Corriere della Sera, 25 ottobre 2016
Cosa succede al nostro pianeta?
1 Quali sono le cause del riscaldamento globale?
Ci sono due fattori che lo provocano. Uno è naturale e dipendente da aspetti astronomici. Nella storia della Terra le tracce trovate nei ghiacci hanno rivelato altri periodi di riscaldamento atmosferico. Ma quello che stiamo subendo è diverso perché manifesta una velocissima accelerazione, incomparabile con i dati storici. Dalla rivoluzione industriale la temperatura media è aumentata di un grado e un altro grado è previsto entro la fine del secolo. Ciò è conseguenza delle attività umane (produzioni, trasporti e altre fonti anche domestiche) con l’immissione nell’atmosfera di una dose di gas serra, dalla CO 2 a vari gas, superiore a quella che può essere assorbita dai normali cicli del pianeta, ad esempio dagli oceani.
2 Che cosa si è fatto politicamente per affrontarlo?
Dopo la scoperta del problema a partire dal 1992 i capi di Stato si sono riuniti nei summit per l’ambiente. E dopo il primo a Rio de Janeiro ne sono stati organizzati altri venti arrivando al XXI di Parigi alla fine dell’anno scorso. A Kyoto nel 1997 è stato raggiunto uno storico accordo, «arrivando ad abolire i Cfc (clorofluorocarburi) che danneggia l’ozono ed ora al summit in Ruanda un altro passo importante mettendo al bando gli Hfc (gas contenenti idrofluorocarburi) che ritroviamo anche nei condizionatori», dice Carlo Carraro vicepresidente dell’Ipcc, l’organismo dell’Onu sui cambiamenti climatici.
3 Cosa bisogna fare per evitare il peggio?
A Parigi si è stabilito un taglio dei gas serra per il 2030 del 40% rispetto al 1990 per l’Europa e 28% per gli Stati Uniti. «Ma questo provvedimento non basta – continua Carraro – perché le misure adottate ci porteranno a un aumento di temperatura tra 2,7 e 3 gradi invece dei 2 stabiliti a Parigi. Per arrivare a questo occorre un taglio dell’80% entro il 2050». L’obiettivo sarebbe raggiungibile tagliando le emissioni e con una elettrificazione della produzione industriale, dei trasporti e delle case. Questa via è percorribile o con il ricorso all’energia nucleare o impiegando le rinnovabili.
4 Il clima diffonde nuove malattie?
Sì. Il riscaldamento climatico altera le condizioni di salute. Secondo l’Atlante della salute e del clima dell’Organizzazione mondiale della sanità si registra un aumento delle malattie respiratorie e una crescita di focolai infettivi e delle allergie. Le alte temperature sono un clima favorevole alla propagazione di batteri e virus e delle specie invasive che sono dei veicoli. I rischi aumentano con la repentinità del cambiamento climatico. La mortalità precoce cresce a seguito degli eventi meteorologici estremi come cicloni, inondazioni e siccità. Le alluvioni generano terreno fertile per la diffusione di malaria, meningite, dengue, diarrea.
5 Cosa cambia in Italia?
Anche da noi le conseguenze del cambiamento climatico sono evidenti. «Oltre ai fenomeni meteorologici estremi – precisa Carraro – si registra una maggiore siccità nelle regioni centrali e del Sud. La produttività agricola è in media diminuita, la coltivazione della vite si sposta sempre più a Nord. I ghiacciai alpini sono pesantemente ridotti, il turismo invernale ne risente soprattutto nella stagione sciistica: sono tutti segni che dimostrano un processo in corso da affrontare».
6 Che cosa può fare il singolo cittadino?
Nei trasporti dobbiamo impiegare veicoli elettrici. In casa e in fabbrica si possono introdurre dei criteri di maggiore efficienza energetica, eliminando gli sprechi. Gli edifici – ad esempio – possono essere meno avidi di energia isolati opportunamente. C’è una fase di passaggio nella quale usare il gas quando non ci sono energie rinnovabili come sole e vento in attesa della loro completa disponibilità grazie a batterie per accumulare l’energia prodotta. Già ora la Tesla produce batterie efficaci per uso domestico e le auto.
7 Ci si può adattare al cambiamento climatico?
«Il cambiamento climatico è una preziosa opportunità – sottolinea Carlo Carraro —. Si devono ripensare il modo di concepire le nostre infrastrutture come strade, aeroporti e case. E questo si traduce in una grande occasione per l’economia. In Olanda in previsione dell’aumento del livello del mare stanno già intervenendo realizzando ad esempio colline sotto le quali insediano linee ferroviarie e altri impianti necessari alla vita civile».