La Stampa, 23 ottobre 2016
Una camera oscura ambulante e il ritratto è come quello dei nonni
Perdutamente innamorato di una camera oscura. Dell’incertezza che accompagna gli istanti sospesi in attesa che, sulla carta bianca immersa negli acidi, ’immagine acquisti nitidezza. Un colpo di fulmine che ha trasformato Nicolas Boria, 32 anni di Lione, da ricercatore in Informatica a fotografo ambulante. Con un banco ottico dei primi del ‘900 e una valigia di cuoio, attrezzata per lo sviluppo, gira mercatini e fiere del torinese e scatta ritratti, rigorosamente in bianco e nero. Hanno il sapore e il fascino di certi album di famiglia, un po’ sbiaditi dal tempo.
In città è arrivato cinque anni fa grazie a una borsa del Politecnico, ma la carriera accademica è durata poco: «A Parigi avevo frequentato un laboratorio, ho acquistato la prima reflex e cominciato a lavorare in analogico su fotografie d’arte e paesaggi– racconta -. La passione mi è rimasta dentro, soprattutto quando ho capito che farlo per strada è un modo meraviglioso per entrare in relazione con le altre persone». Che sono incuriosite per forza, da quella innata aria un po’ retrò, enfatizzata dal look, e da un set che ricostruisce un vecchio salotto. Ma soprattutto dal banco ottico centenario scovato al Balon, il grande mercato dell’antiquariato dove lo si trova spesso. Quelli che per altri sono elementi d’arredo, per lui diventano strumenti del mestiere: «L’apparecchio è solo un soffietto vuoto, ma mi sono reso conto che più vai indietro e più sei libero, perché tutto ciò che non fa la macchina lo decidi tu». La carta dove una volta c’era la lastra di vetro, il cappello a chiudere la luce. È fotografia «lenta»: quel tempo incerto, fra lo scatto e il risultato finale, è la sua vera soddisfazione.
Poco più di un anno fa l’idea che ha dato l’impulso decisivo alla voglia di farne una professione. Le prove generali a casa con gli amici: la galleria di ritratti che ne è uscita, lunare e poetica nei suoi contrasti, lo ha convinto e adesso non perde un appuntamento. Fra i banchi di oggetti d’epoca e abbigliamento «vintage» sistema tappeto, paravento, un lume e una poltrona: vicoli e piazzette si trasformano in un set.
Per farsi fare un ritratto l’offerta è libera: «Il suo prezzo sarebbe fra i 15 e i 20 euro, buono per chi se ne intende, si stupiscono i giovani, abituati ad avere scatti immediati, e gratis». Fra i più entusiasti coppie di fidanzati e gruppi di amici. Tanti si fermano, qualcuno si convince subito, molti promettono che torneranno, magari vestiti per l’occasione: «Come due ragazzi che sono davvero venuti a cercarmi dopo essersi procurati abiti perfetti, avevano persino le cappelliere».
Nicolas divide lo studio, tappezzato di stampe degli altri suoi lavori artistici, con una pittrice che riempie le tele solo di colori vivaci, che lui invece non utilizza mai: «Scatto in bianco e nero per gusto. Poi mi piace sperimentare con acidi e spugne, sono un autodidatta e forzo le regole per imprimere il mio tocco, alla base c’è sempre una spinta emotiva». Coltiva il progetto di portare la sua camera oscura ambulante fuori dal Piemonte. Un reportage d’epoca a costo zero, scambiando immagini con ciò che gli serve per il viaggio. La meta è già in mente: «Pensa che bei ritratti potrei fare in Puglia».