Libero, 9 novembre 2016
In Francia funziona così dal 2005. Doppia famiglia per gli spagnoli
È stata il bambino nato nel 2012 da una coppia italo-brasiliana a far nascere la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Genova, e risolto dichiarando l’illegittimità della norma che prevede l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori. Sembra una rivendicazione femminista, ma nel caso particolare la questione è un’altra. Benché la lingua portoghese faccia riferimento a un tipo di culture tradizionalmente piuttosto maschiliste, infatti, la prassi onomastica lusofona è sempre stata piuttosto aperta nei confronti dei lignaggi femminili. Nel Medio Evo e nel Rinascimento, addirittura, accadeva che i figli maschi prendessero il cognome del padre e quelle femmine il cognome della madre, come avvenne anche alla prole del grande navigatore Vasco de Gama. In seguito è stato normale prendere tutti e quattro i cognomi dei nonni. Adesso la prassi è nei due cognomi: il primo della madre; il secondo del padre. Nei documenti vanno entrambi, ma in genere è il secondo che si usa, e comunque la legge soprattutto brasiliana è elastica nel riconoscere valore legale ai soprannomi spesso usati per tagliare corto: non solo da calciatori, come Edson Arantes do Nacimento che figlio di mamma Celeste Arantes e papa João Ramos do Nascimento divenne Pelè, ma anche politici come Luiz Inácio da Silva divenuto Lula.
Nel caso in questione, il bambino si trovava dunque ad avere un cognome nei documenti italiani e due cognomi in quelli brasiliani, con relative confusioni. È un problema che l’autore di queste note conosce bene, avendo due figli con doppia cittadinanza italiana e colombiana che nei documenti italiani risultano come Marco Aurelio Stefanini e Carlo Alberto Stefanini e in quelli colombiani come Marco Aurelio Stefanini Polo o Carlo Alberto Stefanini Polo. L’uso della lingua spagnola è infatti simile a quello della lingua portoghese, eccetto che lì è il cognome del padre che va davanti. In genere anche in spagnolo non si usa il doppio cognome dei documenti ma solo quello del padre, ma se questo è troppo banale viene la tentazione di distinguersi con i due cognomi assieme: Mario Vargas Llosa, Gabriel García Márquez, Federico García Lorca. Chi ha problemi con la figura paterna tende a volte a usare solo il cognome materno: José Zapatero, Pablo Picasso. La moglie di chi scrive ha doppia cittadinanza non dalla nascita, ma acquisita successivamente per matrimonio. Il giapponese ha sempre riconosciuto la possibilità per i figli di scegliere tra il nome del padre e quello della madre. Ma la maggior parte delle lingue ha sempre fatto secondo l’attuale prassi italiana, con la successione del cognome paterno.
In russo il sistema è ulteriormente rafforzato dall’uso del patronimico: di Vladimir Vladimirovi? Putin si indica che il padre aveva non solo il cognome Putin ma anche il nome Vladimir. In islandese non esiste il cognome, ma si usa il nome del padre più -son (figlio) o -dóttir (figlia). È stato in omaggio alle nuove idee sull’eguaglianza dei sessi che alcuni Paesi negli ultimi decenni hanno iniziato a dare ai figli libertà di scelta tra cognome paterno e materno: la Germania 1976, la Svezia dal 1982, la Danimarca dal 1983, la Francia dal 2005, l’Austria dal 2013. Ovviamente, a decidere non sono i neonati, ma i genitori.
Negli Stati Uniti deriva non dalla legge ma dalla tradizione l’uso di dare come secondo nome il cognome della madre: John Fitzgerald Kennedy; George Herbert Walker Bush; Ulysses Simpson Grant. Ma non è un obbligo.
George Herbert Walker Bush era il figlio di Prescott Sheldon Bush e di Dorothy Weir Walker, ma il figlio suo e di Barbara Pierce lo ha chiamato George Walker Bush.