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 2016  novembre 01 Martedì calendario

Da stagista a confidente. Così Huma è diventata custode dei segreti di Hillary

NEW YORK Huma Abedin entrò alla Casa Bianca con un’altra stagista, Monica Lewinsky. Fu assegnata agli uffici dell’ala Est, quelli della First Lady, mentre la collega entrava nel circolo del presidente Bill Clinton. Era il 1996. Sappiamo come finì tra Bill e Monica Lewinsky. Ora, vent’anni dopo, siamo in attesa di capire come andrà a finire tra Huma Abedin e Hillary Clinton.
Quella giovane studentessa è oggi, a 40 anni, una delle donne più potenti degli Stati Uniti. Chi cerca la candidata dei democratici deve passare solo e sempre da lei, non importa se sia un senatore, una popstar, la Cnn o l’insegnante di yoga. Il filtro Huma blocca persino Bill, a volte. La sua borsa custodisce il cellulare privato di Hillary: risponde direttamente lei. Il personal computer, che condivideva con lo sciagurato ex marito Anthony Weiner, contiene migliaia di email che probabilmente non sarebbero dovute transitare da lì.
Huma Abedin appartiene alla folta categoria dei docili, ma efficienti esecutori che, piano piano, si rendono indispensabili fino a diventare i custodi dei segreti più intimi dei loro boss. Hillary apprezzò da subito questa qualità. All’inizio, si racconta, la considerava una specie di attendente. La chiamava schioccando le dita. Attenta, discreta, sollecita, la giovane era sempre pronta. Il settimanale Newsweek ha scritto che era talmente compresa nella parte che una volta scoppiò a piangere perché la First Lady non l’aveva trovata e si era dovuta portare la valigia da sola.
Huma è nata a Kalamazoo, nel Michigan, figlia di immigrati. Suo padre Syed Zainul Abedin era un professore indiano di letteratura inglese; sua madre Saleha Mahmood è una sociologa pachistana che insegna a Gedda. Qui, nella città dell’Arabia Saudita, Huma è cresciuta e ha assorbito la fede islamica. Ma è fiorita nella capitale americana, dove è tornata a 18 anni e dove ha studiato all’Università George Washington. Ne è venuta fuori una combinazione interessante: il sentimento religioso si combina con una spiccata sensibilità mondana e con il gusto per l’esercizio del potere. Da brava musulmana Huma non beve alcolici, nello stesso tempo è grande amica delle star della moda, come Anna Wintour e Oscar de la Renta. Infine ha sposato un ebreo, incassando con grande disinvoltura le rimostranze dei suoi parenti.
Ma l’essenza pubblica e privata di Huma Abedin si chiama Hillary Clinton. Sua madre Saleha centrò la questione quando le vide insieme, durante un viaggio in Arabia Saudita: «Hillary, tu hai passato più tempo con mia figlia di quanto abbia fatto io negli ultimi 15 anni. Sono gelosa di te». In effetti è andata proprio così. La stagista di vent’anni fa diventa, con il tempo, figura chiave nell’organizzazione delle campagne elettorali prima per il Senato, poi per le primarie del 2008. Huma c’è sempre. Tanto che a un certo punto si diffonde la voce che tra le due donne sia nata una vera relazione sentimentale. Hillary, 69 anni, risponde in modo indiretto nel 2010, quando la sua assistente prediletta sposa il deputato Weiner, in una cerimonia officiata da Bill Clinton: «Ho solo una figlia, ma se ne avessi un’altra, questa sarebbe Huma».
Ed eccoci a oggi, con i guai delle email e con il momento politico e personale più difficile in un rapporto ventennale. Per adesso il telefonino di Hillary resta nella capiente sacca griffata di Huma.
E nessuno nell’organizzazione, a cominciare dal presidente della campagna John Podesta, osa mettere in discussione la prima consigliera, la confidente numero uno della leader. Nessuno, tranne l’Fbi.