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 2016  novembre 06 Domenica calendario

Trump: «Vinceremo noi». E schiera Melania 
per conquistare gli indecisi

«We gonna win», parola di Eric Trump. Inizia assieme al terzogenito del candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti il viaggio verso il comizio di Wilmington, seconda tappa del «coast-to-coast» lampo con cui The Donald ha incontrato gli elettori di quattro Stati chiavi in meno di 12 ore. Con Eric c’è Lara Yunaska, la moglie che per il ticket Trump-Pence fa campagna proprio nell’«Old North State» dove è cresciuta. 

I due consultano freneticamente i sondaggi sugli smart-phone prima del decollo: «Ci siamo», sussurra Eric mentre Lara gli stringe la mano per dargli forza. «È una giornata importante – dice il rampollo del tycoon -. Da oggi ovunque andiamo si vince». A partire proprio dalla Carolina del Nord dove Trump conduce su Hillary Clinton da giorni. «Siete ottimisti?». La pacca di Eric è una garanzia: «Vinceremo». Al Air Wilmington Hangar, dove è stato allestito il palco a bordo pista, c’è la maggioranza silenziosa, numerosa. Il «Nessun dorma» suona la carica, come dire nessuno rimanga a casa martedì, tutti a votare. Per Donald. 

Il «Trump Force One» atterra, sulla scaletta appare il tycoon con la moglie Melania. È lei che prende la parola per prima: «Mi sono trovata talmente bene in Pennsylvania che ci voglio riprovare. I media sono stati tanto carini con me che li voglio ringraziare». È la replica di Trump alle accuse di «inutilità» rivolte alla moglie, ma soprattutto alle rivelazioni sul presunto «lavoro in nero» da modella di Melania negli Usa prima di ottenere il permesso di soggiorno permanente nel 2001. Sembra che la ex modella esercitò la professione almeno dieci volte prima di ottenere il permesso ricevendo pagamenti per oltre 20 mila dollari.

La cosa potrebbe creare imbarazzo per un paladino della lotta all’immigrazione irregolare. Ma Trump va oltre e manda all’attacco proprio Melania: «Io vengo da una piccola città della Slovenia, Donald da New York, ci ha unito l’amore per la libertà e la democrazia». Loda le doti di marito, padre e nonno di Trump, le doti di brillante uomo d’affari, il fatto di non essere un politico di professione: «Farà il Presidente per voi, non per sé». Lui ricambia con un bacio: «Ha detto tutto lei, me ne posso andare». Poi torna indietro e si aggiusta il cappellino bianco «Make America Great Again»: «Che grande famiglia, ciao Eric e Lara, che grande Stato la Carolina del Nord, spazzeremo via Clinton partendo da qui». Incalza: «Henry Truman diceva che chi diventa ricco in politica è un corrotto: questa è la famiglia Clinton, questa è la persona che vuole diventare Presidente». È un leit-motiv: «Pensate ad altri quattro anni di Obama? Isis ovunque. Con Hillary sarebbe peggio. Farebbe diventare questo Paese cieco». Cieco e orfano di posti di lavoro, chiosa elencando le aziende che in Carolina del Nord hanno licenziato o chiuso. Promette l’abolizione dell’Obamacare e avverte: «Con me tornerà il benessere e l’America tornerà a essere grande». 

Poi via, di nuovo in quota con Melania. La tattica ormai è chiara, «mordi e fuggi» o come si chiama in gergo guerrilla marketing. L’obiettivo sono gli Stati in bilico e la sua strategia per ora paga come dimostra il caso del New Hampshire dove il candidato repubblicano gode di un vantaggio di 1,6 punti, secondo la media dei sondaggi stimata da «RealClearPolitics», e sembra lanciato verso un rafforzamento del distacco. Il tycoon ha stabilito nella città di Manchester la tappa per il suo ultimo comizio elettorale, laddove tutto è iniziato, ovvero nello Stato che gli ha regalato la sua prima vittoria alle primarie lanciandolo nella straordinaria galoppata culminata con la convention di Cleveland prima, e verso la Casa Bianca dopo. Ma non è tutto perché in New Hampshire Trump ha deciso di metterci un presidio permanente col suo vice Mike Pence che parteciperà a tre appuntamenti elettorali consecutivi. Il «miracolo» del Granite State è frutto di un calcolo politico audace quanto chirurgico, togliere consensi alla Clinton andando anche a pescare tra i Dem di Bernie Sanders, il popolo di sinistra intollerante all’establishment e nauseato dal nuovo filone di inchiesta mailgate. Un salto politico nel nome dell’anti-sistema e realizzato grazie alla logica dei poli opposti che si attraggono, simile a quello delle tute blu in Ohio. Così non solo Trump ha conquistato un altro Stato, ma – ed è questo il dato politico – fa sì che il New Hampshire diventi la spina nel fianco del Gop nella roccaforte blu del New England. 
Il momentum iniziato con l’effetto Fbi sembra aver galvanizzato lui e il suo popolo, sembra inarrestabile anche davanti all’ennesima rivelazione scandalo, secondo cui il National Enquirer, il cui editore sostiene Trump, aveva pagato 150 mila dollari per comprare la storia di una modella di Playboy che aveva avuto una storia con Donald, per poi nasconderla e non pubblicarla. L’ennesimo tentativo (fallito) di abbatterlo con armi di distruzione non politica. Ma i tempi del video sessista del 2005 sembrano lontani ormai, e chi era con lui ieri mattina ci rivela che alla notizia dell’Enquire si è limitato a un semplice «Wrong!».