la Repubblica, 24 ottobre 2016
Il 3 stelle vista stadio dei baby fenomeni
MILANO SE la parola convitto evoca i severi collegi ottocenteschi, ben altro scenario suggeriscono i turisti sotto la pioggia d’autunno, all’ingresso del moderno hotel a tre stelle con vista San Siro. Su un piano del loro stesso albergo, adibito appunto a convitto calcistico, abitano i due attuali prodigi del Milan, consacrati dalla vittoria sulla Juve: il diciassettenne Donnarumma, già avvezzo alle prime pagine, e il diciottenne Locatelli, che se l’è prese con due gol di incontestabile bellezza nelle ultime due partite al Meazza.
L’Istituto Luce, 1961, immortalò l’allora minorenne Rivera: stop di petto, palleggio e destro. Dovevano passare 55 anni, prima che un altro giovanissimo in maglia rossonera segnasse alla Juventus. Meritare l’illustre paragone sta adesso soltanto a Locatelli, che la mattina si sveglia con lo stadio davanti agli occhi e per toccarlo attraversa la strada. La casa dei ragazzi fuori sede – soprattutto dei portieri, come il napoletano Donnarumma e il cremasco Plizzari già in prima squadra – invoglia a parlare di calcio, a cena o davanti alla tivù. Ma i tutor del club, sempre presenti in loco, vigilano sul rischio monotematico, nonché sull’opposto pericolo della Milano tentacolare: sì alla libera uscita, no alle ore piccole.Garantisce Filippo Galli, responsabile della preziosa filiera, che la generazione d’oro non è incline agli eccessi, né ostaggio di Playstation e affini: «Merito delle famiglie, presenti e attente, ma mai invadenti». Il prototipo è quella di Manuel Locatelli: il padre Emanuele, suo primo allenatore all’oratorio di Pescate, e la mamma Simona hanno educato i figli a sport e studio. La maggiore, Martina, è laureata in Lingue. Il secondogenito Mattia è attaccante dell’Inveruno in serie D, senza accantonare i libri. Manuel si è diplomato ragioniere a giugno e l’altro esame di maturità l’ha superato con Montella.
Così al concittadino di Adriano Celentano – che ha villa a Galbiate, il paese in cui Locatelli torna appena può, come ieri dopo la trionfale serata di sabato – sono arrivati ventiquattromila baci dal popolo milanista dei social. «Piedi per terra, non ho fatto ancora niente». In realtà è già entrato nell’olimpo degli sportivi lecchesi: l’alpinista Riccardo Cassin e i Ragni di Lecco, lo schermidore Edoardo Mangiarotti, i canottieri Moioli- Morille-Faggi-Invernizzi, il canoista Antonio Rossi. Da Galbiate lo portò all’Atalanta il mitico Maestro Bonifacio, già scopritore di Donadoni, e mai approdo al Milan (da undicenne) parve più naturale. Oggi la squadra più vecchia è diventata la più giovane: ha in rosa sette prodotti delle giovanili (Abate, Antonelli, De Sciglio, Donnarumma, Calabria, Locatelli, Plizzari): una cantera stile Barcellona che non teme la norma sull’obbligo dei calciatori allevati in casa. È anche un bel risparmio: il monte ingaggi è sceso a 80 milioni. E non è scontato che i nuovi acquirenti cinesi, a gennaio, facciano shopping: la priorità è trattenere i giovani campioni.