Corriere della Sera, 6 novembre 2016
In doppia fila, su posti riservati e strisce. A Roma l’esagono da 127 multe al giorno
ROMA Una fioriera uguale un posto-macchina, enuncia la prima equazione matematica dell’automobilista capitolino. Il ristorante «Amedeo» ne ha tre? E tre sono le macchine parcheggiate in doppia fila, mentre lo shuttle da/per Fiumicino-Ciampino che scarica turisti e bagagli si appoggia sulle uniche strisce pedonali libere (le altre due sono prese da un pezzo) bloccando il traffico e meno male che è senso unico: «Embè? Che vai de prescia?». Ma no, che fretta c’è. Venti metri in là, stessa via Principe Amedeo, pure i tavolini all’aperto del risto-bar «L’Europeo» più che dai ciclamini sono decorati da una tripletta di carrozzerie. «E che ti metti a fargli la guerra?», osserva Giovanni il titolare. «Dovrei stare con il mitragliatore».
Non per niente ci troviamo nell’Esagono della Multa, il più grande parcheggio abusivo d’Italia, compreso tra via Cavour, via Giolitti, via Gioberti, via Marsala, piazza Vittorio e via Napoleone III, zona Stazione Termini, quello in cui i vigili della Polizia di Roma Capitale, nei sei mesi da maggio a ottobre 2016, comunicano di avere elevato 22.889 contravvenzioni. Fanno 127 al dì, ovvero, in una (molto) ipotetica giornata lavorativa dalle 6 alle 20, circa 9 all’ora, una ogni 7 minuti, importo minimo 41 euro, buon per le casse comunali.
Pizzardoni implacabili o automobilisti iper-indisciplinati? La seconda che avete pensato. Basta farsi un giro. Via Cavour. Il furgone Ncc davanti all’Hotel Mediterraneo fa pendant con quello fermo sotto al Massino D’Azeglio, in pieno semaforo. Per la Hyundai rossa in via Napoleone III ci sono due brutte notizie: Remo l’ausiliario al traffico l’ha beccata senza tagliando per le strisce blu, 28 euro se si salda subito; il paraurti della macchina dietro è tutt’uno con il suo e la manovra per uscire sarà impegnativa.
Tra lo spaccio Hong Hui e Casa Pound, i quattro camioncini in sosta vietata con le frecce dimostrano che a Roma il concetto di passo carrabile è fluido. Il Suv Bmw che ingombra l’ingresso dei giardini di piazza Vittorio ha il muso rivolto verso il segnale «zona rimozione». I furgoni dei bancarellari sono perpendicolari alle vetrine dei Magazzini allo Statuto Mas. Sosta max 30 minuti, direbbe il cartello, ma il tempo in fondo è una convenzione. Di fronte al Napoleon Hotel vige il divieto di parcheggio «eccetto bus», con pure il disegnino: ci si sono messi in tre. Una doppia fila chiude anche il posto riservato agli invalidi. A piazza Manfredo Fanti in fondo, più che i tre Ncc in piena corsia, davanti alla Casa dell’Architettura, colpisce l’offertona dell’alimentari cinese «180 uova a 22 euro».
In via Giolitti, uno dei due ingressi per Termini, la doppia fila è non stop. «Il parcheggio si paga, qui è gratis», spiega la signora Carla che sta aspettando figlia e nipotino da Milano. A via Gioberti le quadrettature di plastica arancione dei lavori in corso diventano meglio delle strisce blu, c’è il tutto esaurito. Su via Marsala, l’entrata/uscita principale per i binari, ci sarebbe l’area riservata al Kiss and Ride, per saluti e baci veloci a chi parte, fino a 15 minuti non si paga.
Ma a Roma è un attimo e il Kiss diventa Kissene (frega): parecchi dei rettangoli blu sono liberi, la serpentina di auto in sosta vietata invece occupa mezza strada, tra l’hotel Mirage e l’hotel Marisa, già strozzata da transenne che transennano il nulla («La ditta ce le lascia apposta perché non l’hanno pagata», ragguaglia un tassista, vai a sapere se è vero). Sarà che l’insegna «P» è spenta, sarà che non si vede l’ingresso, sepolto dietro le auto. O che dopo un quarto d’ora o metti i soldi o devi sloggiare, mentre la doppia sosta è per sempre, meglio dei diamanti.