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 2016  novembre 06 Domenica calendario

Trieste all’italia. Realismo e diplomazia

Il 62mo anniversario del ritorno di Trieste all’Italia appena celebrato, mi induce a ricordare l’efficace, esemplare azione della diplomazia italiana minacciata dal rischio dell’oblio. Fui testimone del gravoso impegno del ministero degli Esteri sia sul piano interno che internazionale. Sul primo, il vertice della classe politica, anche per la frequenza delle crisi governative, era riluttante ad assumersi la responsabilità di un accordo che avrebbe implicato dolorose rinunzie territoriali e temeva le violente proteste dell’estrema destra che metteva in guardia contro il tradimento dell’interesse nazionale. Il Segretario Generale Amb. Zoppi aveva presentato una bozza di soluzione al presidente del Consiglio Scelba che la rifiutò dicendo: «Volete vedermi impiccato sulla pubblica piazza?». A livello internazionale i principali Paesi vincitori del conflitto, segnatamente la Gran Bretagna che occupava militarmente Trieste, consideravano più pagante favorire le pretese territoriali di Belgrado dopo la rottura di Tito con Mosca. Fu anche grazie all’azione della diplomazia italiana se Trieste ritornò all’Italia, rimuovendo un ostacolo che condizionava pesantemente la situazione interna e internazionale del nostro Paese. Francesco Mezzalama 

L’accordo dell’ottobre 1954, che permise il ritorno di Trieste all’Italia, fu possibile grazie a un compromesso che lasciava la zona B (vale a dire l’Istria) alla Jugoslavia. I maggiori leader democristiani (De Gasperi, Pella, Scelba) esitarono lungamente perché temevano di passare per rinunciatari e temevano ripercussioni elettorali. Prevalse il realismo della diplomazia, ma fu necessario attendere il Trattato di Osimo del novembre 1975 per rendere definitivo e formale ciò che era stato sino a quel momento una semplice intesa (nel documento inglese, accettato dai due Paesi, un understanding).