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 2016  novembre 06 Domenica calendario

Perché sta per rallentare la crescita delle città

L’ Ocse prevede che, nel 2030, due terzi dell’umanità sarà concentrata nei centri urbani. Uno degli effetti più rilevanti, soprattutto nei Paesi poveri, degli scorsi tre-quattro decenni di globalizzazione è stata la liberazione di grandi masse dalle condizioni economicamente precarie e socialmente arretrate del vivere nelle campagne. Il crescere delle economie, l’apertura dei commerci, le tecnologie di comunicazione e di informazione hanno permesso a centinaia di milioni di persone di lasciare i villaggi, spesso isolati e dominati dalla superstizione, per raggiungere le città: magari in condizioni disagiate ma libere di approfittare delle opportunità che i centri urbani offrono. La novità, però, è che il fenomeno è in rallentamento, come la globalizzazione stessa. Le 12 maggiori conurbazioni del pianeta hanno tutte più di 15 milioni di abitanti. La più popolata è Tokyo, che nel 2015 ha raggiunto i 38 milioni di residenti. Rispetto al 1990, quando aveva già 32,5 milioni di persone, l’aumento c’è stato, 5,5 milioni, ma tutto sommato relativo. Nello stesso periodo, per dire, Delhi è passata da 9,7 a 25,7 milioni; Shanghai da 7,8 a 23,7; Mumbai (Bombay) da 12,4 a 21; Pechino da 6,8 a 20,4; il Cairo da 9,9 a 18,8; Dhaka da 6,6 a 17,6; Karachi da 7,1 a 16,6 milioni (New York da 16,1 a 18,6 milioni). Come indica l’Ocse – il centro di studi dei Paesi economicamente più avanzati – il processo di urbanizzazione continuerà, nei prossimi anni, sostenuto anche da una politica governativa che lo favorisce in Cina. Uno studio recente del McKinsey Global Institute (Mgi) calcola che nel 2015 il 75% del Prodotto lordo mondiale sia stato generato in città e prevede che, tra ora e il 2030, l’86% della crescita del Prodotto lordo globale si realizzerà nei centri urbani. Lo stesso studio dell’Mgi avverte però di una svolta: la crescita delle città rallenterà in misura non indifferente. In tutto il mondo, infatti, il tasso di natalità cala e in molte regioni i flussi dalla campagna alla città hanno raggiunto un plateau. Globalmente, tra oggi e il 2025, la popolazione diminuirà nell’8% delle maggiori città; nei Paesi avanzati, calerà nel 17% dei grandi centri urbani. Si tratta di una rottura con la tendenza dei decenni scorsi che rallenterà la crescita economica globale, dal momento che il Pil pro capite prodotto in città è più alto di quello prodotto in campagna (in Italia 34 mila dollari contro 29 mila).