderato a qualunque animale, ma il riposo troppo prolungato arreca moltissimi danni. La peggior maniera di riposare è il dormire supino. E’utile alla tosse il dormire bocconi, ma offende gli occhi. Giova darsi al sonno su di un lato o sull’altro, e, se niente lo impedisce, scegli il lato destro. Il tuo sonno abbia principio sul lato destro, ponga fine sul lato opposto, e si usi dormire col dorso in su, non mai sul dorso.
• Art. 2. Il sonno meridiano Sia per te breve o nullo il sonno meridiano: la febbre, la pigrizia, il dolor di capo, e il catarro, sono questi i quattro mali che derivano dal sonno meridiano. Se alcuno poi desidera dormire dopo il mezzodì, qualora sia così abituato, ne avrà minor danno, purché il sonno non sia lungo, né troppo vicino al pranzo, ma sia breve, e si tenga il capo sollevato, e a chi dorme sia lecito svegliarsi con moderato rimbombo. Nei mesi con la R, il sonno dopo pranzo fa male, dove manca la R, il sonno dopo il pranzo giova. Nei mesi con us, il sonno è salutare dopo il pranzo: nei mesi con er, il sonno è dannoso dopo il pranzo. Il sonno richiede il letto, lo stomaco sazio lo stare in piedi; ma mettiti in morbido letto, protetto dal freddo. Dopo il sonno alzati, pulisci il capo col pettine. Il sonno dopo il pranzo impingua. Dopo il sonno, presto metti in moto le membra, Pettina il capo, lavati le mani, finché si riscaldino; coperto delle tue vesti, ben laverai i denti e la bocca.
• Cap. VI. Tempo del coito Il coito giova in primavera: anche nell’inverno è salutare; se vuoi vivere sano, coisci in autunno; l’abuso da prima indebolisce, poi il godimento annulla, indi la vita; il coito, usato con moderazione, prolunga la vita, a chi è lecito, al contrario è assai dannoso.
• Cap. VII. Egestione, ventosità e orinazione In un giorno è naturale l’orinazione fatta sei volte, e in egual tempo l’egestione spontanea fatta due o tre volte. Non cessare di orinare, anche se passasse il Re. Per antica usanza chi orina fa scorregge senza vergogna: orinare con rimbombi è saluberrimo ai lobi. Non comprimendo il ventre, tu trattieni invecchiato rimbombo: perché trattieni le flatulenze, altrimenti invecchiato morbo.
• Cap. IX. Modo di cibarsi Art. 3. Modo di cibarsi in ogni stagione dell’anno. Prescriverai di prendere in primavera un parco cibo; ma nella calda estate nuoce il cibo eccessivo. Nell’autunno bada che i frutti non ti siano dannosi; e nell’inverno prendi dalla mensa quanto cibo desideri.
• Art. 4. Ordine del pranzo Si cominci con le focacce, si chiuda col caffé. Dolcemente penetra, ma duramente irrita il fegato lo spirito di vino, versato con la destra dal beone. Il pane sia l’ultimo cibo, che in bocca ti poni. Il fuoco scoppiettante non giova dopo il pasto; dopo il pranzo starai fermo, o farai mille passi.
• Art. 5. Della bevanda 2. Il vino migliore Il vino migliore genera pure migliori umori; se il vino è nero, renderà pigro il tuo corpo. Il vino sia chiaro, vecchio, sottile e maturo, e ben diluito, scintillante, e bevuto con moderazione. Quando ballano i vecchi, è segno che il vino è eccellente. I vini si giudicano dall’odore, dal sapore, dalla chiarezza, e dal colore; se desideri buoni vini siano in essi lodate cinque F: forti, formosi, fragranti, freschi e foschi. Il vino spumante è difettoso, s e non è scorrevole. Nel buon vino la spuma è nel mezzo, nel cattivo al margine.
