la Repubblica, 1 novembre 2016
L’amaca di Michele Serra
CHE COSA c’è di sbagliato nella senatrice grillina Blundo (quella che accusa il governo di truccare la magnitudo per risparmiare sui risarcimenti)? Probabilmente niente. Non è sbagliato che sia una persona semplice: la democrazia deve dare rappresentanza anche alle persone semplici. Non è sbagliato che sia l’odio per “quelli al potere” a ispirarne le parole: la politica esiste apposta per dare regole all’odio sociale (c’è da sempre) e trasformarlo in energia creativa.
E allora, che cosa c’è di sbagliato, nella senatrice grillina Elsa Blundo? C’è di sbagliato che non esiste più, attorno a lei e ai tanti come lei, una società politica degna del suo ruolo: munita di quei vincoli e quegli ammortizzatori capaci di tenere in secondissimo piano le cadute di stile e di comprendonio; e di correggerle. La disciplina e soprattutto l’autodisciplina, il timore di nuocere alla causa, il sentirsi parte di una fazione (il partito) o di una comunità (la politica) comunque obbligate all’autorevolezza e alla dignità: se tutto questo, anche in forme del tutto ristrutturate, fosse in auge, i Blundo sarebbero lasciati meno soli, meno in balia delle proprie paranoie, e riceverebbero dalla politica quanto alla politica non possono dare. Invece, se gli racconti che “uno vale uno”, loro ci credono davvero; e gli fai il torto più grave. Trascuri, per pura demagogia, di affrontare sul serio la loro debolezza.