Corriere della Sera, 4 novembre 2016
Papa Francesco e la svolta di Lundt
Lei non pensa che ora – dopo la «svolta» ecclesiastica di papa Bergoglio, giunto a commemorare, insieme ai protestanti, le tesi luterane di cinquecento anni fa – prenderanno vigore quelle requisitorie dell’integralismo cattolico, già da tempo pullulanti in Internet, che vedono in lui l’antipapa o, addirittura, l’anticristo? Personalmente non mi ritengo coinvolto, né pro né contro. Ma mi sembrerebbe che un po’ tutta l’umanità avrebbe da guadagnare se questo avvicinamento ai protestanti portasse a liberare ancor più i numi laici, «ragione» e «natura», dai dogmi e dal principio di autorità religiosa. Così come Carducci nel suo illuministico inno «A Satana» —- in cui, si sa, egli intendeva per Satana, appunto, la ragione, il progresso, la civiltà moderna – auspicava che avvenisse («Gittò la tonaca/Martin Lutero:/gitta i tuoi vincoli,/uman pensiero»).
Bruno Faccini
Caro Faccini,
Come ha scritto Lucetta Scaraffia, studiosa e collaboratrice dell’ Osservatore Romano ( Corriere del 1° novembre), un gesto come quello di Francesco poteva essere fatto soltanto da un pontefice «sottratto ai duri condizionamenti storici della vecchia Europa». Aggiungo che alla origine della svolta papale esistono, a mio avviso, altri due fattori. In primo luogo il Papa ha avuto qualche familiarità con la «teologia della liberazione», una sorta di marxismo cristiano che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano fortemente avversato. In secondo luogo è stato testimone della clamorosa avanzata del cristianesimo evangelico in quasi tutti i Paesi dell’America Latina. È possibile che l’osservazione di questi due fenomeni lo abbia reso maggiormente disponibile alla ricerca di un terreno comune fra cattolici e luterani.
Quanto agli effetti della sua «svolta» sull’integralismo cattolico, non è escluso, in effetti, che i seguaci di monsignor Lefebvre (il vescovo scismatico di Dakar) colgano questa occasione per lanciare una nuova offensiva contro il papato romano. Al di là delle loro divergenze ideologiche, cattolicesimo e protestantesimo sono diventati identità culturali, profondamente radicate nelle mentalità e nell’autocoscienza delle diverse famiglie cristiane. Può darsi che i tempi siano cambiati e che le ultime generazioni abbiano uno spirito più ecumenico dei loro padri e nonni. Ma i vecchi pregiudizi sono duri a morire ed è possibile che i lefebvriani della Fraternità sacerdotale di San Pio X diventino una sorta di rifugio per cattolici frustrati e delusi.
Vi saranno reazioni anche nel cattolicesimo progressista. Nel suo viaggio a Lundt il Papa non ha parlato genericamente alla Chiesa luterana. Ha parlato a una donna, Antje Jackelen, arcivescovo e «primate» di Svezia. Sarà possibile continuare e riservare il sacerdozio agli uomini quando il capo della Chiesa romana accetta una donna come interlocutrice e collaboratrice di un comune progetto ecclesiale?