ItaliaOggi, 21 ottobre 2016
Scoppia la guerra dell’imballaggio. Riciclato o riusato, il packaging importante per vendere
La guerra dell’imballaggio. È quella tra i riciclatori e i riusatori. I primi vogliono che si utilizzino solo materiali che possano essere nuovamente adoperati e quindi senza residui dannosi per l’ambiente, i secondi sostengono che invece il top per l’ecologia è recuperare e usare di nuovo.
La contesa investe in primo luogo la plastica: demonizzata dai riciclatori, osannata dai riusatori.
Sui due fronti vi sono due consorzi, Eurepack, fondato nel 2010 a Milano con lo scopo di promuovere la diffusione degli imballaggi riutilizzabili in sostituzione di quelli a perdere, e Conai, nato con il decreto Ronchi del 1997 e al quale devono aderire tutti i produttori di imballaggi. Quest’ultimo è molto attivo nel promozionare il riciclo e quindi è contestato da quelli di Eurepack, che pur vi devono per legge far parte e pagare il relativo obolo.
Dice Carlo Milanoli, presidente di Eurepack: «I contenitori di plastica riutilizzabili riducono sensibilmente gli effetti negativi sull’ambiente, la struttura compatta a minimo ingombro delle casse permette infatti di risparmiare viaggi ai camion che le trasportano, oltre ad assicurare un abbassamento dei costi di trasporto e dei tempi di consegna. Il Fraunhofer Institut, in collaborazione con l’università di Stoccarda, ha calcolato in oltre 100 mila tonnellate la minor emissione di anidride carbonica in atmosfera ogni anno conseguente alla sostituzione di 300 milioni di cassette a perdere con altrettanti cicli di riutilizzo delle cassette in plastica, oltre alla riduzione di rifiuti stimabile in 150 mila tonnellate in meno all’anno.
Non ci sono altri materiali che possiedono le stesse proprietà della plastica in termini di flessibilità, leggerezza e convenienza. Il metallo ha bisogno di quantità elevate di energia per creare e riciclare, mentre il legno e il cartone hanno bisogno di essere sostituiti più spesso».
Aggiunge Daniel Dayan, presidente e amministratore delegato di Linpac, uno dei grandi produttori di imballaggi in plastica: «È troppo facile etichettare la plastica come il cattivo che danneggia l’ambiente. In realtà gli imballaggi in plastica sono il modo più sostenibile per conservare e proteggere la maggior parte della merce alimentare. Per esempio, le società che non possiedono imballaggi sofisticati perdono solitamente metà del loro cibo prima che questo raggiunga i consumatori».
I riutilizzatori ricorrono anche alla promozione e al marketing: «Riteniamo», aggiunge Milanoli, «che anche i consumatori debbano essere consapevoli dell’importanza e del ruolo green degli imballaggi di plastica».
Così stanno partendo campagne di sensibilizzazione, coordinate dalla milanese Sound Public Relations, sostenendo che il packaging di plastica riutilizzabile ha pure più appeal sul consumatore.
In ogni caso la diatriba ha ridestato l’interesse sull’importanza del packaging nella vendita. Dice Dario Tana, esperto di marketing: «Ricordiamoci che l’unico collegamento fisico fra chi produce e il cliente è spesso proprio il packaging, in grado di trasmettere importanti sensazioni agli acquirenti».
Sull’altro fronte ribatte il direttore del Conai, Walter Facciotto: «Siamo stati i precursori dell’economia circolare già alla fine degli anni Novanta.
Avevamo compreso il valore del recupero e del riciclo. I rifiuti sono una risorsa e l’Italia, per quando riguarda il riciclo dei rifiuti di imballaggi, si trova al secondo posto in Europa dietro alla Germania. Quasi la metà delle imprese italiane utilizza imballaggi (vetro, plastica, carta e cartone, legno, alluminio e acciaio) composti integralmente da materiale proveniente dal riciclo. La cosiddetta materia «prima seconda» non è più una soluzione di ripiego o di scarso valore. Nel 2015 i quantitativi di imballaggi avviati a riciclo sono stati pari a oltre 8,2 milioni di tonnellate e nel 2018 il tasso di riciclo salirà al 68,7% (dal 66% attuale), mentre circa l’11,8% sarà avviato al recupero energetico».
Oltre a campagne pubblicitarie pro riciclo e a una propria web tv (ConaiInforma) con tanto di telegiornale, il Conai punta sulle scuole: «Si chiama Riciclo di Classe l’iniziativa per le scuole», aggiunge Facciotto, «realizzata in collaborazione col Corriere della Sera. Si rivolge alle scuole primarie sull’intero territorio nazionale, e si propone di sostenere l’educazione alla corretta separazione dei rifiuti di imballaggio e al riciclo».
La produzione di imballaggi in Italia è stata lo scorso anno di 14.589 tonnellate con un fatturato di 30 miliardi di euro.