La Stampa, 23 ottobre 2016
«Nelle mie 1745 cravatte sponsorizzate il mondo si racconta»
L’ultima arrivata, a strisce trasversali azzurre e celesti, è marchiata Università di Riverside, California. La più antica è quella dell’Associazione nazionale combattenti e reduci, su cui spicca un elmetto della Prima guerra mondiale. Risale agli Anni 30, ha il nodo fisso con l’elastico.
Pippo Sacco, 71 anni, ex funzionario dell’Ufficio patrimonio del Comune di Asti, appassionato di storia locale e vicepresidente della Società di studi astesi, è un collezionista di cravatte. Tre decenni di passione e ricerche, raccolti ordinatamente in vetrinette a muro e particolari attaccapanni. Ce ne sono 1745 da 44 Paesi, schedate per data e categoria, con tanto di nome del «donatore». Non sono però normali cravatte, sono sponsorizzate, confezionate per aziende, corpi militari, squadre sportive, enti o per celebrare eventi come le Olimpiadi. «Ho iniziato per caso – racconta Sacco -. Un amico, il conte Ottavio Riccadonna, mi regalò la cravatta della casa vinicola: era raffinata, blu con gli aquilotti oro. Qualche mese dopo un cugino mi ha portato quella della Federazione gioco calcio. Ho cominciato ad appassionarmi». Gli esemplari sono quasi tutti su sfondo blu, se si escludono quelle coloratissime delle pastiglie Leone, della Lego con i pezzettini colorati e della Swatch con tante pecorelle.
C’è poi il pezzo unico per i 100 anni della Novi Cioccolato e quella della Ferrero con il barattolo di Nutella che è rimasta un prototipo. Non mancano le squadre di calcio, dal Boca Junior al Manchester United e al Bayern Monaco. I modelli arrivano da ogni parte del mondo: c’è la cravatta delle Olimpiadi (invernali) del Giappone e di Atlanta, quella del Twirling Canada, della festa di Halloween in Massachussets. «Le ho trovate durante i miei viaggi – racconta Sacco -. Non mi è quasi mai successo di pagarle, le baratto con bottiglie di vino». Gli aneddoti si rincorrono. «Uno degli scambi più veloci è stato quello con un casellante dell’autostrada. Mi trovavo sulla Milano Laghi. Ho provato a chiedere, il tempo di pagare, lui se l’è sfilata e ho tirato fuori la bottiglia. Stessa trafila in aereo con un pilota e con il direttore di una catena d’alberghi di Monaco e con la signorina delle visite guidate di Londra». È riuscito perfino a smuovere lo chef Gualtiero Marchesi: «Avevo adocchiato la cravatta per i 30 anni di attività. Gli ho scritto, mi è arrivata il giorno del mio compleanno». Delle sue cravatte Sacco è geloso. Le indossa solo due, tre volte all’anno, in occasione di particolari ricorrenze.