• 6. Bevanda di acqua  molto dannoso a chi mangia il bere acqua, poiché lo stomaco si raffredda, e il cibo riesce indigesto. Se hai sete, bevi quanto basta, affinché la sete non ti tormenti; quanto basta, non troppo, come l’esperienza prescrive. L’acqua fluisce limpida, come aria nitidissima; sia piacevole, di piccolo peso e fresca, e dolcemente scorra, purissima, e senza sedimento alcuno. Sia senza sapore e priva di ogni odore; presto si raffreddi, e con moderato calore si riscaldi, sia efficace e adatta a cuocere i duri legumi. Se acqua siffatta alcuno mi offrirà, addio vino: poiché un’ottima acqua vince il vino sincero. Troppa acqua turba lo stomaco e mescola i cibi. Se gli uomini caldi hanno sete, devono acqua fluente. Nella stagione calda si sia acqua moderatamente fresca. Più sana di tutte è l’acqua piovana, che arreca letizia a quelli che la bevano, bene scompone e bene scioglie. Buona è quell’acqua che scorre verso oriente; nuoce ogni acqua che fluisce verso mezzogiorno.
• 7. bevanda che calma il vomito Il vomito non può tormentare chi prima avrà bevuto acqua marina, mescolata col vino.
• 8. Effetti del vino I vini nuovi danno al petto maggior calore, provocano l’orina, e causano il dolor di capo; tutti i vini in generale sono riscaldanti; si diventa più presto brilli bevendo i vini neri, che stringono il ventre, infiammano e offendono le visceri.
• 10. La birra La birra non sia acida, ma ben chiara, estratta da sani granelli, e bene invecchiata: di questa se ne beva, e lo stomaco non è aggravato. La birra alimenta i grossi umori, le forze rinvigorisce, aumenta la carne, e genera sangue, provoca l’orina, scioglie e gonfia il ventre.
• 11. Il caffé Il caffé impedisce e concilia il sonno, sa allontanare i dolori di testa, e i vapori dello stomaco; provoca l’orina, e spesso accelera i mestrui; prendilo scelto, sano e mediocremente tostato.
• 12. L’aceto Poco aceto rinfresca, molto dissecca, emacia, produce la melanconia, diminuisce lo sperma, molesta i nervi inariditi, e diminuisce la pinguetudine.
• Art. 6. Natura e proprietà dei cibi 2. Cibi dannosi Le persiche, le mele, le pere, il latte, il cacio, la carne salata, la carne di cervo, di lepre, di bue, e di capra, questi cibi arrecano agli infermi la nemica melanconia. Gustosa è la carne di oca, come quella di anitra. Fanno male le fritture, i lessati riscaldano, gli stufati restringono; purgano i cibi acri, ma i crudi gonfiano, ed i salati essiccano. Non mangiare la crostata, perché cagiona potente collera. I cibi piccanti infiammano gli occhi, scemano lo sperma, e generano la scabbia, il prurito e la febbre.
• 15. Dei legumi Abbiamo giudicato che il pisello si deve lodare e biasimare: con la buccia è gonfiativo, e anche nocivo, tolta la buccia, i piselli sono anche molto buoni. La fava nutrisce il corpo, con la corteccia stringe il ventre, dissecca la flemma, grava lo stomaco e nuoce alla vista. Guardati dal mangiare fave: produce la podagra, purifica, costipa, appesantisce la testa, e gonfia. Il brodo dei legumi, specie dei ceci è buono, la sostanza è cattiva; il brodo dei legumi scioglie mentre la sostanza stringe: se entrambi si dànno prima, sembra che siano lassativi. Giova il brodo dei ceci di color rosso; tutti gli altri legumi siano accuratamente evitati.
• Art. 9. Delle erbe mangiabili 10. Gli spinaci Gli spinaci giovano alla bocca tormentata dalla bile, e agli stomachi caldi; questo cibo spinge ad amare. 16. La cipolla Se spesso farai frizioni con le cipolle pestate sulla calva testa, potrai riacquistare il decoro del capo. 17. Il porro Spesso rende feconde le fanciulle, che ne mangiano molto.
