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 2016  ottobre 29 Sabato calendario

Migranti, Orbán attacca l’Italia. Renzi: non siamo il salvadanaio Ue

ROMA Sale il livello di tensione tra Roma e Budapest sulle quote migranti. E diventa guerra di veti incrociati. Ieri a scendere in campo sono stati direttamente i due premier, a più riprese. Viktor Orbán ha alzato i toni dicendo alla radio di voler porre il veto contro il «rospo» delle quote obbligatorie di ripartizione dei migranti nell’Ue e, se necessario, adire la Corte di giustizia dell’Unione Europea per «far causa» alla Commissione di Bruxelles. Una posizione che pare speculare a quella presa da Renzi che, nei giorni scorsi, aveva minacciato di porre il veto sul bilancio europeo se non fosse stata fatta un’adeguata ricollocazione dei migranti. Questione che coinvolge Paesi, come l’Ungheria, che l’hanno rifiutata.
Orbán ha anche detto che Renzi «ha ragione a essere nervoso» perché «l’Italia ha difficoltà di bilancio con un deficit che aumenta, mentre stanno arrivando in massa i migranti, con spese ingenti». Ciò non toglie, ha proseguito, che «l’Italia ha il dovere di adempiere agli obblighi» sulla gestione dei migranti «ma non lo fa». Unica attenuante concessa: «L’Ue non dà una mano in modo sufficiente all’Italia».
Alle accuse del primo ministro ungherese, il premier ha opposto una ferma replica: «Orbán – ha detto – ha una visione non puntuale dell’Italia. Non è vero che il deficit aumenta, diminuisce, non è vero che l’Italia è in difficoltà. È vero invece che non ha gradito quello che ho detto: o l’Ue prende atto dei provvedimenti che l’Ue stessa ha firmato, e quindi l’Ungheria comincia a farsi carico dei migranti, o sai che c’è?, il premier italiano metterà il veto su qualunque bilancio europeo che non contempli uguali oneri e onori».
Il punto sono le quote, e certamente anche il deficit di bilancio. Ma, dice Renzi, contano anche «le regole, i principi, i valori fondanti dell’Europa. E se uno va in Europa a chiedere il rispetto delle regole non è che ci va per fare il Pierino o il Giamburrasca. L’Italia dà 20 miliardi all’Ue e ne recupera 12. Basta fare il salvadanaio dell’Europa se poi non ci sono uguali diritti e doveri».
Orbán però non ci sente. Dice che lui, il suo dovere lo fa spendendo 150 miliardi di fiorini (500 milioni di euro) per la costruzione del muro e i continui pattugliamenti ai confini dell’Ungheria. «Ingiusto considerarci non solidali».
A dare man forte a Renzi, ieri è intervenuto il ministro Angelino Alfano: «Noi stiamo pagando due conti enormi alla comunità internazionale e all’Europa. Il primo è quello dell’instabilità in Libia, l’altro è che stiamo facendo il lavoro per conto di tutti». Da Bratislava il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto: «Ci sono Paesi come l’Italia che stanno facendo un servizio all’Europa, producendo un bene comune, confini sicuri e salvataggio di vite umane».