Libero, 21 ottobre 2016
Donne, in miniera!
Amiche delle quote rosa, è festa: il colosso minerario Bhp (Australia) vuole favorire la parità tra generi e ha detto che assumerà 21mila donne entro il 2025. Finalmente verrà abbattuto il muro di maschilismo (sessismo, machismo, a scelta) che impediva l’accesso a una professione secolarmente colonizzata dalla lobby maschile: lavorare in miniera, farsi un mazzo così a picconare nelle cave e nel sottosuolo, la stessa discriminazione che accoglieva solo maschi tra i sette nani (con qualche sospetto su Cucciolo) e che costringeva Biancaneve a casa a cucinare. Sino a oggi le donne avevano raggiunto una parità di presenza, se non superato gli uomini, soltanto in professionalità usuranti come magistratura, avvocatura, medicina e, con l’aiuto delle quote rosa, anche in politica e nei consigli di amministrazione delle società di Borsa: ma il corservatorismo maschile sbarrava i cancelli nei cantieri, nelle fonderie, nei pozzi petroliferi e appunto nelle miniere, anche grazie ad antiquate leggi che le «proteggevano» assieme ai bambini. Certo, la strada è ancora lunga, mancano all’ appello quote rosa che reclamino presenze femminili tra gli operai edili e metallurgici, tra gli addetti alle trivellazioni e soprattutto tra i tagliaboschi. Ma la strada è segnata: c’è da invertire la sessuofobica percentuale che in Italia, per esempio, vede prevalere gli uomini nel 97 per cento dei casi. Dei morti sul lavoro.