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 2016  novembre 01 Martedì calendario

La logica del mercato nella Costituzione sostanziale

Caro Fabi, nell’ultima lettera pubblicata nella sua rubrica si sottolineava come gli attuali dibattiti sulla riforma costituzionale hanno anche il merito di far riflettere sull’importanza di quella che viene anche chiamata “legge fondamentale”. Come viene ricordato più volte di riforme o di ritocchi di singoli articoli della Costituzione ce ne sono state molte, mentre solo due hanno interessato una vasta parte degli articoli, quella entrata in vigore nel 2001 con la modifica delle competenze regionali e quella bocciata nel referendum del 2006 in cui, tra l’altro, si prevedeva un aumento dei poteri del presidente del Consiglio. Si è parlato talvolta di una possibile modifica dell’art.41, ma senza proposte concrete e soprattutto senza risultati. 
Eppure in un contesto economico di difficoltà come l’attuale mi sembra opportuno un rilancio dell’impresa e del mercato insieme a un maggiore spazio per gli investimenti pubblici. Come mai non si è affrontato il tema della libertà economica nelle ultime proposte di revisione costituzionale?Lettera firmata

Gentile lettrice, sull’art. 41 vi è stata un’ampia discussione in sede di Assemblea costituente. Ricordiamone il testo finale: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali».
Sui primi due commi vi fu rapidamente un ampio consenso. Sull’ultima frase invece le proposte di emendamenti furono numerose: in particolare Luigi Einaudi propose che si rendesse esplicito il fatto che lo Stato si sarebbe impegnato nella lotta contro i monopoli. 
Si può anche ricordare che all’inizio degli anni 2000 l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti propose proprio una modifica dell’art.41 per avviare una forte liberalizzazione delle attività economiche, in particolare delle piccole e medie imprese, dell’artigianato e della ricerca, abolendo ogni autorizzazione e rendendo possibile tutto ciò che non fosse esplicitamente proibito.Si può ovviamente discutere sul fatto che un riforma costituzionale in questo campo possa aiutare una svolta concreta per la ripresa dell’economia. 
Bisogna certo ricordare che la Costituzione del 48 non parla né di mercato, né di concorrenza e parla di imprese solo nell’art.43 dove si prevede la possibilità di espropri per un «preminente interesse generale». 
Ma bisogna anche tener conto che, oltre alla Costituzione formale, vi è anche una Costituzione sostanziale che si è formata nel tempo secondo regole condivise e comportamenti conseguenti. In questa prospettiva ha avuto sicuramente una incidenza quell’insieme giuridico che forma la Costituzione economica europea, con alla base i Trattati di Roma del 1957 sviluppati poi soprattutto dal Trattato di Maastricht del 1992 e da quello di Lisbona del 2007. Da questa dinamica emerge la logica del mercato comune che è anche quella del mercato libero così come la concorrenza è vista come strumento per l’efficienza del sistema economico e la sussidiarietà come metodo di impegno sociale. 
La strada di uno sviluppo economico libero e solidale è ormai nella realtà dei principi anche se, come si afferma nella lettera, sono pienamente d’accordo sul fatto che mai come ora iniziativa imprenditoriale privata e impegno pubblico dovrebbe muoversi per gli stessi obiettivi.