Libero, 26 ottobre 2016
Diciotto box a 2 euro all’ora al parco del sesso della camorra
Cinque euro per due ore, ma la terza costa di meno. È il tariffario del sesso di Napoli, tutto organizzato nei minimi dettagli. In via Galileo Ferraris, zona est della città partenopea, un cartello mette nero su bianco prezzi e costi, sia mai che qualche sprovveduto non abbia capito bene dove si trova. Perché quello non è un normale parcheggio e nemmeno uno abusivo, nossignori: quei diciotto box raffazzonati alla meno peggio non servono a custodire macchine e scooter, proprio per niente. Sono le alcove, più o meno improvvisate, dei clienti delle lucciole del Sud: il via vai, la sera, a due passi dal Ponte dei Francesi, è di quelli impressionanti.
I lotti sono separati da tendine verdi e nere. Dietro le auto si possono appartare senza troppi problemi, gli occhi indiscreti di lì certo non guardano. Anche perché tutto attorno è un insieme di lamiere e lastricati: anche volendo sarebbe impossibile dare una sbirciatina. La serata tipo di quel parcheggio a luci rosse della periferia campana lo racconta fin troppo bene il Corriere del Mezzogiorno, in una corposa inchiesta pubblicata ieri: da quelle parti è un arrivo continuo di macchine, in mezz’ora se ne contano ben quindici a varcare la soglia. Giusto per farsi un’idea.
Il conto del parcheggio spetta alle ragazze, che lo pagano, sull’unghia, subito dopo aver ricevuto quanto concordato dall’accompagnatore di turno. Una sorta di “cresta” sul loro guadagno, targata criminalità organizzata. La richiesta minima è di cinque euro, che moltiplicata per chissà quanti “incontri” a notte fa una cifra considerevole. Nell’ordine delle migliaia di euro al mese, mica bruscolini. Che si tratti di un vero e proprio business è fuori discussione. Fuori dal gabbiotto campeggia addirittura un cartello con scritto “vigilanza”. A buon intenditor.
Solo a Napoli le associazioni che si occupano di monitorare la prostituzione stimano che ci siano, per strada, più di 200 ragazze: ucraine, polacche, africane. Gonna corta e tacchi a spillo. Tra loro spunta qualche minorenne Rom, sul marciapiede non mancano nemmeno i giovani omosessuali. Chiedono dai 30 ai 50 euro per un rapporto completo, incappare in una di loro non è poi così difficile, tant’è che i guadagni sono piuttosto consistenti. Così qualcuno deve aver pensato che si potevano fare affari d’oro nel mercato che non conosce crisi, quello del sesso: e si è inventato quegli spazi della fortuna, quei separè usa e getta che garantiscono agli avventori una sveltina vista mare. Paga la prostituta, i “gestori” si rivolgono direttamente a lei, i clienti non ci perdono niente, l’intimità è garantita.
L’alternativa sarebbe cercare un luogo appartato, il viale di un parco o gli spalti dello stadio San Paolo (altro luogo frequentato dalle belle di notte napoletane). Meglio quei box con le tendine nere di via Ferarris. E se le donne in questione devono pagare il “pizzo” pazienza, è il rischio del mestiere più antico del mondo. Perché mica c’è solo l’affitto di quel posto auto messo assieme in qualche modo, no. Quasi la metà dei proventi delle prostitute in questione finisce alla camorra.
Per capirci: ogni lucciola deve pagare una quota alla cosca, racconta sempre il Corriere del Mezzogiorno, su 50 euro guadagnati 20 se li intasca direttamente la banda. Arrivederci e grazie. Alle ragazze africane va anche peggio, perché loro chiedono “appena” 20 euro a rapporto e una volta pagati i protettori non rimane loro niente, o quasi. Il racket è talmente preciso che, per essere sicuri di non mancare nemmeno una prestazione, alcune prostitute sono costrette a mandare un sms prima di appartarsi, in modo che il magnaccia di riferimento possa tenere il conto. Preciso all’unità. Adesso hanno anche i bordelli per strada. Anzi, i parcheggi.