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 2016  novembre 08 Martedì calendario

Una famiglia e la tragedia della finanza. Torna Lehman Trilogy, l’ultimo Ronconi

Luca Ronconi morì il 21 febbraio 2015, mentre era in scena l’ultima delle sue regie, quella Lehman Trilogy» di Stefano Massini, realizzata per il Piccolo Teatro di Milano, del quale lo stesso Massini è ora consulente artistico. È la saga lunga 160 anni di una delle famiglie più potenti d’America: dall’Alabama schiavista alla New York post 11 settembre. 
Il capitalismo, i giochi di potere, le banche, il denaro, i mutamenti sociali, economici, familiari, in un secolo e mezzo di storia sono al centro del racconto: dalla Guerra di Secessione al definitivo fallimento del 15 settembre 2008, passando per la crisi del ’29, tra continue ascese e improvvise cadute. 

Lehman Trilogy è al Carignano di Torino per la stagione dello Stabile da domani al 20 novembre, scene di Marco Rossi, costumi di Gianluca Sbicca, interpreti Massimo De Francovich, Fabrizio Gifuni, Massimo Popolizio, Paolo Pierobon, e ancora Fabrizio Falco, Fausto Cabra, Francesca Ciocchetti, Laila Maria Fernandez. Lo spettacolo dura quasi 5 ore, Ronconi suddivise i tre capitoli della Trilogia in due parti. Si può seguire tutto insieme il sabato e la domenica, o una parte per sera.
Esperienze ronconiane

«Passati i tempi di Strano interludio di O’Neal – ricorda Massimo De Francovich – il mio primo Ronconi a Torino, 1990. Lo spettacolo durava quasi sei ore, e noi recitavamo tutto il tempo con le maschere in faccia. Che esperienza. Anche per questo è una grande emozione portare qui il suo ultimo spettacolo. Quando morì, eravamo nel pieno delle recite. Fu doppiamente traumatizzante». 

De Francovich è Henry, il primo Lehman che arrivò in America dalla Germania. «Era soprannominato la Testa. Emanuel il Braccio e Mayer la Patata. Testa inizia a vendere stoffe, panni, pezze. E con gli altri fonda Lehman Brothers, società di compravendita di cotone». Poi arriva Mayer, Massimo Popolizio, attore ronconiano per eccellenza. «Ricordo quando, nei mitici Ultimi giorni dell’umanità di Kraus, al Lingotto, recitavo appeso a 20 metri d’altezza, una volta anche a testa in giù». Popolizio interpreta spesso ruoli da cattivo, «soprattutto in tv, a teatro meno. Qui sono una Patata dolce, un po’ furbetto». 

Lei che ha lavorato tanto con lui: ma la famosa recitazione ronconiana, quella delle frasi spezzate, esiste o è leggenda? «È soprattutto un equivoco. È la semplificazione di un tema interpretativo complesso. Perché, se c’è talvolta un eccesso di spezzettamento, c’è pure l’eccesso opposto, quello di continuare le frasi senza interromperle mai. Ronconi aveva autorevolezza: ogni sua richiesta, giustificata. Va pure detto che poi le cose erano cambiate anche per lui, nella consapevolezza che la soglia dell’attenzione si andava inesorabilmente abbassando». Infatti la Trilogy, che dura 5 ore, nasce programmaticamente divisa in due.

Fabrizio Gifuni è il terzo fratello Lehman, Emanuel: per lui, il Basaglia televisivo, il protagonista della Meglio gioventù, questo è il primo Ronconi. «Naturalmente non sapevamo che sarebbe diventato l’ultimo spettacolo di Luca, ma c’era nell’aria qualcosa di molto speciale. Le prove, le sue famose prove, meravigliose. Erano dure. Noi cercavamo di materializzare le sue intuizioni, e lui non era mai soddisfatto. “No” era la parola più ricorrente. Ma poi lo spettacolo prendeva corpo. Anche grazie a questo cast: abbiamo fatto un vero gioco di squadra. Il fatto che tra noi non ci fosse nessuna gara, ma un reale spirito di collaborazione, lo commuoveva».

Ma l’albero genealogico dei fratelli Lehman si ingemma e prolifica. Ecco il figlio di Gifuni, in realtà i due attori sono quasi coetanei: Paolo Pierobon, pure lui tanto Ronconi alle spalle, è stato protagonista quest’anno, per lo Stabile torinese, della Morte di Danton di Büchner, regista Martone, dove faceva un grande, premiatissimo Robespierre. «Lavorare con Ronconi: aveva una tale cultura, una tale carica di esperienza, che alla fine te lo rendeva persino facile, il lavoro. Con lui, nello studio di un personaggio, c’era tutto, dalle soluzioni pragmatiche alle motivazioni psicoanalitiche. Nella Trilogy io arrivo dopo i tre fratelli, nasco a New York, rappresento il segno della rottura con il loro modo, vecchio, di concepire il mercato. Prima c’erano cotone, e soldi. Dopo, il cotone non è più fondamentale. Nasce la finanza. Nasce la Lehman Corporation». Nascono, anche, le basi del fallimento.