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 2016  ottobre 26 Mercoledì calendario

I conti di Caprotti. La segretaria Germana eredita 75 milioni

Milano Adesso il quadro del patrimonio lasciato in eredità da Bernardo Caprotti è completo. Almeno secondo quanto emerge dal testamento lasciato dal fondatore di Esselunga con i suoi 152 supermercati, i quasi 8 miliardi di ricavi e gli oltre 22 mila dipendenti. Ieri è infatti emersa l’ultima informazione che mancava per completare la mappa dell’eredità. Oltre alle partecipazioni nella cassaforte di famiglia Supermarkets Italiani che controlla la catena di supermercati, e l’immobiliare Villalta, a ville e appartamenti e alle opere d’arte, Caprotti ha lasciato agli eredi circa 150 milioni di risparmi depositati in due conti titoli, presso Deutsche Bank e Credit Suisse. Una cifra ben più tonda rispetto ai circa 110 ipotizzati al momento della lettura del testamento agli eredi. Di questi, 75 milioni sono destinati a Germana Chiodi, l’assistente di una vita dell’imprenditore, prima come segretaria poi come dirigente, l’unico in azienda a cui Caprotti ha destinato un lascito. Assieme alla sua parte di liquidità la signora Chiodi riceverà due dipinti di fiori di Mario Nuzzi.
La stessa cifra, pari alla metà della somma, andrà invece ai cinque nipoti del patron che avranno così 15 milioni a testa: i due figli del fratello minore Claudio (Fabrizio e Andrea), fondatore negli Anni 60 assieme a Bernardo Caprotti della catena di supermercati, e i tre figli di Giuseppe.
Ieri il curatore testamentario Stefano Tronconi ha infatti completato la documentazione e verificato la consistenza della liquidità dopo gli incontri con le banche custodi dei risparmi del patron e l’ha presentata alla vedova Giuliana Albera e alla figlia Marina Sylvia, eredi universali, oltre agli altri due figli Giuseppe e Violetta, legatari in conto di legittima. Inclusa nelle ultime volontà, appunto, c’è anche Germana Chiodi per oltre 40 anni al fianco dell’imprenditore, prima impiegata poi dirigente chiave del gruppo della distribuzione alimentare.
Adesso la parola passa agli eredi. In particolare a Giuseppe e Violetta, i due figli la cui vita è stata contrassegnata da rapporti burrascosi con il padre e ora destinatari della cosiddetta quota di legittima che include in primo luogo il 15 per cento a testa della società operativa Esselunga e una partecipazione del 22,5% ciascuno della holding immobiliare Villata. Adesso gli avvocati dello studio Erede, arruolati da Violetta (cui potrebbe aggiungersi anche Giuseppe) stanno compiendo una ricognizione del patrimonio citato nel testamento, valutando eventuali beni lasciati fuori dal perimetro. E se i criteri di assegnazione della parte disponibile all’interno e all’esterno della famiglia Caprotti sono stati rispettati.
L’imprenditore ha tuttavia stilato il suo testamento con attenzione meticolosa, tenendo conto del patrimonio complessivo. La volontà – secondo quanto emerge dalle parti – è tuttavia di trovare nel più breve tempo possibile un accordo per garantire stabilità al gruppo e a chi lavora in azienda. Considerato anche il fatto che è all’attenzione il capitolo degli assetti futuri di Esselunga e della vendita per cui è utile il consenso di tutte le parti. La cessione è peraltro indicata dallo stesso pioniere dei supermercati in Italia nel testamento: «È troppo pesante condurla, pesantissimo possederla (...) Occorre trovarle (...) una collocazione internazionale». I pretendenti sono d’altronde alla finestra.

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roprio dietro l’angolo di casa, un enorme cartellone pubblicitario dell’Esselunga. «Dicono l’abbia fatto mettere qui lei...», scherza l’edicolante di fiducia della signora Germana Chiodi, 68 anni, destinataria di un’eredità da capogiro: 75 milioni (scenderanno a 69 una volta pagata l’imposta di successione) che si aggiungono ai 10 milioni ricevuti da Caprotti tra il 2006 e il 2009.

Lui la conosce da quando era piccola, «l’ho vista diventare una super manager». Guai a chiamarla segretaria o assistente, raccontano i vicini. Se l’Esselunga è quel colosso che è lo si deve anche a lei, alter ego di Bernardo Caprotti. Ha iniziato in azienda che non era neanche ventenne e lo ha sempre difeso contro tutti, anche quando ha avuto problemi con i figli. Gli teneva le fila della famiglia, l’imprenditore si fidava ma si davano sempre del «lei». Il suo ruolo in azienda era di peso e organizzava in prima persona anche le battute di caccia di Caprotti nella tenuta di Fubine nel Monferrato. Una volta assunto il ruolo di dirigente, la signora Chiodi ha avuto influenza anche sulla selezione di manager e quadri.

La signora è andata in pensione nel 2008 ma ha ancora un contratto di consulenza e ha sempre passato tutto il tempo in azienda. Alla sera torna a casa tardissimo, racconta chi la conosce. Anche ieri Germana Chiodi era lì. Barricata in una stanza della sede di Pioltello, nella «sua» Esselunga. E finché non ha fatto buio, non è rincasata. Lì, al quartier generale vicino a Milano hanno trovato impiego anche quattro delle sue nipoti, tra l’ufficio legale, marketing e la sicurezza.

Intanto verso le 17 sotto casa, alle spalle della stazione di Lambrate, è arrivata la Vigilanza, che da ieri ha il compito di sorvegliare il palazzo: un piano solo, che lei condivide con la sorella. Sotto c’è il garage privato. Alle 18 arriva una lunga macchina nera. Scendono una ragazza elegante e l’autista, si schiude il portone: sull’uscio una donna che a Germana somiglia molto. Grandi occhiali, capelli scomposti, abito nero, pantofole. Il tempo di un abbraccio, le vengono le lacrime agli occhi. La donna riscappa dentro.

«È una delle tre sorelle — spiega una vicina —. Germana elargisce parecchio ai nipoti e cura molto anche se stessa. Sempre vestiti firmati, palestra la mattina, parrucchiere. Gira con grosse auto aziendali...». Caprotti nel testamento l’ha elogiata: «A lei esprimo la mia immensa gratitudine per lo straordinario aiuto», ha scritto.