CorriereEconomia, 31 ottobre 2016
Turismo, le piccole Airbnb. Un affare da 275 milioni
Case private che diventano un hotel diffuso. È questa la nuova frontiera dell’ospitalità che passa attraverso il web. E che in Italia vale 275 milioni di euro (giro d’affari della sharing economy digitale degli alloggi). Precursore fu Airbnb che oggi propone oltre 230 mila appartamenti o camere in affitto private in tutta Italia. Prime città in ordine di consistenza dell’offerta sono Roma, Milano e Firenze. Sono 3,6 milioni gli ospiti hanno usato Airbnb per viaggiare in Italia nel 2016 e 1,34 milioni i residenti italiani che l’hanno scelto all’estero.
Tutto questo nel bel mezzo della bagarre di polemiche che accusano l’impresa digitale statunitense di favorire l’evasione e danneggiare gli albergatori.
Le alternative «piccole»Nonostante ciò Airbnb è valutata, secondo le stime, 30 miliardi di dollari, cioè più della capitalizzazioni dei gruppi alberghieri Hilton, Sheraton e Marriott messi insieme. «Egoisti? Siamo un fattore di crescita. Sfruttiamo case vuote, rilanciamo interi quartieri», ha risposto a in una recente intervista al Corriere della Sera il fondatore e amministratore delegato Brian Chesky.
Non a caso a crescere sono anche realtà locali o più piccole del settore «ospitalità privata».
CaseVacanza.it, piattaforma online lanciata nel 2011 sulla scia del successo di Immobiliare.it, nasce come spin-off del sito immobiliare che voleva dare una visibilità particolare agli annunci di affitto per brevi periodi. Con la recente acquisizione di Agriturismo.it diventa l’azienda italiana più grande per il turismo extra-alberghiero, con 15 milioni di utenti unici all’anno dichiarati, oltre 100 mila annunci e più di 20 mila notti in case in affitto. Ma il servizio di ospitalità in alloggi privati si sta ulteriormente evolvendo con modelli sempre più specializzati e servizi che li avvicinano agli standard alberghieri.
Italianway è nata meno di due anni fa, ha già acquisito un’altra piccola società italiana, Rent Ok, e vanta un giro d’affari di oltre 1,3 miliardi.
«Il nostro approccio è utilizzare qualcosa che c’è già per aumentare l’offerta di servizi di un settore – commenta il fondatore Davide Scarantino, che insieme a Gianluca Bulgheroni, ha fondato Italianway —. Stiamo costruendo un albergo diffuso a Milano, opera su agenzie di viaggio digitali come Expedia, Agoda, come fanno gli hotel. Ma invece degli alberghi offre immobili privati».
Italianway li seleziona e aiuta a ristrutturare perché mantengano tutti lo stesso livello, proprio come le stanze di un hotel. E li dota di vere e proprie reception «diffuse» per offrire ai clienti gli stessi servizi di un albergo. In cambio della gestione, trattiene ai proprietari il 25% della quota di locazione temporanea.
Il raddoppioIn meno di due anni di vita Italianway conta già 20 dipendenti ed entro il prossimo anno punta a raddoppiare l’offerta. «Vogliamo rimanere concentrati su Milano e raccogliere 400 appartamenti con la logica dell’incubatore – conclude il fondatore —: acquistando cioè, come abbiamo fatto con Rent Ok, altre società più piccole che fanno il nostro mestiere. In Italia questo è un settore ad altissimo potenziale, e un’offerta come la nostra può aumentare anche il numero di turisti che arrivano nel nostro paese».
Anche Sweet Inn propone appartamenti di design con servizi d’hotel nelle principali città europee. È un giovane gruppo franco-israeliano, nato nell’estate 2015, che conta a oggi 260 appartamenti di alto livello disponibili tra Tel Aviv, Gerusalemme, Barcellona, Lisbona, Parigi e Bruxelles. Sbarcato a Roma a inizio anno, si appresta a conquistare anche Milano entro la fine del 2016.
Quest’anno dichiarato oltre 40 mila notti vendute tra tutte le destinazioni disponibili. Per il 2017 Sweet Inn ha in programma di sviluppare il proprio modello di business in altre città come Milano, Venezia, Berlino e Amsterdam.