La Stampa, 3 novembre 2016
Juppé, la corsa alla presidenza parte dalle banlieue di Parigi
Era la sera del 25 novembre 2005, in pieno nelle rivolte delle banlieue. Nicolas Sarkozy, allora ministro degli Interni, sbarcò a sorpresa. Faceva già notte ad Argenteuil, una ventina di minuti in treno a Nord-Ovest di Parigi. Iniziò a camminare sulla «dalle», quest’immensa base di cemento gettata negli anni Sessanta, per poi costruirci torri bianche e ordinate che ospitassero gli operai appena arrivati dal Maghreb. Ad accoglierlo Sarkò trovò i loro figli. Alcuni cominciarono a tirargli pietre e lattine vuote, ma lui (con un misto di coraggio ed esibizionismo) continuò a girare come una trottola. Una donna lo interpellò da un balcone. E lui disse: «Non ne può più signora di questa teppaglia? Ebbene, ce ne sbarazzeremo».
Sono trascorsi più di undici anni. Ma per i francesi Argenteuil, città dormitorio di 105 mila abitanti, resta ancora quella della «racaille», della teppaglia. Sarkozy è ora in lizza nelle primarie del centro-destra (il 20 novembre si terrà il primo turno) che decideranno il candidato delle presidenziali del maggio 2017. Qui non ci ha messo più piede. Ieri mattina, invece, sulla «dalle» d’Argenteuil si è palesato il suo rivale (per il momento favorito), Alain Juppé, 71 anni, dieci anni più di Sarkò. Ha scelto «a caso» questo luogo per la sua prima trasferta in periferia. In completo blu e cravatta regimental, ha parlato d‘identità nazionale, «un’identità felice: dobbiamo ritrovare l’armonia tra di noi. La Francia è un Paese formidabile». Argenteuil forse non lo è totalmente, ma è migliorata: dal 2005, 400 milioni sono stati investiti per il risanamento urbano. Le torri sono state ripulite e composizioni variopinte ornano le aiuole, quasi fossero ritornati i tempi degli impressionisti (quando c’era la campagna, venivano qui a dipingere). «Ma la disoccupazione giovanile resta alta – ricorda Juppé -. Ed è elevata in tutta la Francia, il 24% in media, contro il 7% in Germania».
Impacciato, sorta di milord (ma è figlio di contadini del Sud-Ovest) alla conquista della banlieue, «visita» Argenteuil. O meglio, si sposta circondato da un ammasso di giornalisti e telecamere, quasi una mischia da rugby ambulante, in stradine di mattina perlopiù vuote. Entra da una parrucchiera. E poi lei, Linda, 50 anni, arrivata qui dall’Algeria, dice che l’ha trovato «rassicurante». «Sono di sinistra: alle primarie della destra non lo voterò. Ma forse dopo sì». Perché Juppé, se prescelto come candidato del centro-destra, potrebbe finire al secondo turno delle presidenziali contro Marine Le Pen. Jean-Claude, pensionato, 69 anni, lo squadra di lontano. «Ha avuto problemi con la giustizia», ricorda. Juppé è stato condannato nel 2004 per corruzione, una brutta storia di finanziamenti illegali al suo partito d’allora, oggi i Repubblicani. «Ho creduto in Sarkozy, ma ora è troppo agitato», continua Jean-Claude.
Alla fine Juppé entra in una sala da tè orientale, dove parla ad alcuni abitanti. «Per rilanciare le periferie, bisogna dare più fondi a chi crea nuove imprese. E ridare fiducia a quelle che già esistono». Il suo programma, in questo simile a quello di Sarkozy, è dichiaratamente liberista, con la riduzione dei contributi sociali sulle società, l’abrogazione del regime settimanale delle 35 ore lavorative e l’eliminazione della patrimoniale per i cittadini più ricchi (quest’ultimo punto, però, a Argenteuil non è stato abbordato). Abdellah Boudour, un giovane della «dalle», non è venuto ad accogliere Juppé. Si trova giù alla stazione ferroviaria. «Da anni non voto più». Figlio di un camionista e di una segretaria, entrambi giunti dall’Algeria, Abdellah organizza dal 2013 dei maxidettati di letteratura francese nelle periferie di tutta la Francia. Quella sera del 2005, così densa di tensione, c’era anche lui «e forse Sarkozy non ebbe tutti i torti a dare del teppista a chi gli lanciava delle pietre. Con me e altri giovani ci parlò, ci ricevette addirittura al ministero. Tutto questo non portò a nulla. Ma lui ebbe un certo coraggio».