• Cap. II. Virtù dei semplici
38. Il finocchio
Il seme di finocchio bevuto col vino eccita ai piaceri di Venere, e si dice ridesti nei vecchi il giovanil vigore; il finocchio scaccia le sofferenze dei polmoni e del fegato, toglie lentamente il fetido alito, e il nero umore. Il seme di finocchio apre pure gli spiragli dell’ano.
85. L’asparago
L’asparago accresce il seme genitale, mitiga il dolore colico e giova alla bocca, che ha i denti vacillanti.

• Cap. II. Delle regioni del corpo umano. Le regioni del corpo umano sono quattro: l’Animale, la più alta, comprende il cervello e finisce all’epiglottide. Da questa principia la Spirituale, che termina al diaframma, e in essa si trovano i polmoni, i bronchi, la trachea e il cuore. La Nutritiva va fino ai lombi, e comprende le visceri, il fegato, la bile, la milza, lo stomaco e il diaframma; la Quarta comprende la vescica, i reni, i testicoli, le ovaia, l’asta, l’utero e le pudiche parti della donna.
• Parte IV. fisiologia. Cap. III. Perfezione dei sensi. L’avvoltoio ci supera per l’odorato, la lince per la vista, il lupo per l’udito, il ragno per il tatto.
• Art. 3. I flemmatici. I flemmatici hanno le forze fiacche, sono tarchiati, ma di bassa statura; la flemma li rende pingui e il sangue moderati; non si dànno allo studio, ma all’ozio e al sonno; il flemmatico è debole d’ingegno, lento nel muoversi, amante della pigrizia e del sonno, sputacchioso, di scarso ingegno, con la faccia grossa, e il colorito bianco.
• Art. 4. I melanconici Resta ora a parlare della nera collera, che rende gli uomini tristi, deboli e poco loquaci; sono questi attivi nello studio, e non inclini al sonno; sono costanti nei propositi, giudicano che nulla sia loro sicuro. Il flemmatico è invidioso e triste, cupido e avaro, è fraudolento, timido e di color terreo.
• Art. 6. Le ore degli umori. Dalla nona ora della sera alla terza del mattino domina il sangue; nelle sei ore seguenti fino alle nove del giorno domina la collera; viene poi il nero umore, che ha termine alla terza ora della sera; la flemma segue sino alla nona ora del riposo; così ogni umore ha il suo corso, come il giro del sole. Il sangue chiede per sé le prime tre ore del mattino e le tre ultime della sera, la collera le sei ore di mezzo del giorno; tre della sera e le tre ultime del giorno diamo alla melanconia; le sei ore di mezzo della notte si assegnino alla flemma.
• Art. 7. Luogo degli umori La flemma si manifesta nella bocca, la nera collera negli occhi, il sangue attraverso le narici, la rossa collera sulle orecchie.
• Art. 9. Sede degli umori. Il cervello dà l’energia animale, il cuore la vita, il fegato gli umori, la milza la nera collera; al sangue sono destinate le vene, il polmone porta via la flemma, la bile la collera.
• Cap. IX. Delle membra sessuali. Dalla forma del naso si conosce l’asta di Priapo; dalla forma del piede conoscerai il vaso muliebre. Dal piede saprai quanto sia il solco nella donna, dal naso ti sarà noto quanto sia la verga sottile.
• Art. 4. Dell’appetito venereo. Nel marzo amano i maschi, nel febbraio i cani, nel maggio le donne.
• Cap. III. Cause varie. Art. 1. Ciò che debilita e dimagrisce. Debilitano e dimagriscono le bevande non sufficienti, o in quantità assai moderata, i cibi saltati, le fritture, il sonno prima del cibo, lo studio, il vino invecchiato, il lavoro estenuante, il cocente calore del sole, il salasso frequente, il moto, l’eccessiva libidine, le gravi preoccupazioni, le passioni, i lunghi digiuni.
