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 2016  ottobre 31 Lunedì calendario

Energia addio petrolio, è (finalmente) l’ora del sorpasso. Ma l’Italia frena, va sciolto il nodo incentivi

Dopo l’Accordo di Parigi sul clima, salgono le previsioni sullo sviluppo delle fonti rinnovabili. Bloomberg New Energy Finance ha già annunciato che, secondo le sue stime, nel 2040 le fonti pulite copriranno il 60% della potenza elettrica mondiale, con un balzo spettacolare dell’eolico e del fotovoltaico, che peseranno per il 64% della nuova capacità installata, assorbendo il 60% degli 11.400 miliardi di dollari destinati all’energia verde.
E perfino l’International Energy Agency, l’organismo guidato da Fatih Birol e di solito sempre prudentissimo, si sta muovendo per rivedere le sue stime nel consueto rapporto annuale, che uscirà fra qualche giorno.
Convenienza«La Iea ha alzato significativamente le sue previsioni sullo sviluppo delle rinnovabili, come conseguenza di importanti cambiamenti nelle politiche energetiche nel mondo, in primis l’adozione dell’accordo di Parigi», ha spiegato Jad Mouawad, portavoce dell’agenzia. Così la Iea prevede che la potenza rinnovabile aggiunta dal 2015 al 2021 sarà pari a 825 gigawatt, +13% in confronto alle indicazioni date lo scorso anno. L’annuncio è importante, perché il World Energy Outlook vale come analisi imparziale nei 29 Paesi aderenti all’organizzazione di Parigi e sarà utilizzato come punto di partenza per le tendenze del settore.
La Iea, del resto, non è stata l’unica a farsi prendere alla sprovvista dalla crescita dell’eolico e del fotovoltaico nel mondo. Lo sviluppo delle nuove rinnovabili negli ultimi quindici anni ha stupito spesso anche i più ottimisti sostenitori delle fonti pulite. Confrontando le curve di crescita del settore disegnate negli ultimi dieci anni dall’agenzia dell’Ocse con quelle di Greenpeace, Global Wind Energy Council e European Wind Energy Association, è facile notare che sono tutte sottostimate rispetto all’andamento reale delle nuove fonti rinnovabili. D’altra parte la Iea dovrebbe avere ben presente il cambiamento in atto, riassunto negli ultimi dati sul 2015 pubblicati dalla stessa agenzia. Quasi tre quarti degli investimenti in nuova potenza elettrica messi in campo nel 2015, infatti, sono stati destinati alle rinnovabili, soprattutto eolico e fotovoltaico. Sui 420 miliardi di dollari spesi, 288 (il 70%) è andato alle fonti pulite, con in testa il comparto del vento.
La crescita della domanda elettrica mondiale registrata l’anno scorso è stata interamente soddisfatta dalla nuova capacità da rinnovabili, che ha consentito in cinque anni di aumentare di un terzo la produzione. Nel frattempo i costi continuano a calare: nel 2015, a parità di investimenti, si è installato il 40% in più di potenza rispetto al 2011, ottenendo il 33% in più di produzione aggiuntiva. All’origine del boom c’è l’ evoluzione tecnologica, che permette alle rinnovabili di diventare sempre più competitive. Per Bloomberg New Energy Finance ( Bnef), ad esempio, una delle chiavi dello sviluppo del settore è l’impiego delle batterie, che nei prossimi 25 anni farà crescere in Europa del 400% l’energia autoprodotta, grazie alla diffusione in molte abitazioni del fotovoltaico abbinato agli accumuli.
Chi vincePer Bloomberg i costi delle fonti pulite continueranno a scendere a un ritmo maggiore di quelli del petrolio: nel 2040 l’eolico sarà del 40% più economico e il fotovoltaico del 60% rispetto ad oggi. La società guidata da Michael Liebreich prevede che già dal 2027 produrre elettricità da nuovi impianti eolici o fotovoltaici sarà più conveniente rispetto a quella degli impianti a gas o a carbone esistenti. La produzione da sole e vento, secondo il rapporto, si moltiplicherà per nove in 25 anni e al 2040 sarà di quasi 10.600 terawattora l’anno, equivalente al 30% della produzione mondiale, rispetto al 5% del 2015. In Paesi come Germania, Regno Unito e Messico, eolico e fotovoltaico insieme supereranno il 50% della produzione elettrica.
Ma sarà il solare, secondo Bnef, il protagonista principale di questa crescita. Entro il 2030 diventerà la fonte elettrica più economica in assoluto e nel periodo 2016-2040 saranno installati 3,7 terawatt di impianti, cioè il 43% di tutta la nuova potenza elettrica connessa nei prossimi 25 anni, con investimenti stimati intorno ai 3.000 miliardi di dollari. Al 2040 il solare coprirà da solo il 15% della domanda elettrica mondiale e attirerà in media 135 miliardi di dollari di investimenti all’anno per i prossimi 25.
Un terzo della nuova potenza da fotovoltaico andrà in impianti di piccola taglia, mentre per i grandi impianti è prevista un’accelerazione dopo il 2025. Il fotovoltaico su tetto, si stima, sarà più conveniente rispetto all’acquisto di elettricità dalla rete in tutte le economie avanzate entro il 2020 e con il calo dei prezzi le batterie diventeranno una componente quasi standard dei nuovi impianti. Il solare di piccola taglia, nello scenario prospettato al 2040, fornirà il 10% della domanda elettrica mondiale e, grazie ai sistemi di accumulo, quasi 1.800 terawattora all’anno saranno prodotti e consumati senza passare per la rete.