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 2016  novembre 09 Mercoledì calendario

Il «muro di Monaco» anti-migranti. Il centro d’accoglienza diventa ghetto

La politica tedesca dell’accoglienza si è infranta contro un muro che ufficialmente muro non è. Per il Comune di Monaco si tratta di una «parete insonorizzante», per Thomas Kauer, presidente dell’assemblea di circoscrizione locale, di una «misura per l’isolamento acustico: non è un muro contro i rifugiati». Eppure quello che stanno completando a Neuperlach, un quartiere nel Sud-Est del capoluogo bavarese che conta 55.000 abitanti, molti dei quali di origini straniere, è esattamente questo: un muro, alto quattro metri – cioè quaranta centimetri in più del Muro di Berlino – e lungo cinquanta. Dividerà le villette a schiera dei residenti da un centro che ospiterà fino a 160 profughi minorenni non accompagnati. Tra le une e l’altro ci sono 25 metri di distanza: una pista ciclabile, un sentiero pedonale e un fitto groviglio di alberi e cespugli. Non abbastanza, per sette abitanti, che temono di venir disturbati, soprattutto di sera e nei fine settimana, dai rumori provenienti dal vicino centro di accoglienza e due anni e mezzo fa hanno presentato ricorso per imporre per vie legali il loro diritto alla quiete. Un ricorso preventivo, visto che qui i primi rifugiati arriveranno solo nelle prossime settimane. Le proteste dei residenti hanno avuto successo: la città, che progettava di costruire un centro per 200 rifugiati adulti, ha ridimensionato i suoi piani. E ha raggiunto in estate un accordo giudiziale che parla chiaro: la barriera non deve circondare il centro di accoglienza, ma sorgere su un solo lato; deve essere alta quattro metri – che sembrano ancora di più se osservata dal centro di accoglienza, dato che quest’ultimo si trova su un livello più basso rispetto alle villette a schiera; deve essere costruita in modo che i giovani profughi non possano usarla nel tempo libero, ad esempio per arrampicarcisi o giocarci a calcio; inoltre dovrà essere ricoperta di piante per sembrare meno grigia e meno massiccia di quanto non appaia sulle immagini che hanno sollevato ora il caso. A girarle è stato un politico locale, Guido Bucholtz, che nei giorni scorsi ha ripreso dall’alto la barriera con il suo drone e ha messo online un video in cui la paragona al Muro di Berlino. L’integrazione è un’altra cosa, protesta Bucholtz. Il quale fa notare come nei pressi di un altro centro per rifugiati non molto lontano da qui, che sorge a pochi metri da un’autostrada ad otto corsie, sia stata costruita una parete insonorizzante alta «appena» tre metri.

Il «Muro di Monaco», com’è stato già ribattezzato, stride clamorosamente con le immagini dei tedeschi che appena un anno fa ricoprivano di regali e applausi i rifugiati in arrivo alla stazione di Monaco. Immagini diventate allora il simbolo di quella «Willkommenskultur» – la «cultura dell’accoglienza» – che appare oggi uno sbiadito ricordo. E così non stupisce che, prima ancora che venga completato, c’è già chi, come il gruppo dei Verdi nel consiglio comunale, chieda l’abbattimento del muro.