Libero, 25 ottobre 2016
Il prete nero ha ucciso l’amante
È stato padre Alabi Gratien, meglio conosciuto come padre Graziano. A uccidere Guerrina Piscaglia la donna di 50 anni scomparsa da Ca’ Raffaello (Arezzo) l’1 maggio 2014 e fare sparire il corpo è stato il prete congolese con il quale in passato aveva avuto una relazione. Questo, almeno, è quanto hanno stabilito i giudici che ieri nel processo di primo grado hanno condannato il religioso a 27 anni di carcere accogliendo così la quantificazione della pena richiesta del pm Marco Dioni. Padre Graziano era lì, ad ascoltare la sentenza, ed è rimasto impietrito. Senza parole. Lui che finora aveva sempre avuto un atteggiamento spavaldo, aveva sempre sfidato sguardi e pettegolezzi, si era sempre sentito intoccabile. Lui che era sempre stato sopra le righe.
Fin da quando, nella primavera del 2013, era arrivato da Parigi nella sperduta frazione della campagna di Arezzo come viceparroco con altri due frati congolesi: Faustin e Silvestre. I tre avevano portato entusiasmo e novità in paese, canti e balli. E Guerrina donna semplice con qualche problema di salute e familiare -, che la chiesa la frequentava spesso, ne era rimasta affascinata (secondo la ricostruzione del pubblico ministero la donna si era perdutamente innamorata del frate e il giorno della scomparsa, dopo un litigio innescato dall’attaccamento eccessivo e morboso della donna nei confronti del religioso, lui l’avrebbe strangolata per poi occultare il cadavere). Si era legata e aveva approfondito l’amicizia, tanto da farlo diventare, in pochi mesi, uno di famiglia: il prete si faceva spesso fare da autista dal marito della donna e insegnava a usare il computer al figlio della coppia.
In paese, però, le voci giravano. Si raccontava della passione per l’altro sesso di padre Graziano e una lettera anonima aveva avvertito il vescovo di Arezzo dei sospetti sul prete congolese e sulla sua condotta di dubbia moralità. Ma tutto era passato sotto silenzio. Fin quando, il primo maggio del 2014, Guerrina Piscaglia è sparita nel nulla (all’inizio si era pensato ad un allontanamento volontario) e da alcune mezze confessioni è venuto fuori che la cinquantenne aretina avrebbe detto a Gratien di aspettare un figlio e che quel figlio sarebbe stato proprio del sacerdote. A quel punto erano scattati i primi sospetti. Le verifiche. E dai controlli sui cellulari si era scoperto che dal telefono della donna nell’ultimo anno erano partiti oltre tremila messaggi per il prete. E i sospetti su di lui si sono rafforzati quando dal cellulare di Guerrina (in possesso probabilmente del suo assassino) dieci giorni dopo la scomparsa è partito un sms (con evidenti errori di italiano) per la famiglia con scritto: «Non prendetevela col prete, io sono fuggita per amore». E poi, sempre dal telefono di Guerrina, un altro messaggino a un altro altro sacerdote, amico di Gratin, del quale la donna non aveva posseduto il numero.
Padre Graziano è finito sul registro degli indagati al termine di un primo interrogatorio, il 6 settembre 2015. Per trovare prove di un suo coinvolgimento sono stati effettuati controlli nella canonica, anche con il luminol, sui tabulati telefonici e sul computer. E proprio nel pc sono saltate fuori foto compromettenti di suore nude, a suo dire tutte conosciute in passato e poi frequentate in chat. Non solo. Col passare dei mesi sono emersi altri particolari sulla sua vita privata: due giovani romene (tra queste anche una mendicante di 22 anni) avrebbero raccontato di rapporti sessuali nella sua abitazione a Perugia.
Poi il rinvio a giudizio, il processo e ieri la condanna a 27 anni. «Ora dica dove ha messo il corpo», ha commentato il marito di Guerrina, Mirko Alessandrini.