Libero, 29 ottobre 2016
L’Europa vuole farci mangiare i vermi
Occhio, l’Asia è pronta a invaderci e questa volta promette di non fare sconti. Orde di cavallette, grilli, vermi e mosche dagli occhi a mandorla si stanno dirigendo a tutta velocità verso il Vecchio Continente e sono sicure di conquistarci.
Anche perché gli è stato detto che da queste parti non troveranno resistenze, ma porte aperte e accoglienze di benvenuto.
No, non siamo davanti all’edizione 2.0 della fattoria degli animali di orwelliana memoria, ma nella realtà certamente un po’ romanzata di uno dei tanti regolamenti dell’Unione Europea che in questi anni ci hanno lasciato di stucco. Esattamente 12 mesi fa, in sessione plenaria a Strasburgo, infatti, 359 europarlamentari (202 i contrari e 127 gli astenuti) si son presi la briga di autorizzare la commercializzazione nell’Unione di “nuovi alimenti”. In soldoni: volete portare sulle nostre tavole insetti, alghe e altri “piatti” tipici delle regioni asiatiche, bene, accomodatevi, che apparecchiamo noi.
Dall’altra parte del mondo ci hanno messo un po’ di tempo, ma alla fine si sono organizzati. Si apprende, infatti, che in questi giorni le aziende thailandesi si sono date appuntamento a Bangkok per conoscere tutti i dettagli del regolamento previsto dall’Ue e allestire un’invasione alimentare che possa ingolosirci. Un segnale chiaro, dettato dal fatto che la Thailandia può vantare circa 20 mila aziende agricole impegnate nella “lavorarazione” degli insetti, che potrebbe essere seguito a breve da molti altri Paesi. A meno che l’Europa non batta un colpo.
Le porte, infatti, sono aperte ma c’è ancora una speranza. L’ultima parola, il regolamento darà i suoi effetti a partire dal 2018, spetta all’Autorità europea per la sicurezza alimentare che sta analizzando i rischi dell’invasione e dovrà autorizzare la commercializzazione di ogni singolo prodotto. Per ora gli esperti scientifici dell’Efsa (da ricordare che l’agenzia è indipendente dalla Commissione) si limitano a dire che mosche, larve della farina, grilli e bachi da seta sono gli insetti «con maggior potenziale d’uso come alimento o mangime nell’Ue». E che molto dipende da come gli stessi insetti vengono nutriti. Insomma, se gli diamo mangimi per i quali esiste una specifica autorizzazione allora i rischi non dovrebbero essere elevati, altrimenti...
Staremo a vedere. Intanto non è possibile sorvolare sulla solita asimmetria. Da un lato i burocrati di Bruxelles mettono in crisi il mercato interno vietando di commercializzare le vongole con un diametro inferiore a 25 millimetri e dall’altro aprono le porte all’invasione delle cavallette asiatiche. Va bene tutto, ma poi non ci lamentiamo se in Europa montano le cosiddette pulsioni populiste. Detto questo, un’altra domanda sorge spontanea: cosa succederà se dovessero arrivare anche gli ultimi via libera? Inizieremo anche noi a mangiare grilli al vapore, scorpioni al sugo e spaghetti alle termiti?
I sondaggi (Coldiretti-Iprmarketing) dicono che solo l’8% degli italiani assaggerebbe gli insetti, mentre il 7% sarebbe curioso di provare che gusto hanno i ragni fritti. Ma attenzione a dare l’invasione per sventata. Perché dopo il via libera alla legge inizierebbe il battage pubblicitario che avrebbe un’unica parola d’ordine: consumo sostenibile. Vuoi mettere il contenuto proteico degli insetti che pare sia superiore e non di poco a quello di una fettina di vitello. E poi vuoi mettere l’acqua e la terra che dobbiamo usare per allevare una mucca e l’acqua e la terra che invece servono per tirare su un verme. Insomma il refrain sarà: certo, la cultura alimentare dell’Occidente ha altre radici, ma se più di due miliardi di persone oggi si nutrono abitualmente con coleotteri, api, formiche, locuste ecc. ci sarà un perché.
È lo stesso ragionamento che probabilmente hanno fatto a Garniga Terme, un paesino di 400 abitanti che si arrampica sul Monte Bondone in Trentino, dove è nato il primo allevamento di grilli a scopi alimentari. Tanto prima o poi, devono aver pensato, si potranno mangiare pure in Italia.