La Gazzetta dello Sport, 6 novembre 2016
Triste Leopolda, in corso per la settima volta a Firenze con lo slogan «E adesso il futuro»: gruppi di dissidenti agguerriti, di quelli che vogliono menare le mani e che sono venuti apposta da tutt’Italia, si sono scontrati con la polizia rifiutando il fatto che non era stato loro concesso il corteo fino alla vecchia stazione dove è in corso la kermesse del premier-segretario

Triste Leopolda, in corso per la settima volta a Firenze con lo slogan «E adesso il futuro»: gruppi di dissidenti agguerriti, di quelli che vogliono menare le mani e che sono venuti apposta da tutt’Italia, si sono scontrati con la polizia rifiutando il fatto che non era stato loro concesso il corteo fino alla vecchia stazione dove è in corso la kermesse del premier-segretario. Secondo i bollettini, il bilancio di quest’ultima guerriglia urbana è di un ferito lieve e due contusi tra le forze dell’ordine e di un numero imprecisato di manifestanti ammaccati. C’è anche stato un arresto. Gli scontri hanno avuto luogo all’amgolo tra piazza San Marco e via Cavour, dove ci sono state le cariche e la solita risposta col tiro di oggetti e qualche bomba-carta. I manifestanti gridavano: «Renzi deve fare i conti con questa piazza». Ma erano forse mille, invece dei tremila annunciati, e in ogni caso a questo punto Renzi ha ben più di mille nemici.
• Perché «triste»? Per via degli scontri?
Anche. Le precedenti feste della Leopolda erano un trionfo del segretario e della sua proclamata voglia di innovare e di rottamare. Gente famosa, entusiasmo irrefrenabile di quelli che si buttano subito sul carro del vincitore, camicie bianche, grandi discorsi di questo e di quello, più i tavoli tematici, che ci sono anche quest’anno, ma hanno l’aria incerta delle cose che si fanno tanto per fare, con non troppa convinzione. Questo, nonostante i renziani abbiano segnato un punto proprio ieri, con la svolta del bersaniano Gianni Cuperlo che, messo nella commissione di partito incaricata di rivedere l’Italicum, s’è detto soddisfatto del risultato raggiunto e ha annunciato che al referendum voterà sì.
• La minoranza interna per votare sì vuole che la legge elettorale detta Italicum, approvata dal Parlamento, sottoposta al giudizio della Corte costituzionale, ma mai sperimentata, sia cambiata.
Già. Secondo gli oppositori di Renzi il sistema per cui, se nessun partito raggiunge il 40% dei consensi, le formazioni arrivate nei primi due posti devono vedersela al ballottaggio (e chi vince ha comunque il 54% dei seggi), o farà vincere il Movimento 5 stelle o darà a Ranzi un potere enorme, visto che la legge elettorale si combina con una riforma della Costituzione che dà già - secondo loro - troppo potere al presidente del Consiglio.
• Che cosa dice questo documento che ha convinto Cuperlo a passare dall’altra parte della barricata?
È scritta, come al solito, in modo abbastanza vago per permettere parecchie soluzioni o forse nessuna soluzione (che è il caso più probabile): niente più ballottaggio, senatori eletti dal popolo (ma mediante una procedura piuttosto farraginosa che adesso non le spiego ma che è quella della proposta di legge Fornaro-Chiti), collegi al posto delle preferenze (suppongo piccoli, alla spagnola), premio di maggioranza limitato. Direi che si faceva prima a riemettere in vigore il proporzionale con qualche sbarramento per tenere fuori i partiti troppo piccoli. È il sistema che adesso vuole anche Berlusconi. Che cosa si propongono in realtà i nemici dell’Italicum, a cominciare da questi qui dell’accordo-Cuperlo? In sostanza che si possa continuare a trattare e mediare, che forze di non troppa rappresentanza mantengano il loro potere d’interdizione, la continuazione insomma di quelli che un tempo D’Alema chiamava inciuci e che adesso sono improvvisamente diventati il sale della democrazia. È la mistica degli accordi sotto banco, che spero non vada da nessuna parte. Comunque un pezzo della minoranza Pd giudica il documento un «fantasma» e dunque la frattura in seno ai democratici non è sanata.
• Che ha detto Renzi?
Renzi per ora sta seduto in platea, avendo a fianco la moglie Agnese. Venerdì ha detto: «Per chi crede che la politica sia proporre qualcosa e non odiare qualcuno, noi ci siamo. Guardandoci indietro penso che tutto è possibile». Poi: «Ci dicono di vergognarci per Verdini e Alfano con noi nel Sì, ma loro stanno con CasaPound e Brunetta». Il vero discorso Renzi lo terrà oggi, e le indiscrezioni parlano di parecchie sciabolate. Ieri hanno parlato Poletti e la Boschi. Poletti, dopo aver detto che la vittoria del No, senza essere un cataclisma, aumenterebbe l’incertezza generale scoraggiando gli investimenti nel nostro Paese, ha aggiunto: «Continuo a ripetere che uno dei numeri che si usano molto poco, sbagliando, è che nell’ultimo anno gli investimenti internazionali in Italia sono cresciuti moltissimo: siamo passati da 15 a 75 miliardi». La Boschi ha in pratica difeso la sua riforma.