• Art. 6. Cause della stitichezza. Col finire dell’autunno i frutti preparano i funerali; restringono il ventre i vini poderosi, le carni giovani, la secchezza degli umori, la debole forza, i pesanti vapori.
• Art. 7. Causa della balbuzie. Producono la balbuzie i frutti e le bevande dannose, il vitto insufficiente, il giudizio impetuoso, la mente vagante, la paura.
• Art. 8. Causa di una lunga infermità. Prolungano le malattie il freddo, la vischiosità degli umori, la loro abbondanza, la torbida forza vitale, la debolezza, le condizioni del tempo, l’eccessiva ristrettezza dei pori.
• Art. 9. Cause delle affezioni catarrali. Producono le affezioni catarrali il coito, il cibo eccessivo, il cenare troppo tardi, il fumo, il pepe e i cibi arrostiti.
• Art. 11. Impedimenti dell’udito. I bagni, il sale, il vomito, Venere, la replezione, il clamore, il dormire appena dopo il cibo, l’eccessivo moto, l’ubriachezza, sogliono danneggiare l’udito.
• Art. 14. Ciò che nuoce agli occhi. Arrecano danno agli occhi, il cibo nelle ore notturne, le bevande, la polvere, lo scrivere, il pianto, le veglie, le preoccupazioni, i bagni, i vini, Venere, il vento, il pepe, l’aglio, il fumo, i porri e le cipolle, i legumi, le fave, la senape, il sole, il fuoco, il lavoro, le percosse, i cibi piccanti, ma di più le lunghe veglie. I bagni molto caldi, le copiose libazioni, il breve sonno, sono questi che fanno gli occhi cisposi.
• Art. 16. Cause della febbre. Una triplice causa genera la febbre, la fa durare e l’aumenta: la putredine, il restringimento dei pori, l’irregolare dieta, l’ira, la tristezza, il calore, il freddo, i bagni secchi, le vivande, le infiammazioni, l’insonnia, i digiuni e i tumori.
• Art. 18. Malattie prodotte dalla ventosità. Dalla ventosità trattenuta nel ventre derivano quattro malattie: lo spasimo, l’idropisia, la colica e le vertigini.
• Art. 19. Ciò che deriva dalla flatulenza. Corrompe, agita, discende, opprime e va errando.
• Art. 20. Cause del diabete. I reni disseccati e troppo accalorati dal coito, dalla corsa, dal salto, dall’eccessivo lavoro, producono il diabete.
• Art. 25. L’abbondanza della collera. Sono segni che la collera abbonda: il dolor di testa, la lingua aspra, il tinnito, il frequente vomito, la lunga insonnia, la grande sete, la grossa evacuazione, il dolor di ventre, la nausea, le fitte al cuore, il debole desiderio di cibo.
• Art. 29. L’abbondanza della malinconia. Se tra gli umori del corpo abbonda la melanconia, la cute è nera, il polso duro e lento, tenue l’orina; si hanno ansie, timori, tristezze e sogni tetri; i rutti sono acidi, e così pure è il sapore dello sputo; sibilano le orecchie, o, soprattutto alla sinistra, si sente un ronzio; la melanconia produce il gonfiore della milza, il crudo rutto, e la scotomia.
• Cap. XIX. Semiotica della ventosità. La ventosità senza suono è migliore di quella emessa con suono; è pessima quella che, imprigionata nel ventre, ivi si spande; il rimbombo non spontaneo è indizio di delirio e di dolori.
• Cap. IV. Periodi della malattia.
Art. 1. Periodi della malattia curabile. Qualunque malattia si cura in quattro periodi: il primo raccoglie gli umori, il secondo li accresce, il terzo li purga, il quarto li rinnova, ed espelle quelli dannosi.

