Corriere della Sera, 9 novembre 2016
Case svendute da una Fondazione. L’affare di Ibra e compagni a Brera
MILANO Per fare beneficenza, che a norma di statuto è la ragione d’esistenza di questa onlus per gli anziani bisognosi, ne ha fatta eccome la Fondazione Opera Pia Castiglioni: solo che l’ha fatta a molto tempestivi calciatori del Milan come Ibrahimovic e a molto avveduti immobiliaristi pure orbitanti attorno al Milan, ai quali nel 2011-2012 ha venduto un intero palazzo nel centro di Milano a prezzi fuori mercato per difetto. Un affarone che, penalmente, ora finisce quasi in niente per tutti, all’insegna di un fortunato «chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato»: l’unica persona per la quale, ad avviso della Procura, c’è spazio per un non «scordiamoci il passato» è il presidente della Fondazione venditrice, Michele Franceschina, al quale il pm milanese Giovanni Polizzi contesta, nell’avviso di conclusione delle indagini, l’ipotesi di reato di «abuso d’ufficio». Franceschina, vendendo le case «a prezzi sensibilmente inferiori ai valori di mercato», per il pm avrebbe infatti «procurato agli acquirenti in ingiusto vantaggio patrimoniale, e alla Fondazione un corrispondente danno, omettendo di inviare le delibere di vendita alla Regione»: la quale, competente a vigilare sul patrimonio immobiliare della Fondazione, se avvisata avrebbe potuto «verificare l’eventuale contrasto con lo statuto e inviare gli atti al pm per l’esercizio dell’annullamento delle delibere».
Candidata nel 2014 da Franceschina (e dal suo referente politico poi arrestato, il senatore e assessore regionale alla Sanità Mario Mantovani) quale luogo dove Berlusconi avrebbe potuto scontare la condanna ai servizi sociali, nel 2011 la Fondazione Opera Pia Castiglioni decide, per finanziare una casa di riposo ad Arconate (dove Mantovani era sindaco), di vendere 7 degli 8 piani di via Legnano 10, a due passi da Brera. Prima la Fondazione tratta con la «Archimede srl» di Seregno amministrata dall’avvocato Eduardo Mariani, poi nel 2013 vende alla «Archimede srl» di Milano amministrata dall’immobiliarista ex calciatore Manuel Bonzano, la quale paga 9 milioni il diritto di acquistare per sé o per terzi da indicare. La Procura – considerando la forchetta di prezzo che per l’Agenzia delle Entrate oscillava tra i 5.500 e i 7.700 euro a mq., se non tra gli 8.000 e gli 11.500 euro a mq. suggeriti invece da una perizia di parte di un ex inquilino infuriato – rileva che due acquirenti comprarono un ufficio per 1.376 euro a mq.; che la moglie di Bonzano, Clementina Cossetti, comprò casa a 2.000 euro; che un partner di Bonzano in altre società, Erminio Del Signore, immobiliarista nel giro dei calciatori del Milan, comprò a 3.900 euro due appartamenti e in pochi giorni li rivendette a 7.200 e a 8.300 euro al mq.; che sua moglie Fiorenza Sala comprò a 2.500 euro; che Mariani (quello della prima Archimede srl) comprò a 3.700 euro e rivendette a 7.100 euro.
Beneficiati d’altro genere furono alcuni giocatori del Milan dell’ultimo scudetto 2010-2011, accomunati dall’aver potuto lì investire a prezzi meno stracciati di quelli goduti dagli immobiliaristi ma pur sempre inferiori al mercato: Zlatan Ibrahimovic pagò due appartamenti a 3.900 e a 4.600 euro a mq., Ignazio Abate a 5.400 euro, e Marek Jankulovski due case a 5.200 e 5.600 euro a mq.
Nulla è rimproverabile agli acquirenti di quelle che chiama «svendite» l’ex inquilino ed ex direttore del Centro Emoderivati della Regione, Enrico De Alessandri, autore mesi fa di un esposto con gli avvocati Paola Patruno e Sebastian Crucitti, e di una lettera ai 5 Stelle ripresa da l’Espresso. Ma la Fondazione, che dice di aver «conosciuto i terzi acquirenti solo alla stipula», replica che «non ci fu svendita», ma «determinazione dei valori su base di una indagine di mercato tra 15 operatori, di una fase negoziata con 5, e di una perizia» che come obiettivo d’incasso additava «8 milioni (a fronte dei 9 offerti da Archimede)», viste anche le «condizioni scadenti» di alcune case.