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 2016  ottobre 26 Mercoledì calendario

La lettera da Bruxelles che chiede chiarimenti sulla nostra legge di Bilancio, ma contiene giù un giudizio, è arrivata, e anche se a Roma hanno l’aria di far spallucce il tono è molto serio

La lettera da Bruxelles che chiede chiarimenti sulla nostra legge di Bilancio, ma contiene giù un giudizio, è arrivata, e anche se a Roma hanno l’aria di far spallucce il tono è molto serio. Scrivono i due commissari - il francese Pierre Moscovici e il lettone Valdis Dombrovskis - che «un esame preliminare del documento programmatico per il bilancio 2017 suggerisce che il cambiamento, ricalcolato secondo la metodologia comunemente accolta, è negativo e molto al di sotto dello 0,6% del Pil o oltre raccomandato dal Consiglio il 12 luglio scorso». È un linguaggio oscuro, ma che significa questo: il governo italiano si accinge a spendere troppo e a risparmiare poco. I due aggiungono: l’Italia «ha beneficiato di flessibilità significativa sotto le regole del patto di stabilità sia nel 2015 che nel 2016 e parte di questa flessibilità era stata concessa a una serie di condizioni: usare tali margini per aumentare gli investimenti, progredire con l’agenda di riforme strutturali, presentare piani credibili per riprendere l’aggiustamento dal 2017». Ancora: «Sulla base di una visione comune, il governo italiano si è impegnato con la sua lettera del 17 maggio 2016 a riprendere il percorso di aggiustamento nel 2017 assicurando la compatibilità con le prescrizioni della parte preventiva del patto di stabilità». Cioè: l’Italia si era impegnata a migliorare i suoi conti pubblici «strutturalmente», vale a dire a individuare tagli e risparmi permanenti che dovevano accompagnarsi a investimenti per uno sviluppo duraturo. Invece «il cambiamento previsto nel bilancio strutturale del 2017, ricalcolato secondo la metodologia concordata, è negativo: si passa da un deficit strutturale al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum dell’1,2% nel 2016 all’1,6%». Come si diceva prima: spendiamo troppo ed episodicamente (cioè con fini elettoralistici) e risparmiamo poco o niente.

E adesso?
Per ora non succede niente. Lettere di chiarimento sono state spedite ad altri sette paesi. La legge di Bilancio peraltro non è ancora stata scritta, e sia la Commissione di Bruxelles che i giornali hanno ragionato intorno a un documento preliminare illustrato dal nostro premier in conferenza stampa. È possibile che il testo della legge di Bilancio venga corretto prima di mercvoledì, quando sarà presentato. Il decreto fiscale, pubblicato in Gazzetta, ha già un tono diverso.

Renzi sembra però deciso a non cambiare niente.

Vedremo. Ieri ha detto: «Il governo Monti ha stabilito che diamo 20 miliardi e ne riceviamo 12, ma se Ungheria e Slovacchia ci fanno la morale sui nostri soldi e poi non ci danno una mano sui migranti non va bene»; «Il problema sono l’emergenza migranti e il surplus tedesco»; «La manovra non cambia. L’idea che l’Italia rischi una procedura d’infrazione per la sua legge di bilancio è suggestiva», cioè, sarcasticamente, «assurda». Padoan ha appreso della lettera, che è arrivata ieri sera mentre si trovava a Politics, il programma di Gianluca Semprini. Ha detto: «La lettera di richiesta di chiarimenti è arrivata, è assolutamente normale per noi come per molti Paesi che l’hanno ricevuta, si concentra su alcuni aspetti della manovra, le spese per il terremoto e per la pressione dei migranti. Sui migranti voglio ricordare che l’Italia spende soldi propri per difendere i confini dell’Europa».

Che cosa dovremmo fare per accontentarli?

A causa del nostro debito, il nostro rapporto deficit/Pil non può stare nel canonico 3% fissato a Maastricht. L’Europa ci aveva imposto l’1,8, poi, dopo il terremoto di Amatrice, aveva ammesso un 2,2. Renzi s’è spinto fino a un 2,3.

E fanno tutte queste storie per un misero 0,1%?

Ci sono troppe spese una tantum e troppe coperture dubbie. È chiaro l’intento elettoralistico della manovra, che hanno colto bene anche a Bruxelles. Infatti Renzi gioca duro a sua volta perché sa che in Europa hanno il terrore di una vittoria del No al referendum.

Che cosa comporta l’eventuale procedura d’infrazione?

Se scatterà, scatterà in primavera, quando del referendum avremo anche perso il ricordo. Si tratta in definitiva di un controllo più stretto sui nostri conti. Ma certamente una vittoria del Sì, rafforzando Renzi, renderebbe meno arcigni anche i commissari. Del resto sono spaccati anche a Bruxelles, tra falchi e flessibilisti. Proprio Moscovici, uno dei due firmatari della lettera, è entrato in forte polemica con il ministro delle Finanze tedesco, secondo il quale le manovre di Bilancio dei vari Paesi dovrebbero andare al vaglio dell’Esm. «No alla valutazione dei bilanci nazionali da parte di un’istituzione tecnocratica come l’Esm perché porta più burocrazia e meno democrazia. Le regole devono essere una bussola, e non un totem. Credo alla serietà di bilancio, rifiuto ogni feticismo», ha detto. Parole che lo collocano di fatto a fianco del nostro premier. Renzi nonostante tutto ha buone carte da giocare. E lo sa.