• Cap. IX. Regime in tempo di peste. Evita il coito, gli infermi, i bagni e le frutta; il tuo cibo sia sano e il vino la tua bevanda; il vino sia mescolato anche con acqua di pura fonte. Quando mangi, aggiungi al cibo sempre l’aceto: prendi una dura pillola di aloe, di mirra e di croco; al mattino lavati bene con aceto la faccia, i denti e le mani, ma guardati dal toccar gli occhi, perché ad essi arrecherai danno. Tieni ben stretto nelle mani biscottato pane, per odorarlo, ma, qualora le mani fossero glauche, incidi la vena così potrai conoscere se sei infetto; fuggirai la peste, se queste norme ben seguirai. La noce, il fico, la ruta, la noce moscata, prese a digiuno, scacciano ogni veleno.
• Cap. XIX. Le ustioni. L’ustione produce e toglie l’infiammazione, attenua il male, offre la possibilità di distruggerlo e lo rimuove.
• Art. 2. Modo di curare il raffreddore. Mangia e dormi poco, siano calde le tue vivande, lavora molto, inspira aria calda e sia calda la tua bevanda, reprimi il fiato; poco cibo, poco sonno, e calde vivande, ti siano di norma per curare ed allontanare il raffreddore.

• Art. 5. Contro il raffreddore di testa causato dalla rasura. Chi, dopo aver raso i capelli, laverà la testa col vino, eviterà il raffreddore, che di solito sopravviene. Si prepari un vaso di argilla a guisa di scodella e, caldo che sia, vi si ponga al di sotto un panno; con siffatto vaso copri il cranio e il raffreddore viene fugato.
• Cap. V. Dei morbi che contaminano la superficie del corpo. Art. 3. Contro il prurito delle mani. Chi è tormentato dal prurito delle mani, getti lo zolfo nel fuoco, e con i suoi vapori esso scomparirà.
• Art. 4. Medicine per le verruche. L’orina di cane è medicina per le verruche; col sangue di topo si curano le dure verruche. Strofinandovi sopra con lo sterco caprino, mescolato col vino, le allontanerai; sono anche stimati i fiori di salice e il succo di porro, e così pure il fiore di salice cotto nell’aceto.
• Art. 9. Contro le pulci. Se sei tormentato dalle pulci, sopporta il letame di maiale sotto le vesti, al vespro, e di notte godrai la pace; quante volte così farai, per tante notti riposerai.
• Cap. VII. Delle malattie del capo. Art. 3. Contro l’emicrania. Raccogli di notte il succo di betonica Battista, bevilo al mattino, e spesso l’emicrania in tal modo scompare. Raccoglilo di notte, ma bevilo di buon mattino, così, per la sua meravigliosa virtù, l’emicrania è fugata.
• Art. 4. Contro il delirio. Se il tuo capo è tormentato da delirio, radi subito i capelli lavalo col brodo di rafani e di questi farai un cataplasma; di giorno lascerai tale cura, ma ripetila di notte, finchè ne avrai godimento, e al mattino lava il capo con aceto.
• Art. 7. Per togliere i peli. Avrai cura di bollire liscivia e calce viva con arsenico, e col liquido ottenuto toglierai i peli.
• Art. 9. Per far rinascere i capelli. Perché i capelli rinascano, radi il capo, ungilo per otto giorni con miele, ma prima pungilo accuratamente con un ago.
• Cap. X. Contro la flussione del sangue dalle narici. Se lo sterco porcino, come cosa stimabile, è applicato ancor caldo alle narici, è provato che frena l’emorragia.
• Cap. XI. Infermità della bocca. Art. 4. Dell’alito puzzolente Curerà il fetido alito, chi mangia la genziana.
• Art. 6. Quando si inghiottisce un osso. Chi inghiottisce un osso, ponga in bocca un’anguilla, poiché, attaccata fuori dalla bocca, estrae l’osso senza molestia.
• Cap. XV. Delle malattie addominali. Art. 14. Contro l’emorroidi. Per le emorroidi si cuocia sul fuoco una cipolla, su di essa si segga, e subito il dolore è alleviato.
• Cap. XVII. Contro la lussuria. Art. 2. Contro la lussuria nel sonno. Se una lamina di piombo copre i reni, la lussuria è annullata, né alcuno potrà soffrire notturne perdite.