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 2016  novembre 03 Giovedì calendario

L’amaca di Michele Serra

DEI TEMI ambientali si parla meno di quanto si dovrebbe. Né basta, a ribaltare la tendenza minimizzatrice, il superamento di 400 parti di anidride carbonica per milione nell’atmosfera, sintomo inequivocabile del surriscaldamento del pianeta. Le due ragioni tradizionali di quella che potremmo definire “impopolarità” dell’ambientalismo sono il fastidio per gli argomenti allarmanti, che la crisi economica (“con tutti i guai che abbiamo già…”) certamente acuisce; e il negazionismo più o meno interessato di chi dall’attuale stato delle cose trae ragioni di lucro, e preferisce dare del menagramo agli ambientalisti piuttosto che rivedere i suoi conticini privati di corto respiro. 
Ma c’è una terza ragione, non meno grave e piuttosto nuova, da non sottovalutare: la progressione geometrica del complottismo, dunque dei falsi allarmi, rischia di rendere “sospetti” anche gli allarmi fondati. Basta un cretino che blatera sulle scie chimiche, o vede nelle vaccinazioni di massa una sordida speculazione delle multinazionali, per mettere in difficoltà anche chi lavora su basi scientifiche, e non diffonde allarmismo, ma allarmi veri. Un bravo climatologo e un bravo studioso degli impatti ambientali oggi non devono fare i conti solo con il negazionismo ottuso; devono farli anche con il cretinismo complottista, facendo il possibile per disinnescarlo.