La Stampa, 31 ottobre 2016
India, un gigante nel pallone. «Il calcio arriva anche sui tetti»
«C’è chi l’ha chiamato il Grande Addormentato, ma da quel che ho visto, il calcio indiano dovremmo chiamarlo il Gigante Appassionato». Parola del presidente Fifa, Gianni Infantino, che un mese fa ha fatto il suo primo viaggio in India ma ha già capito cosa sta accadendo qui. È un autunno caldo, quello del calcio nel sub-continente. Gli Under 17 si stanno preparando al Mondiale dell’anno prossimo, si discute finalmente di un campionato femminile e la nazionale ha battuto Portorico portando l’India fino all’attuale 137º posto del ranking Fifa.
Certo, la distanza da un Mondiale è lunga, ci vorrà pazienza in un paese che ha avuto un rapporto di odio e amore con questo sport. Nel 1950, la squadra si qualificò ai Mondiali, ma sapevano giocare solo a piedi nudi e non parteciparono. Il calcio era il primo vero sogno del Mahatma Gandhi: quando viveva in Sud Africa fondò tre società di calcio chiamate «The Passive Resistance Soccer Club». Ben poco a che vedere con il gioco tosto che si vede oggi nei due campionati nazionali, il più sfavillante dei quali è l’Indian Super League.
Stelle e investimenti
Questa volta ce la stanno mettendo tutta per svegliare il Gigante Addormentato in una nazione a maggioranza di adolescenti e ventenni con un miliardo e 200 milioni di abitanti. Pensate che affari. La Trimurti del potere, Bollywood, la politica e l’industria, s’è unita per questo sforzo: portare il calcio al primo posto come sport nazionale. L’hanno fatto ingaggiando star di Bollywood come Priyanka Chopra e Amitabh Bachchan, governatori degli Stati indiani e multimiliardari come la famiglia Ambani, mogul del colosso Reliance. E poi importando, per due o tre stagioni, gli stanchi centurioni dei campionati veri, grandi talenti in declino come Alessandro Del Piero, David Trezeguet, Alessandro Nesta, oppure Zico, Materazzi e Franco Colomba come allenatori.
Passione popolare
In tutta questa passione stanno spuntando varianti molto indiane. A causa della mancanza di spazi nelle metropoli, dove la speculazione edilizia continua a straripare, debordare e inquinare, la moda più seguita qui non è quella del calcio, ma del calcetto sui tetti. Il roof-football, in campi a 30 metri d’altezza di 500 metri quadrati in cima a centri commerciali, palazzine o grattacieli, fa furore a Mumbai, Hyderabad, Bangalore e a Chennai, dove si comincia a dover prenotare con tre giorni d’anticipo per trovare un campo che a detta anche delle mamme è «più sicuro ed esclusivo». Lontani dal caldo, dalla folla, dalle alluvioni dei monsoni, nel venticello delle grandi terrazze, ecco dove sta esplodendo davvero la passione calcistica indiana.
Alternative di fantasia
«È troppo difficile e costoso trovare spazio al piano terra», spiega Hamir Sampat del campetto Game On di Chennai. «E allora ho pensato di sfruttare la metratura inutilizzata della mia grande terrazza di 550 metri quadrati, usando le reti da cricket per non far cascare la palla». Ora ci sta guadagnando. E bene. Ultima variante molto in sintonia con lo spirito giocoso indiano, che emerge annualmente ad ogni Festival dei Colori di Holi, dove ci si prende a gavettoni colorati per le strade, è il Soapy Football: campo da calcetto con sponde gonfiabili, ricoperto d’acqua e sapone, 16 giocatori, 25 metri per 12, un’ora di tempo, magliette, palloni e regole normali, ma tra scivolate, mischie e una stramba gara al massacro per desacralizzare un po’ la serietà del calcio.