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 2016  ottobre 27 Giovedì calendario

Barricate da Gorino a Novara. L’Italia che rifiuta l’accoglienza

Altro che «italiani brava gente». Ieri, l’altro ieri, due mesi fa, un anno fa. Passa il tempo ma il leit motiv dell’accoglienza profughi, dalla provincia di Milano a Napoli, è spesso un rifiuto secco e irrevocabile. Seguito dalla giustificazione «non siamo razzisti» e senza distinzioni di colore politico.

A stretto giro di tempo, dopo l’opposizione di Goro e Gorino, in provincia di Ferrara, ieri si è registrato quello di Novara. «La città non accoglierà altri richiedenti asilo – sottolinea il sindaco Alessandro Canelli -. Ospitiamo già 520 profughi, ovvero cinque ogni mille abitanti. Cioè il doppio di Milano e il doppio della quota indicata come ottimale dal ministero. Basta così».
E sempre l’altro ieri in provincia di Livorno, a Cecina Mare, i condomini di un palazzo si sono infuriati contro la decisione dell’Arci di sistemare una decina di profughi in due appartamenti sfitti.

Lo scorso luglio hanno detto «no» anche i comuni di Opera e Cologno, provincia di Milano, a guida leghista. Ad agosto è stata la volta di Luigi Pizzi, sindaco Pdl di Domo, nel Verbano Cuso Ossola: «I profughi sono triplicati in poco più di un anno, la nostra è una città turistica non possiamo più ospitarne». Ma ce n’è anche per il centro sinistra. Come dimenticare infatti il rifiuto della radical chic Capalbio? Lo scorso agosto si è costituito un comitato spontaneo di cittadini per contestare l’arrivo in paese di 50 rifugiati, richiedenti asilo. Restano impresse nella memoria le dichiarazioni del sindaco Luigi Bellumori, eletto con una lista civica ma di area Pd: «Bisogna accogliere, per carità. Ma queste so’ ville. E di gran lusso. Con giardino. Finemente arredate. Nel centro storico». E per difendere la linea del no si è spinto a ribaltare le carte: «Questa non è accoglienza, è ghettizzazione».

Un altro comitato di cittadini si è infuriato, lo scorso gennaio, a Genova nel quartiere Quezzi. «Non siamo razzisti, il quartiere è già ad alto tasso di immigrazione. E non ci fermiamo – spiegavano i cittadini -, la verità è che siamo molto preoccupati. Tanto che alcuni di noi stanno valutando di chiedere ai proprietari delle case dove sono in affitto di ricontrattare i canoni di locazione, visto che la presenza di migranti deprezzerà gli immobili».

Più in là nel tempo, nel luglio 2015, a Bagnoli (Napoli) in meno di 24 ore di «tam tam» su Facebook, 150 cittadini si presentarono all’appello in via Galileo Galilei, per marciare verso la sede della ex base dell’Aeronautica militare, contro l’ipotesi di farne l’hub provinciale per i profughi.

Eppure a volte la fermezza di un sindaco, di un prefetto, fa la differenza. Nel luglio 2015, ad esempio, l’attuale capo della polizia Franco Gabrielli, all’epoca prefetto di Roma, riuscì a imporre la linea decisa dal governo. E, nonostante, le violente proteste dei cittadini, alimentate da frange di estrema destra, garantì l’accoglienza per 19 profughi a Casale San Nicola.